LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Revoca affidamento terapeutico: quando è legittima?

La Corte di Cassazione ha confermato la legittimità della revoca dell’affidamento terapeutico a un soggetto sorpreso in flagranza di spaccio di stupefacenti. La decisione sottolinea l’ampia discrezionalità del Tribunale di Sorveglianza nel valutare la condotta del condannato come incompatibile con il percorso rieducativo, giustificando anche la retroattività della revoca. La sentenza chiarisce che la revoca dell’affidamento terapeutico non dipende solo da nuove condanne, ma da qualsiasi comportamento che dimostri il fallimento del progetto di recupero.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca Affidamento Terapeutico: Quando la Condotta è Incompatibile con la Misura

La revoca dell’affidamento terapeutico è una decisione delicata che bilancia la necessità di recupero del condannato con la tutela della collettività. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i principi che guidano la discrezionalità del giudice in questi casi, chiarendo quando una condotta trasgressiva può essere considerata talmente grave da giustificare non solo l’interruzione del percorso, ma anche la sua cancellazione con effetto retroattivo. Il caso analizzato riguarda un soggetto che, durante il programma di recupero, è stato arrestato per spaccio di stupefacenti.

I Fatti di Causa

Al ricorrente era stata concessa la misura alternativa dell’affidamento terapeutico, prevista dall’art. 94 del d.P.R. 309/1990, per superare le sue problematiche legate alla tossicodipendenza. Tuttavia, il suo percorso è stato segnato da diverse violazioni. Inizialmente, non aveva comunicato un cambio di domicilio. Successivamente, era stato denunciato per non essersi fermato a un posto di blocco. L’episodio decisivo, però, è avvenuto quando è stato arrestato in flagranza di reato per spaccio di stupefacenti. Durante una perquisizione domiciliare, le forze dell’ordine hanno trovato e sequestrato 59 grammi di cocaina, un bilancino di precisione e materiale per il confezionamento delle dosi.

Di fronte a questi eventi, il Magistrato di Sorveglianza ha prima sospeso e poi il Tribunale di Sorveglianza ha revocato la misura alternativa, stabilendo che la revoca avesse effetto retroattivo a partire dalla data della prima grave violazione (la fuga al posto di blocco).

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il condannato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando principalmente due aspetti:

1. Violazione di legge e difetto di motivazione: Secondo la difesa, il provvedimento del Tribunale di Sorveglianza era immotivato, specialmente riguardo alla decisione di far decorrere la revoca da una data pregressa.
2. Violazione del principio del ne bis in idem: Il ricorrente sosteneva che il Tribunale avesse riesaminato fatti (come la mancata comunicazione del cambio di domicilio) per i quali si era già espresso in passato, violando così il divieto di essere giudicati due volte per la stessa cosa.

La Discrezionalità nella Revoca dell’Affidamento Terapeutico secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. La sentenza offre chiarimenti cruciali sul potere del Tribunale di Sorveglianza in materia di revoca dell’affidamento terapeutico.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito un principio consolidato: la revoca di una misura alternativa come l’affidamento non è legata solo alla commissione di nuovi reati. Il giudice gode di un’ampia discrezionalità nel valutare se il comportamento complessivo del condannato sia incompatibile con la prosecuzione della misura. Questo giudizio di merito, se logicamente motivato, è insindacabile in sede di legittimità.

Nel caso specifico, il Tribunale di Sorveglianza ha correttamente evidenziato una serie di elementi che dimostravano il fallimento del percorso rieducativo:
* Le condotte trasgressive: La pluralità e la gravità delle violazioni, culminate nello spaccio di una notevole quantità di cocaina.
* L’incompatibilità con la misura: Tali comportamenti dimostravano una totale assenza di volontà di “affrancarsi dalle problematiche tossicomaniche”, rendendo impossibile la prosecuzione del programma.

La Corte ha inoltre specificato che l’effetto retroattivo (ex tunc) della revoca è giustificato quando la condotta del soggetto è così negativa da rivelare una mancanza di adesione al processo rieducativo sin dall’inizio. Lo spaccio di droga, in particolare, è stato ritenuto un fatto talmente grave da dimostrare l’inesistenza ab initio dei presupposti per la concessione della misura.

Infine, è stato respinto l’argomento basato sul principio del ne bis in idem, poiché tale principio si applica a sentenze e decreti penali irrevocabili, non alle valutazioni del giudice di sorveglianza sulla compatibilità della condotta con una misura alternativa in corso di esecuzione.

Le Conclusioni

La decisione della Cassazione rafforza la centralità della valutazione discrezionale del Tribunale di Sorveglianza. La revoca dell’affidamento terapeutico può essere disposta non solo per la violazione di specifiche prescrizioni, ma per ogni fatto che, secondo il prudente apprezzamento del giudice, segnali l’incompatibilità del condannato con il beneficio concessogli. La gravità di certi comportamenti, come lo spaccio di stupefacenti, può essere tale da giustificare una revoca retroattiva, annullando di fatto il periodo trascorso in misura alternativa e dimostrando che la fiducia riposta nel condannato era, fin dall’inizio, mal riposta.

Quando può essere revocato l’affidamento terapeutico?
L’affidamento terapeutico può essere revocato non solo in caso di violazione delle prescrizioni o della commissione di nuovi reati, ma ogni qualvolta il giudice di sorveglianza ritenga, con valutazione discrezionale, che la condotta del condannato sia incompatibile con la prosecuzione della misura e dimostri il fallimento del percorso rieducativo.

La revoca dell’affidamento è sempre retroattiva?
No, non sempre. Il giudice può disporre la revoca con effetto retroattivo (ex tunc) quando il comportamento del condannato è talmente negativo da rivelare una mancanza di adesione al progetto rieducativo fin dall’inizio. In questo caso, lo spaccio di una notevole quantità di cocaina è stato ritenuto un indicatore di tale inesistenza iniziale di volontà di recupero.

Il principio del ‘ne bis in idem’ si applica alla revoca delle misure alternative?
No. Secondo la Corte di Cassazione, il principio che vieta un secondo giudizio per lo stesso fatto (ne bis in idem) si applica a sentenze e decreti penali irrevocabili. Non impedisce al Tribunale di Sorveglianza di valutare complessivamente la condotta del condannato, includendo anche episodi già considerati, per decidere sulla prosecuzione o revoca di una misura alternativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati