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Revoca condanna: nullo il rigetto senza udienza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1294/2024, ha annullato un’ordinanza di rigetto emessa ‘de plano’ (senza udienza) dal Tribunale di Asti. La richiesta di revoca condanna, basata su una modifica legislativa che rendeva il reato di truffa procedibile a querela, era stata respinta nel merito senza consentire il contraddittorio tra le parti. La Suprema Corte ha stabilito che tale procedura è illegittima e integra una nullità assoluta, rinviando gli atti al Tribunale per un nuovo giudizio nel rispetto del diritto di difesa.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca Condanna: La Cassazione Sancisce la Nullità del Rigetto “De Plano”

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 1294/2024) riafferma un principio cardine della procedura penale: il diritto al contraddittorio. La Corte ha stabilito che un’istanza di revoca condanna, presentata in fase esecutiva a seguito di modifiche legislative favorevoli, non può essere rigettata nel merito senza la celebrazione di un’udienza. La decisione presa de plano, ovvero basata solo sugli atti, costituisce una nullità assoluta insanabile.

Il Fatto: Una Richiesta di Revoca Dopo la Riforma Cartabia

Il caso nasce dal ricorso di un individuo condannato in via definitiva per il reato di truffa aggravata ai sensi dell’art. 61 n. 7 c.p. (danno patrimoniale di rilevante gravità). Durante il processo di merito, la parte offesa aveva rimesso la querela, ma il procedimento era proseguito d’ufficio, come previsto dalla legge all’epoca dei fatti per quella specifica aggravante.

Successivamente, il D.Lgs. n. 150/2022 (c.d. Riforma Cartabia) ha modificato il regime di procedibilità del delitto di truffa, eliminando l’aggravante del danno di rilevante gravità dalle ipotesi che consentivano la procedibilità d’ufficio. Sulla base di questa modifica normativa, il condannato ha presentato un’istanza al Tribunale competente per l’esecuzione, chiedendo la revoca della sentenza di condanna ai sensi dell’art. 673 c.p.p. per abolizione del reato, o quantomeno la declaratoria di cessazione degli effetti penali.

La Decisione del Tribunale e i Motivi del Ricorso

Il Tribunale di Asti, investito della questione, ha rigettato l’istanza con un provvedimento emesso de plano, senza fissare alcuna udienza e senza notificare alcunché alle parti. La motivazione del rigetto si basava sulla convinzione che la nuova normativa non potesse incidere su un giudicato già formatosi.

Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, lamentando tre violazioni principali:
1. Errore procedurale: La violazione dell’art. 666 c.p.p. per l’omessa celebrazione dell’udienza in camera di consiglio, che ha impedito l’esercizio del diritto di difesa.
2. Violazione di legge sostanziale: L’errata interpretazione dell’art. 2 c.p., che impone l’applicazione retroattiva della legge più favorevole anche in fase esecutiva.
3. Difetto di motivazione: La mancata pronuncia sulla cessazione degli effetti penali della condanna.

L’Importanza del Contraddittorio per la Revoca Condanna

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo assorbente rispetto a tutti gli altri. Questo significa che l’errore procedurale era così grave da rendere superfluo l’esame delle questioni di merito. I giudici hanno chiarito un punto fondamentale del procedimento di esecuzione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ribadito che la procedura de plano è un’eccezione, consentita solo per valutare l’ammissibilità di una richiesta e non per deciderne il merito. Quando un giudice dell’esecuzione deve valutare se revocare una sentenza di condanna per una sopravvenuta abolitio criminis o, come in questo caso, per una modifica del regime di procedibilità, non può negare alle parti il diritto di discutere la questione in un’udienza dedicata. L’omessa fissazione dell’udienza e la conseguente mancata notifica alle parti integrano una violazione del contraddittorio, sanzionata con la nullità assoluta e insanabile ai sensi dell’art. 179 c.p.p. Il provvedimento impugnato, essendo affetto da tale vizio, doveva essere annullato.

Le Conclusioni

Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Tribunale di Asti e ha rinviato il caso allo stesso Tribunale per un nuovo giudizio. Questa volta, il giudice dovrà obbligatoriamente fissare un’udienza in camera di consiglio, consentendo alla difesa e al Pubblico Ministero di esporre le proprie argomentazioni prima di prendere una decisione nel merito. La sentenza rappresenta un importante monito sull’intangibilità del diritto di difesa, anche nella fase, spesso considerata residuale, dell’esecuzione della pena.

Un giudice può rigettare una richiesta di revoca della condanna senza fissare un’udienza?
No. Secondo la Corte di Cassazione, quando il rigetto si basa su motivi di merito e non su una mera inammissibilità della richiesta, il giudice dell’esecuzione deve obbligatoriamente fissare un’udienza in camera di consiglio secondo la procedura prevista dall’art. 666 c.p.p., per garantire il contraddittorio tra le parti.

Qual è la conseguenza se il giudice decide “de plano” violando il diritto al contraddittorio?
La decisione è affetta da nullità assoluta e insanabile, come previsto dall’art. 179 del codice di procedura penale. Di conseguenza, il provvedimento deve essere annullato con rinvio a un nuovo giudice per una corretta celebrazione del giudizio.

La modifica delle condizioni di procedibilità di un reato (da d’ufficio a querela) può applicarsi a una condanna già definitiva?
La sentenza non decide questa questione nel merito, ma si concentra sull’errore procedurale. Tuttavia, annullando la decisione e rinviando per un nuovo giudizio, la Corte implicitamente afferma che la questione è meritevole di essere discussa in un’udienza, lasciando al giudice del rinvio il compito di pronunciarsi su questo specifico punto dopo aver ascoltato le parti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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