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Rettifica errore materiale: pena e Cassazione

La Corte di Cassazione interviene su un caso di indebito utilizzo di carte di pagamento, operando una rettifica errore materiale sulla pena pecuniaria. La Corte ha stabilito che, in caso di discrasia tra la motivazione (che indicava di voler applicare il minimo edittale) e il dispositivo (che partiva da una base di calcolo superiore), la motivazione prevale. Il ricorso è stato invece rigettato riguardo la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Errore di Calcolo della Pena? La Cassazione Chiarisce: La Motivazione Prevale

Quando un giudice commette un errore nel calcolo della pena, cosa succede? Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sul tema della rettifica errore materiale, stabilendo un principio fondamentale: in caso di contrasto, la volontà espressa nella motivazione della sentenza prevale sulla cifra indicata nel dispositivo. Analizziamo questo caso per capire le implicazioni pratiche di tale decisione.

I Fatti del Caso e il Ricorso

Il caso trae origine da una condanna per il reato di indebito utilizzo di carte di pagamento, precedentemente rubate. La Corte di Appello, pur confermando la responsabilità penale dell’imputata, si era trovata a rideterminare la pena. Nel fare ciò, aveva manifestato l’intenzione di applicare la pena pecuniaria nel suo minimo edittale, ma era incorsa in un’evidente svista.

La difesa ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali:
1. L’errore di calcolo: Si contestava la discrepanza tra la volontà dichiarata in motivazione (applicare la pena minima di 310,00 euro) e il calcolo effettivo, che partiva da una base superiore (360,00 euro).
2. Mancata applicazione della non punibilità: Si lamentava il mancato riconoscimento della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, prevista dall’art. 131-bis del codice penale, nonostante la confessione dell’imputata.

La Rettifica Errore Materiale da parte della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno evidenziato come la Corte di Appello avesse esplicitamente dichiarato di voler contenere la pena al minimo previsto dalla legge per quel reato. Tuttavia, nel quantificare la sanzione pecuniaria, era partita da una base di 360 euro invece che dai 310 euro corretti.

Questo tipo di svista costituisce un classico esempio di errore materiale. In queste circostanze, la Cassazione ha applicato il principio, consolidato in giurisprudenza, secondo cui quando la discrasia tra motivazione e dispositivo dipende da un errore materiale e il percorso logico del giudice è chiaramente ricostruibile, la motivazione deve prevalere. Di conseguenza, la Corte ha proceduto direttamente alla rettifica errore materiale ai sensi dell’art. 619, comma 2, del codice di procedura penale, ricalcolando la pena corretta in 137,00 euro di multa, tenendo conto delle riduzioni per le attenuanti generiche e per il rito abbreviato.

Il Rigetto della Causa di Non Punibilità

Il secondo motivo di ricorso è stato invece respinto. La Corte ha ritenuto che la decisione del giudice di merito di non applicare l’art. 131-bis c.p. fosse basata su una valutazione logica e non sindacabile in sede di legittimità.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione sono state chiare su entrambi i fronti. Per quanto riguarda la rettifica errore materiale, la Corte ha sottolineato che l’esame della motivazione rendeva palese l’intenzione del giudice di appello, trasformando l’errata indicazione numerica nel dispositivo in un mero lapsus calami. La procedura di rettifica, in questi casi, permette di sanare l’errore senza la necessità di un annullamento con rinvio, garantendo così l’economia processuale.

Riguardo al secondo punto, la Cassazione ha ribadito che la valutazione sulla particolare tenuità dell’offesa è una questione di merito. Il giudice di appello aveva adeguatamente motivato il suo diniego, sottolineando la gravità della condotta (sottrazione di 900 euro alla vittima) e la non particolare tenuità del danno. Inoltre, la Corte ha osservato che tale beneficio non era nemmeno stato richiesto specificamente nell’atto di appello, rendendo la doglianza ancora più debole.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma due principi cruciali. Primo, la coerenza interna della sentenza è fondamentale e, in caso di un palese errore di calcolo, la volontà del giudice espressa in motivazione guida l’interpretazione e la correzione del dispositivo. Secondo, l’accesso alla causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto non è automatico, ma soggetto a una valutazione discrezionale del giudice di merito, che, se logicamente motivata, non può essere messa in discussione in sede di legittimità.

Cosa succede se un giudice dichiara in motivazione di voler applicare la pena minima ma poi nel calcolo parte da una base superiore?
In caso di palese discrasia dovuta a un errore materiale, la motivazione prevale sul dispositivo. La Corte di Cassazione può correggere direttamente l’errore senza annullare la sentenza, ricalcolando la pena in base all’intenzione espressa dal giudice.

La Corte di Cassazione può concedere la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto se il giudice di appello l’ha negata?
No, non può farlo se la motivazione del giudice di appello non è manifestamente illogica o contraddittoria. La valutazione sulla tenuità del fatto rientra nel merito del giudizio e non è sindacabile in sede di legittimità se adeguatamente argomentata.

È possibile chiedere l’applicazione dell’art. 131-bis c.p. per la prima volta in Cassazione?
La sentenza suggerisce che è un elemento a sfavore dell’imputato il non aver richiesto l’applicazione del beneficio nell’atto di appello, indebolendo la successiva doglianza presentata in Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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