Revoca Affidamento in Prova: Quando Nuovi Reati Annullano il Beneficio
L’affidamento in prova al servizio sociale rappresenta una fondamentale misura alternativa alla detenzione, basata su un patto di fiducia tra lo Stato e il condannato. Ma cosa succede quando questa fiducia viene tradita? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce che la commissione di nuovi e gravi reati durante il percorso è causa inevitabile di revoca dell’affidamento in prova, poiché distrugge alla radice la prognosi favorevole che ne era il presupposto.
I Fatti del Caso: Una Fiducia Mal Riposta
Il caso esaminato riguarda una persona che, dopo aver ottenuto la concessione dell’affidamento in prova, è stata raggiunta da gravi indizi di colpevolezza per nuovi reati. Nello specifico, le indagini avevano fatto emergere la sua partecipazione attiva in un’associazione per delinquere dedita alla costituzione di cosiddette ‘società cartiere’.
Queste società fittizie, intestate a prestanome, servivano come centri di imputazione fittizia di oneri fiscali e previdenziali, configurando una complessa frode. La Corte ha sottolineato due aspetti particolarmente gravi:
1. Il contributo fornito dalla condannata era di natura professionale, essenziale per il funzionamento del sodalizio criminale.
2. La condotta illecita si era protratta fino al 2022, ovvero si era sviluppata proprio mentre era pendente la domanda di accesso al beneficio, e nonostante una precedente condanna per reati analoghi.
Di fronte a questo quadro, il Tribunale di Sorveglianza di Brescia aveva disposto la revoca del beneficio.
La Decisione del Giudice e la revoca affidamento in prova
Il Tribunale di Sorveglianza ha agito con fermezza, revocando l’affidamento. La logica della decisione è ineccepibile: la scoperta di una simile condotta criminale, sistematica e grave, dimostrava che la valutazione positiva sulla personalità della condannata, necessaria per la concessione della misura, era stata un errore. Se questi fatti fossero stati noti fin dall’inizio, il beneficio non sarebbe mai stato concesso. Di conseguenza, la sua revoca è diventata un atto dovuto e coerente.
Le Motivazioni della Corte di Cassazione
La persona condannata ha presentato ricorso in Cassazione, ma la Suprema Corte lo ha dichiarato inammissibile. Le motivazioni sono chiare e si fondano su due pilastri:
1. Natura del Ricorso: Le argomentazioni della difesa sono state qualificate come ‘mere doglianze in punto di fatto’. In altre parole, si tentava di ottenere dalla Cassazione una nuova valutazione dei fatti, un compito che non spetta alla Suprema Corte, il cui ruolo è limitato al controllo della corretta applicazione della legge (giudizio di legittimità).
2. Correttezza della Decisione Impugnata: La Cassazione ha ritenuto che il Tribunale di Sorveglianza avesse argomentato in modo corretto e giuridicamente fondato. L’emergere di un grave quadro indiziario per reati commessi dopo una precedente condanna e durante l’iter per ottenere la misura alternativa ‘preclude ogni apertura di credito alla condannata’. La prognosi di rieducazione e reinserimento sociale, che è il cuore dell’affidamento in prova, era stata completamente smentita dai fatti.
La Corte ha concluso che la conoscenza di tali comportamenti avrebbe indotto fin da subito il Tribunale a una valutazione negativa, pertanto negare oggi la misura, revocandola, è l’unica conclusione logica.
Conclusioni
Questa ordinanza riafferma un principio cruciale nel diritto penitenziario: le misure alternative non sono un diritto acquisito, ma un’opportunità concessa sulla base di una valutazione fiduciaria. La revoca dell’affidamento in prova è la sanzione prevista quando il comportamento del condannato dimostra in modo inequivocabile di non meritare tale fiducia. La commissione di nuovi reati, specialmente se gravi e indicativi di una persistenza nella scelta criminale, annulla la prognosi favorevole e rende inevitabile il ritorno al regime detentivo. La decisione serve da monito: il percorso di reinserimento sociale richiede una condotta irreprensibile, e qualsiasi deviazione comporta conseguenze immediate e severe.
Perché è stata disposta la revoca dell’affidamento in prova?
La revoca è stata disposta perché, dopo la concessione del beneficio, sono emersi gravi indizi di colpevolezza a carico della persona per la partecipazione a un’associazione a delinquere finalizzata alla creazione di società fittizie, condotta illecita tenuta mentre era ancora pendente la richiesta per la misura alternativa.
Per quale motivo la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché le censure sollevate dalla difesa erano ‘mere doglianze in punto di fatto’, ossia tentavano di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività che non rientra nelle competenze della Corte di Cassazione, la quale si esprime solo sulla corretta applicazione delle norme di diritto.
Quali sono le conseguenze economiche della dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
La ricorrente è stata condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come previsto dall’articolo 616 del codice di procedura penale.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 20932 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 20932 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 09/05/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
DELL’ONORE NOME nato a ROMANO DI LOMBARDIA il DATA_NASCITA
avverso l’ordinanza del 16/01/2024 del TRIB. SORVEGLIANZA di BRESCIA
dato avviso alle parti;
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Rilevato in fatto e considerato in diritto
Ritenuto che le censure dedotte nel ricorso di NOME COGNOME – nel quale il difensore si duole della violazione dell’art. 47 I. 26 luglio 1975, n. 354 del vizio di motivazione per omessa considerazione del comportamento tenuto dalla ricorrente nel corso dell’esecuzione della misura – non sono consentite in sede di legittimità, perché costituite da mere doglianze in punto di fatto.
Considerato che dette censure sono, altresì, riproduttive di profili di censura già adeguatamente vagliati e disattesi, con corretti argomenti giuridici dal Tribunale di sorveglianza di Brescia, nel revocare il beneficio dell’affidamento in prova al servizio sociale. Invero, detto Tribunale evidenzia che: – dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere applicata nei confronti della suddetta e dalla successiva di sostituzione di detta misura con gli arresti domiciliari emerge un grave quadro indiziario a carico della medesima in ordine alla partecipazione ad associazione per delinquere dedita alla costituzione di società cartiere, intestate a COGNOME, destinate a fungere da centri di imputazione degli oneri fiscali e previdenziali; – da dette ordinanze si evince, altresì, l’ampiezza del contributo professionale offerto dalla COGNOME al sodalizio criminale e tradottosi nella diretta consumazione dei reati fine; – emerge, inoltre, che la suddetta si è addentrata nella rete di illeciti dopo e nonostante la significativa condanna in esecuzione per reati analoghi; – trattasi di comportamenti che si sono protratti sino al 2022, in pendenza, cioè, della domanda di accesso all’affidamento alla suddetta concesso, che precludono ogni apertura di credito alla condannata; l’ordinanza del 14 febbraio 2023 non può che essere revocata, in quanto la conoscenza di quei fatti avrebbe indotto senz’altro il Tribunale ad una valutazione del tutto negativa e ad escludere la concessione del beneficio, che deve essere oggi coerentemente negata. Corte di Cassazione – copia non ufficiale
Rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con conseguente condanna della ricorrente al pagamento delle spese processuali e, non ricorrendo ipotesi di esonero, al versamento di una somma alla Cassa delle ammende, determinabile in tremila euro, ai sensi dell’art. 616 cod. proc. pen.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna la ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 9 maggio 2024.