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Retrodatazione custodia: spaccio e associazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo sottoposto a custodia cautelare per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La Suprema Corte ha rigettato la richiesta di retrodatazione custodia, confermando che gli elementi per il reato associativo non erano desumibili da un precedente arresto. È stata inoltre confermata la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza per la partecipazione al sodalizio criminale.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Retrodatazione Custodia e Spaccio: La Cassazione Fa Chiarezza

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 13368/2024, offre importanti chiarimenti su un tema tecnico ma cruciale della procedura penale: la retrodatazione custodia cautelare. Il caso esaminato riguarda un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e la decisione della Suprema Corte stabilisce principi rigorosi per l’applicazione di questo istituto, delineando al contempo i contorni probatori del reato associativo.

Il Caso in Esame

Un soggetto, già sottoposto a custodia cautelare in carcere per reati legati allo spaccio di droga, proponeva ricorso in Cassazione avverso l’ordinanza del Tribunale del riesame. Quest’ultimo aveva confermato la misura detentiva, contestando all’indagato la partecipazione a un’associazione criminale (art. 74 D.P.R. 309/90) e specifici episodi di spaccio (art. 73 D.P.R. 309/90).

I Motivi del Ricorso: Focus sulla Retrodatazione Custodia

La difesa dell’imputato basava il ricorso su tre argomenti principali:

1. Violazione delle norme sulla retrodatazione custodia: Si sosteneva che i termini della custodia cautelare per il reato associativo avrebbero dovuto iniziare a decorrere da un precedente arresto per spaccio, avvenuto nel 2022. Secondo la difesa, già all’epoca il Pubblico Ministero possedeva tutti gli elementi per contestare anche la partecipazione all’associazione.
2. Carenza di gravi indizi di colpevolezza: L’indagato contestava l’esistenza di prove sufficienti a dimostrare la sua stabile appartenenza al sodalizio criminale, sostenendo che gli elementi raccolti (filmati e un arresto) provassero al massimo singoli episodi di spaccio in concorso, ma non una vera e propria affectio societatis.
3. Inadeguatezza delle esigenze cautelari: Si criticava la motivazione del Tribunale riguardo alla necessità della custodia in carcere, ritenuta sproporzionata.

L’Analisi della Corte sulla “Anteriore Desumibilità”

La Cassazione ha dichiarato il motivo relativo alla retrodatazione custodia manifestamente infondato. La Corte ha ribadito un principio consolidato: per retrodatare i termini di una misura, non è sufficiente che gli elementi di prova esistessero già al momento del primo arresto. È necessario che da quegli atti fosse già possibile desumere la loro specifica significanza processuale per il nuovo reato, senza bisogno di ulteriori indagini o elaborazioni.

Nel caso specifico, il reato associativo contestato si riferiva a fatti del 2021, mentre l’arresto per spaccio era del 2022. Inoltre, l’informativa finale che ha cristallizzato il quadro indiziario sull’associazione è stata depositata solo nel dicembre 2022. Pertanto, al momento dell’arresto del luglio 2022, gli elementi per contestare il reato associativo non erano ancora pienamente “desumibili” nella loro portata probatoria.

La Prova dell’Associazione a Delinquere

Anche il secondo motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile. La Corte ha evidenziato come la difesa non si sia confrontata con l’ampia e dettagliata motivazione del Tribunale del riesame. Quest’ultimo aveva descritto una struttura criminale complessa e organizzata, caratterizzata da:

* Ripartizione dei luoghi di spaccio.
* Turni di presidio (mattina e pomeriggio).
* Distinzione di ruoli (vedette, pusher, rifornitori).
* Utilizzo di strumenti come ricetrasmittenti e ciclomotori.

L’indagato era stato filmato mentre operava come pusher “ininterrottamente” per quasi un mese e, a distanza di un anno, era stato arrestato in flagranza nello stesso luogo con un ingente quantitativo di droga. Questi elementi, secondo la Corte, dimostrano una stabile adesione all’organizzazione e una chiara affectio societatis, ben oltre il semplice concorso in singoli reati.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha dichiarato l’intero ricorso inammissibile. Le censure sollevate dalla difesa sono state ritenute generiche e non in grado di scalfire la solidità logica e giuridica dell’ordinanza impugnata. Per quanto riguarda le esigenze cautelari, i giudici hanno sottolineato la pervicacia criminale dell’indagato, arrestato nuovamente mentre era già sottoposto a misure meno afflittive e successivamente condannato. Tale comportamento ha giustificato il mantenimento della misura più grave, la custodia in carcere, come l’unica idonea a interrompere i legami con la criminalità organizzata.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma la linea rigorosa della giurisprudenza in materia di retrodatazione custodia cautelare, richiedendo una chiara e immediata “desumibilità” degli indizi del nuovo reato dagli atti preesistenti. Inoltre, consolida l’orientamento secondo cui la prova della partecipazione a un’associazione dedita al narcotraffico può essere desunta da elementi concreti come la reiterazione delle condotte, l’operatività in una struttura organizzata e la stabilità del ruolo ricoperto, che insieme manifestano l’adesione al patto criminale.

Quando si applica la retrodatazione della custodia cautelare?
La retrodatazione si applica quando gli elementi indiziari per un nuovo reato connesso sono non solo conosciuti, ma pienamente desumibili nella loro specifica rilevanza processuale dagli atti di un precedente procedimento cautelare, senza la necessità di ulteriori indagini o elaborazioni.

Cosa distingue la partecipazione a un’associazione per delinquere dal semplice spaccio in concorso?
La distinzione fondamentale risiede nella stabile adesione dell’individuo a una struttura organizzata con un programma criminale comune (affectio societatis). Elementi come la ripetitività delle condotte, la divisione dei ruoli e l’operatività costante in un determinato contesto sono indizi cruciali che provano l’esistenza di un vincolo associativo stabile, che va oltre la collaborazione occasionale.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché le censure presentate dalla difesa sono state ritenute generiche e non si sono confrontate specificamente con la solida e dettagliata motivazione dell’ordinanza del Tribunale del riesame, che aveva adeguatamente giustificato sia la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza sia la necessità della misura cautelare più grave.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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