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Revoca affidamento in prova: l’errore sulla data

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di revoca dell’affidamento in prova di un soggetto. Il Tribunale di Sorveglianza aveva erroneamente considerato una data di inizio della misura molto più recente, giudicando negativamente l’intero percorso a seguito di una violazione. La Cassazione ha stabilito che questo errore di fatto ha impedito una valutazione completa e corretta del periodo trascorso, che era in realtà superiore a un anno, imponendo un nuovo giudizio basato sui dati temporali esatti.

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Pubblicato il 21 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca affidamento in prova: l’errore sulla data iniziale invalida la decisione

La valutazione del percorso di un soggetto in affidamento in prova deve basarsi su dati di fatto corretti e completi. Un errore sulla data di inizio della misura può viziare l’intero giudizio, portando a una decisione ingiusta. La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 36899/2024, ha affrontato proprio un caso di revoca affidamento in prova basata su un presupposto temporale errato, riaffermando il principio della necessità di una valutazione complessiva e non sommaria del comportamento del condannato.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Sorveglianza di Torino aveva disposto la revoca ex tunc (cioè con effetto retroattivo, come se la misura non fosse mai iniziata) dell’affidamento in prova terapeutico concesso a un individuo. Secondo il Tribunale, la misura era iniziata il 17 ottobre 2023 e, già il 21 febbraio 2024, era giunta la notizia dell’abbandono da parte del soggetto della struttura comunitaria di riferimento.

Sulla base di questa stretta finestra temporale, il giudice di sorveglianza aveva concluso per un’inadeguatezza del soggetto a gestire il trattamento alternativo fin dal suo inizio, giustificando così una revoca totale e retroattiva.

Il Ricorso in Cassazione: l’errore sulla genesi della misura

Il difensore del condannato ha presentato ricorso in Cassazione, denunciando un vizio di motivazione fondato su un palese errore di fatto. La difesa ha documentato che l’affidamento in prova non era iniziato a ottobre 2023, bensì era stato concesso dal Tribunale di Sorveglianza di Firenze il 15 novembre 2022, con esecuzione a partire dal 28 dicembre 2022.

Di conseguenza, al momento della violazione, il soggetto aveva già trascorso più di un anno presso la comunità terapeutica senza particolari problemi. La ricaduta nella dipendenza da alcol, che aveva causato l’allontanamento, rappresentava un episodio negativo, ma si inseriva in un percorso molto più lungo e articolato di quanto erroneamente ritenuto dal Tribunale.

Le Motivazioni della Cassazione sulla revoca affidamento in prova

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici hanno ravvisato un chiaro “errore percettivo” da parte del Tribunale di Sorveglianza riguardo alla data di inizio della misura alternativa. Questo errore non è stato un semplice refuso, ma ha condizionato l’intera logica della decisione.

Essere convinti che la violazione fosse avvenuta a pochi mesi dall’inizio ha portato il Tribunale a una “sommarietà della valutazione” del periodo trascorso in affidamento. Il giudice, influenzato dal dato temporale errato, non ha tenuto conto del periodo complessivo, ben più lungo, e non ha compiuto la necessaria valutazione sull’incidenza della specifica violazione rispetto alle condotte tenute in precedenza. In pratica, non ha ponderato il ‘prima’ positivo con il ‘dopo’ negativo, un passaggio fondamentale per decidere se la revoca debba essere totale (ex tunc) o solo parziale, salvando la parte di pena già considerata scontata.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha quindi annullato l’ordinanza impugnata con rinvio al Tribunale di Sorveglianza di Torino per un nuovo giudizio. Quest’ultimo dovrà riesaminare il caso partendo dal presupposto fattuale corretto: un percorso di affidamento durato oltre un anno prima della crisi. La decisione sottolinea un principio cruciale: la valutazione sull’esito di una misura alternativa non può essere frettolosa o basata su dati errati. È necessario un esame completo che bilanci i progressi compiuti e le eventuali ricadute, per determinare le reali conseguenze della violazione sul percorso di risocializzazione del condannato.

Una violazione delle prescrizioni comporta sempre la revoca totale e retroattiva dell’affidamento in prova?
No. La sentenza chiarisce che il giudice deve compiere una valutazione complessiva, ponderando la gravità della violazione rispetto all’intero percorso svolto. Una revoca retroattiva (ex tunc) non è automatica e deve essere motivata sulla base di un’analisi completa che non può prescindere dalla durata e dalla qualità del periodo positivo della misura.

Cosa accade se un giudice basa la sua decisione su un dato di fatto errato, come una data sbagliata?
Se l’errore di fatto (definito ‘errore percettivo’) è decisivo e influenza la logica della motivazione, la decisione è viziata e può essere annullata dalla Corte di Cassazione. Il procedimento dovrà tornare a un giudice di merito per una nuova valutazione basata sui fatti corretti.

Qual è la conseguenza pratica dell’annullamento con rinvio deciso dalla Cassazione?
L’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza viene eliminata. Il caso dovrà essere nuovamente esaminato dallo stesso Tribunale, ma in diversa composizione, che dovrà attenersi ai principi indicati dalla Cassazione. Nello specifico, dovrà valutare l’intero percorso dell’affidato partendo dalla corretta data di inizio della misura per decidere in modo ponderato le conseguenze della violazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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