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Restituzione beni sequestrati: l’opposizione al GIP

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due indagate avverso il decreto del Pubblico Ministero che negava la restituzione di beni sequestrati (telefoni cellulari). La Corte chiarisce che il provvedimento non è abnorme e che l’unico rimedio esperibile in fase di indagini preliminari è l’opposizione al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), non il ricorso per cassazione.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Restituzione Beni Sequestrati: Quando il Rigetto del PM è Legittimo

Nel corso di un’indagine penale, il sequestro di beni come i telefoni cellulari è una prassi comune. Ma cosa succede quando si chiede la loro restituzione e il Pubblico Ministero (PM) si oppone? Una recente sentenza della Corte di Cassazione fa luce sul corretto iter procedurale da seguire, sottolineando l’importanza di utilizzare gli strumenti giuridici appropriati per non vedersi dichiarare un ricorso inammissibile. Il caso analizzato riguarda una richiesta di restituzione beni sequestrati respinta dal PM e la successiva, errata, impugnazione da parte degli indagati.

I Fatti del Caso: La Richiesta di Restituzione Negata

Due persone, indagate nell’ambito di un procedimento penale, si vedevano sequestrare i propri telefoni cellulari in data 7 marzo 2024. Successivamente, presentavano un’istanza al Pubblico Ministero per ottenere la restituzione dei dispositivi. Con un decreto del 30 ottobre 2024, il PM rigettava la richiesta.
Ritenendo tale provvedimento ‘abnorme’ e in contrasto con la normativa, le due indagate decidevano di proporre ricorso direttamente in Cassazione, sostenendo che l’atto del PM fosse estraneo all’ordinamento processuale.

L’Errore Procedurale e il Corretto Rimedio

Prima di giungere in Cassazione, la questione era già stata esaminata dal Tribunale del riesame, che aveva dichiarato inammissibili i gravami proposti. Il Tribunale aveva chiarito un punto fondamentale della procedura penale: avverso il decreto del PM che rigetta un’istanza di restituzione, lo strumento di impugnazione corretto non è il ricorso diretto, ma l’opposizione al Giudice per le Indagini Preliminari (GIP), come stabilito dall’articolo 263, comma 5, del codice di procedura penale. Questo passaggio è cruciale: la legge prevede un percorso specifico per contestare le decisioni del PM in questa materia durante la fase delle indagini.

La Decisione della Cassazione sulla restituzione beni sequestrati

La Corte di Cassazione, allineandosi con la decisione del Tribunale del riesame, ha dichiarato i ricorsi manifestamente infondati e, di conseguenza, inammissibili. I giudici supremi hanno smontato la tesi difensiva dell’abnormità del provvedimento del PM. Un atto è ‘abnorme’ solo quando è completamente avulso dal sistema processuale (abnormità strutturale) o quando determina una stasi del procedimento impossibile da superare (abnormità funzionale). Nel caso di specie, il decreto di rigetto del PM non rientrava in nessuna delle due categorie.

Le Motivazioni della Corte

La motivazione della Corte è chiara e didascalica. Il decreto di rigetto emesso dal PM è un atto previsto e regolato dal sistema. Non è ‘fuori sistema’ e non impedisce al processo di proseguire. Soprattutto, l’ordinamento offre uno strumento specifico per contestarlo: l’opposizione al GIP. È questo il giudice che ha la competenza a decidere sulla controversia tra l’indagato e l’accusa in merito alla necessità di mantenere il sequestro. Adire direttamente un altro giudice, come in questo caso la Cassazione, bypassando il rimedio previsto, costituisce un errore procedurale che porta inevitabilmente all’inammissibilità del ricorso. La Corte ha ribadito il principio secondo cui, in fase di indagini preliminari, la richiesta di restituzione va fatta al PM, e solo avverso un suo eventuale diniego ci si può rivolgere al GIP in sede di opposizione.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale per chiunque si trovi ad affrontare un procedimento penale: la forma è sostanza. Sbagliare lo strumento di impugnazione equivale a non ottenere una risposta nel merito della propria richiesta. Nel contesto della restituzione beni sequestrati, la via maestra è chiara: istanza al PM e, in caso di rigetto, opposizione al GIP. Tentare scorciatoie o invocare vizi come l’abnormità in assenza dei suoi rigidi presupposti si traduce in una perdita di tempo e in una pronuncia di inammissibilità.

Cosa si può fare se il Pubblico Ministero nega la restituzione di un bene sequestrato durante le indagini preliminari?
Secondo la sentenza, l’interessato deve presentare opposizione al giudice per le indagini preliminari (GIP), come previsto dall’art. 263, comma 5, del codice di procedura penale.

Il provvedimento del Pubblico Ministero che rigetta la restituzione può essere considerato ‘abnorme’ e quindi impugnato direttamente in Cassazione?
No. La Corte ha stabilito che tale provvedimento non è abnorme né dal punto di vista strutturale né da quello funzionale, poiché l’ordinamento prevede uno specifico rimedio (l’opposizione al GIP) e l’atto non causa una stasi insuperabile del procedimento.

Cosa succede se si impugna il decreto del PM con uno strumento diverso dall’opposizione al GIP?
L’impugnazione viene dichiarata inammissibile. Come avvenuto nel caso di specie, utilizzare un rimedio non previsto dalla legge per quella specifica situazione porta all’inammissibilità del ricorso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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