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Revoca affidamento in prova: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato la revoca dell’affidamento in prova per un condannato che aveva tenuto una serie di comportamenti contrari al percorso rieducativo. Tra le violazioni, una fuga spericolata in moto e l’accusa di tentata rapina. La Suprema Corte ha stabilito che la valutazione complessiva del comportamento, dimostrativo di pericolosità sociale e mancata adesione al programma, giustifica la revoca della misura alternativa, anche senza attendere l’esito di un nuovo procedimento penale.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Revoca Affidamento in Prova: la Condotta Complessiva è Decisiva

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 38846/2024, ha affrontato un caso di revoca dell’affidamento in prova, stabilendo principi importanti sulla valutazione del comportamento del condannato. La decisione evidenzia come una serie di condotte negative, e in particolare un singolo episodio di grave pericolosità, possano dimostrare la mancata adesione al percorso rieducativo e giustificare il ritorno in detenzione.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di sorveglianza aveva revocato la misura dell’affidamento in prova al servizio sociale concessa a un individuo. La decisione era motivata da una pluralità di comportamenti ritenuti sintomatici di una persistente pericolosità sociale e di un totale disinteresse per il programma di reinserimento.

Nello specifico, al condannato venivano contestati:

* Violazioni reiterate della prescrizione di rimanere in casa durante le ore notturne.
* L’interruzione prolungata dei contatti con l’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna (UEPE).
* Una denuncia per tentata rapina e resistenza a pubblico ufficiale, scaturita da una fuga spericolata in motociclo per sottrarsi a un controllo di polizia.

Il soggetto, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando che il Tribunale non avesse adeguatamente considerato una memoria difensiva che mirava a ridimensionare la gravità dei singoli episodi.

La Valutazione della Cassazione sulla Revoca Affidamento in Prova

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. Secondo i giudici, il Tribunale di sorveglianza aveva, di fatto, esaminato e superato le argomentazioni difensive, pur non menzionando esplicitamente la memoria. La valutazione del giudice di merito è stata considerata logica e non sindacabile in sede di legittimità.

La Corte ha sottolineato che, ai fini della revoca dell’affidamento in prova, il giudice può valutare autonomamente anche fatti che costituiscono ipotesi di reato, senza dover attendere la conclusione del relativo procedimento penale. L’elemento cruciale è la pertinenza di tali fatti rispetto al percorso rieducativo. Nel caso di specie, il coinvolgimento in una tentata rapina, sebbene ancora da accertare in via definitiva, è stato ritenuto un segnale allarmante e incompatibile con la prosecuzione della misura.

Il Comportamento Sprezzante come Elemento Decisivo

Un punto chiave della sentenza riguarda l’ultimo episodio contestato: la resistenza e la fuga in motociclo. Questa condotta è stata considerata, di per sé, sufficiente a fondare la revoca. La guida spericolata, con sorpassi azzardati in centro città, passaggi con semaforo rosso, guida contromano e attraversamento di aree pedonali, ha messo a serio rischio l’incolumità pubblica.

Questo comportamento è stato interpretato come una manifestazione di totale disprezzo per le regole fondamentali del vivere civile, dimostrando in modo inequivocabile la mancata adesione del soggetto al percorso di affidamento.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si basano sul principio che la valutazione del percorso di affidamento in prova non deve limitarsi ai singoli episodi, ma deve considerare la condotta del condannato nel suo complesso. Anche se le giustificazioni fornite per le assenze notturne o per l’interruzione dei contatti con l’UEPE avessero avuto un fondamento, il quadro generale rimaneva quello di una adesione ‘non convinta’ al programma di risocializzazione.

L’episodio della fuga in moto, per la sua intrinseca gravità e per il pericolo creato, ha rappresentato la prova definitiva dell’incompatibilità del soggetto con la misura alternativa. La Corte ha quindi concluso che non vi era alcun difetto di motivazione nell’ordinanza del Tribunale di sorveglianza, in quanto la decisione di revoca era ampiamente supportata da elementi concreti e decisivi.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza riafferma che la revoca dell’affidamento in prova è legittima quando il comportamento del condannato, analizzato complessivamente, rivela una persistente pericolosità sociale e una sostanziale indifferenza verso il percorso di reinserimento. Un singolo atto di estrema gravità, che manifesta un radicale disprezzo per le regole e la sicurezza altrui, può essere sufficiente a dimostrare il fallimento del percorso rieducativo e a giustificare il ripristino della detenzione.

È possibile revocare l’affidamento in prova anche se non c’è ancora una condanna per i nuovi reati contestati?
Sì, il Tribunale di sorveglianza può valutare autonomamente fatti che costituiscono ipotesi di reato per verificare la compatibilità del soggetto con il percorso rieducativo, senza dover attendere la sentenza definitiva del relativo procedimento penale.

La mancata citazione esplicita di una memoria difensiva invalida la decisione del giudice?
No, non necessariamente. Se il giudice, nella motivazione del provvedimento, esamina e supera nella sostanza le argomentazioni difensive, la decisione è valida anche se la memoria non viene menzionata esplicitamente.

Un singolo episodio grave può da solo giustificare la revoca dell’affidamento in prova?
Sì, un comportamento di particolare gravità, come una fuga in moto spericolata che mette a serio repentaglio l’incolumità pubblica, può essere considerato un elemento decisivo e di per sé sufficiente a fondare la revoca, in quanto dimostra un radicale disprezzo per le regole del vivere civile e la mancata adesione al percorso rieducativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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