Restituzione nel termine: quando l’appello non è più tardivo
Nel complesso mondo della procedura penale, il rispetto dei termini è un pilastro fondamentale. Tuttavia, esistono strumenti, come la restituzione nel termine, pensati per sanare situazioni eccezionali in cui una parte è impossibilitata a rispettare una scadenza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ci offre un chiaro esempio di come questo istituto operi, annullando una declaratoria di inammissibilità di un appello che, solo in apparenza, era tardivo.
I Fatti del Caso: Condanna e Appello a Rischio
La vicenda processuale ha origine da una sentenza del Tribunale di Tivoli, che condannava un soggetto alla pena di un anno di reclusione per il reato di organizzazione e raccolta illecita di scommesse sportive, in violazione della legge n. 401 del 1989. L’imputato, attraverso il suo difensore, proponeva appello avverso tale decisione.
La Decisione della Corte d’Appello: L’Inammissibilità per Tardività
La Corte di appello di Roma, investita del caso, dichiarava l’appello inammissibile. La ragione era apparentemente semplice e lineare: l’atto di impugnazione era stato depositato oltre i termini previsti dalla legge, risultando quindi tardivo. Di conseguenza, la Corte disponeva l’esecuzione della sentenza di primo grado, rendendo definitiva la condanna.
Il Ricorso in Cassazione e l’Effetto Decisivo della Restituzione nel Termine
Contro questa ordinanza, la difesa proponeva ricorso per cassazione, lamentando un’errata applicazione della legge processuale. Il punto cruciale del ricorso non era una contestazione sui calcoli dei termini, ma la segnalazione di un fatto determinante che la Corte d’Appello aveva completamente ignorato. In precedenza, un’altra sezione della medesima Corte distrettuale, con un’apposita ordinanza, aveva accolto un’istanza dell’imputato e gli aveva concesso la restituzione nel termine per impugnare la sentenza del Tribunale. L’appello, depositato successivamente alla notifica di tale provvedimento favorevole, era quindi da considerarsi a tutti gli effetti tempestivo.
Le Motivazioni della Suprema Corte
La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso fondato, accogliendo in pieno la tesi difensiva. Gli Ermellini hanno evidenziato come la Corte di appello, nel dichiarare l’inammissibilità, avesse commesso un errore palese: non aveva tenuto conto della precedente ordinanza che restituiva l’imputato nei termini. Quel provvedimento aveva di fatto riaperto la possibilità di impugnare, creando un nuovo e valido termine decorrente dalla sua notificazione. Poiché l’appello era stato proposto entro questa nuova finestra temporale, non poteva in alcun modo essere considerato tardivo.
La Suprema Corte ha quindi annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata e ha disposto la trasmissione degli atti alla Corte di appello di Roma per il giudizio di merito.
Conclusioni: L’Importanza del Coordinamento Giudiziario e degli Istituti di Garanzia
Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: un provvedimento di restituzione nel termine ha l’effetto di sanare la decadenza e di rendere pienamente ammissibile un’impugnazione che altrimenti non lo sarebbe. La decisione sottolinea anche l’importanza del coordinamento e della corretta circolazione delle informazioni all’interno dello stesso ufficio giudiziario per evitare decisioni contraddittorie che possono ledere il diritto di difesa. Per l’imputato, questo istituto si è rivelato uno strumento di garanzia essenziale per poter ottenere un riesame della sua condanna nel merito.
Cosa significa ‘restituzione nel termine’?
È un istituto giuridico che permette a una parte di un processo di compiere un atto (come presentare un appello) anche dopo la scadenza del termine previsto, a condizione che dimostri di non averlo potuto fare per cause di forza maggiore o caso fortuito.
Perché l’appello era stato inizialmente dichiarato inammissibile?
La Corte di appello lo aveva dichiarato inammissibile perché, basandosi sulla scadenza originaria, lo aveva ritenuto tardivo. Tuttavia, aveva omesso di considerare una precedente ordinanza che aveva concesso all’imputato una nuova scadenza attraverso la restituzione nel termine.
Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione e perché?
La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di inammissibilità. Ha stabilito che l’appello era tempestivo, in quanto era stato presentato entro il nuovo termine concesso con la precedente ordinanza di restituzione nel termine, provvedimento che la Corte d’Appello aveva erroneamente ignorato.
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 3 Num. 16095 Anno 2025
In nome del Popolo Italiano
Penale Sent. Sez. 3 Num. 16095 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: NOME COGNOME
Data Udienza: 16/04/2025
TERZA SEZIONE PENALE
– Presidente –
NOME COGNOME NOME
SENTENZA
Sul ricorso proposto da: NOMECOGNOME nato a Tivoli il 30/10/1982, avverso l’ordinanza del 29/11/2024 della Corte di appello di Roma; visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso; udita la relazione svolta dal consigliere NOME COGNOME
letta la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale dott.ssa NOME COGNOME che ha concluso chiedendo l’annullamento senza rinvio della ordinanza impugnata con trasmissione degli atti alla Corte di appello di Roma.
RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO
Con ordinanza del 29 novembre 2024 la Corte di appello di Roma dichiarava inammissibile per tardività l’appello proposto contro la sentenza emessa dal Tribunale di Tivoli il 04/07/2016, e disponeva l’esecuzione della predetta sentenza con la quale NOME COGNOME era stato condannato alla pena di un anno di reclusione, in quanto ritenuto responsabile del reato di cui all’art. 4, commi 1, 4-bis e 4-ter, l. n. 401 del 1989, perchØ, senza di licenza di pubblica sicurezza di cui all’art. 88 T.U.L.P.S., esercitava l’organizzazione di pubbliche scommesse su competizioni sportive nazionali ed estere o, comunque, svolgeva in Italia un’attività organizzata al fine di accettare o raccogliere o, comunque, favorire l’accettazione e la raccolta di scommesse su competizioni sportive da parte del pubblico.
Avverso la ordinanza della Corte di appello di Roma, NOME COGNOME a mezzo del difensore di fiducia, propone ricorso per cassazione, lamentando falsa ed erronea applicazione di legge, con riferimento agli artt. 591 e 592 cod. proc. pen.
Deduce il ricorrente che la Corte di merito, nell’emettere l’impugnata ordinanza di
inammissibilità dell’appello, non ha tenuto conto della determinazione assunta da altra sezione della medesima Corte distrettuale che, con ordinanza n. 167 del 06/03/2017, aveva restituito il ricorrente nel termine – decorrente dalla notificazione dell’ordinanza – per impugnare la sentenza del Tribunale di Tivoli del 04/07/2016. E, poichØ la notificazione dell’ordinanza di rimessione in termine era avvenuta il 19/04/2017, l’appello proposto in data 05/05/2017 era tempestivo.
Il ricorso Ł fondato.
Il Consigliere estensore NOME COGNOME