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Revoca confisca: inammissibile ricorso generico

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per la revoca confisca di un immobile. I ricorrenti avevano contestato solo parzialmente i presupposti della misura di prevenzione, basandosi su una pronuncia della Corte Costituzionale. La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso generico e infondato, sottolineando che la pericolosità sociale originaria si fondava su più elementi, inclusa l’incapacità di giustificare la provenienza lecita dei fondi usati per l’acquisto del bene, aspetto non contestato dagli appellanti.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca Confisca: Perché un Ricorso Generico è Destinato al Fallimento

La richiesta di revoca confisca di un bene è un percorso legale complesso che richiede argomentazioni precise e complete. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 26807/2025) offre un chiaro esempio di come la genericità di un ricorso possa condurlo a una declaratoria di inammissibilità, anche quando si invocano importanti precedenti giurisprudenziali. Analizziamo il caso per comprendere le ragioni della decisione e le lezioni pratiche che se ne possono trarre.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Revoca della Confisca

Tre persone proponevano ricorso avverso un decreto della Corte di Appello di L’Aquila che aveva respinto la loro istanza di revoca della confisca di un immobile. La misura di prevenzione patrimoniale era stata originariamente disposta dal Tribunale di Pescara sulla base di un giudizio di pericolosità sociale nei confronti di due dei ricorrenti. Tale pericolosità era stata ritenuta sussistente non solo ai sensi della lettera a) dell’art. 1 del d.lgs. 159/2011, ma anche della lettera b), che riguarda coloro che vivono abitualmente con i proventi di attività delittuose.

L’Appello e le Argomentazioni dei Ricorrenti

I ricorrenti, nel loro ricorso per cassazione, sostenevano che la Corte di Appello avrebbe dovuto revocare la confisca. A supporto della loro tesi, richiamavano una decisione della Corte Costituzionale (n. 24/2019) che aveva dichiarato l’illegittimità di una parte della normativa sulla pericolosità generica. Inoltre, citavano una precedente sentenza della Cassazione che, in un procedimento connesso, aveva portato a una revoca.

Tuttavia, le loro argomentazioni si concentravano esclusivamente sulla presunta illegittimità della misura basata sulla lettera a), trascurando completamente il fatto che la pericolosità sociale era stata affermata anche sulla base della lettera b).

La Decisione della Cassazione e la Revoca Confisca

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, definendoli ‘manifestamente infondati’ e ‘del tutto genericamente proposti’. La decisione si fonda su un principio cardine del diritto processuale: un motivo di ricorso è generico quando non si confronta specificamente con tutte le ragioni che sorreggono la decisione impugnata.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte ha evidenziato due punti cruciali. In primo luogo, il provvedimento originario del Tribunale di Pescara aveva basato il giudizio di pericolosità su due distinti presupposti normativi (lett. a e lett. b dell’art. 1, d.lgs. 159/2011). I ricorrenti avevano contestato solo il primo, ignorando il secondo, che da solo era sufficiente a sostenere la misura.

In secondo luogo, e in maniera decisiva, la Corte di Appello aveva rilevato l’assenza totale di redditi leciti da parte dei soggetti per l’intero periodo monitorato, a fronte della necessità di giustificare la disponibilità di 50.000 euro per l’acquisto dell’immobile. Questa sproporzione non era stata in alcun modo contestata nel ricorso, rendendolo carente su un punto fondamentale per la revoca confisca.

Le Conclusioni: L’Importanza di un Ricorso Specifico

Questa sentenza ribadisce che per ottenere la revoca di una misura di prevenzione patrimoniale non è sufficiente appellarsi a principi generali o a precedenti giurisprudenziali, seppur pertinenti. È indispensabile che il ricorso affronti e smonti, punto per punto, tutte le argomentazioni logico-giuridiche poste a fondamento del provvedimento impugnato. La mancata contestazione di uno dei pilastri su cui si regge la decisione la rende inattaccabile, condannando l’impugnazione all’inammissibilità per genericità. La prova della lecita provenienza dei beni resta, pertanto, l’elemento centrale in ogni procedimento volto a contrastare una confisca di prevenzione.

È sufficiente contestare uno solo dei motivi di pericolosità sociale per ottenere la revoca di una confisca di prevenzione?
No, la sentenza chiarisce che se la misura di prevenzione si basa su più presupposti di pericolosità (in questo caso, sia la pericolosità generica di cui alla lett. a, sia quella legata ai proventi di attività illecite di cui alla lett. b), il ricorso deve contestarli tutti. Ometterne uno rende il ricorso generico e quindi inammissibile.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto irrilevante la precedente sentenza citata dai ricorrenti?
La Corte ha ritenuto la sentenza precedente irrilevante perché, oltre a non essere stata allegata agli atti del giudizio di appello, riguardava soggetti e un immobile diversi da quelli oggetto del procedimento in esame.

Quale importanza ha la prova della provenienza lecita dei fondi per l’acquisto di un bene in un procedimento di confisca?
È di fondamentale importanza. La Corte ha confermato che l’assenza di qualsiasi reddito da lavoro lecito per giustificare la disponibilità di una somma significativa (in questo caso 50.000 euro) per l’acquisto dell’immobile è un elemento chiave che, se non contestato, giustifica da solo il mantenimento della confisca.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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