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Responsabilità proprietario cane: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per lesioni colpose a carico del proprietario di un cane che aveva aggredito una vicina. La sentenza ribadisce la piena responsabilità del proprietario cane per omessa custodia e chiarisce un importante punto procedurale: nei reati di competenza del Giudice di Pace, non si applica la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto prevista dall’art. 131-bis del codice penale, ma la specifica disciplina di settore che conferisce un potere di veto alla persona offesa.

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Pubblicato il 11 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Responsabilità Proprietario Cane: la Cassazione sui Limiti della Tenuità del Fatto

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 42954 del 2024, è tornata a pronunciarsi su un tema di grande rilevanza pratica: la responsabilità proprietario cane in caso di aggressione a terzi. La decisione non solo conferma i consolidati principi sulla colpa per omessa custodia, ma offre anche un’importante chiarificazione sulla diversa applicazione della causa di non punibilità per “particolare tenuità del fatto” a seconda che il processo si svolga davanti al Tribunale o al Giudice di Pace.

I Fatti del Caso

La vicenda trae origine da un episodio avvenuto in un giardino di proprietà comune a due vicini. Il proprietario di quattro cani, tra cui un “American bulldog”, li lasciava liberi e senza museruola in quest’area condivisa. Uno degli animali aggrediva la vicina, cagionandole lesioni giudicate guaribili in tre giorni. La persona offesa aveva precedentemente segnalato, tramite una lettera del coniuge, la necessità di un’adeguata custodia dei cani, evidenziando una situazione di potenziale pericolo.

Il proprietario del cane veniva condannato per il reato di lesioni colpose (art. 590 c.p.) sia dal Giudice di Pace di Ravenna sia, in appello, dal Tribunale della stessa città. L’imputato decideva quindi di ricorrere alla Corte di Cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Responsabilità del Proprietario del Cane

La difesa dell’imputato si basava su tre motivi principali:

1. Erronea applicazione della non punibilità per tenuità del fatto: Si sosteneva che, a seguito delle recenti riforme legislative (d.lgs. 150/2022), la causa di non punibilità prevista dall’art. 131-bis c.p. dovesse trovare applicazione anche nei procedimenti davanti al Giudice di Pace, superando la disciplina speciale prevista dall’art. 34 del d.lgs. 274/2000.
2. Vizio di motivazione: La condanna si sarebbe basata unicamente sulla testimonianza della persona offesa, ritenuta inattendibile a causa di pregressi rapporti di tensione tra le parti.
3. Nullità per indeterminatezza dell’imputazione: Il capo d’imputazione non avrebbe specificato la condotta colposa addebitata, limitando il diritto di difesa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato in ogni suo punto.

### Sulla Determinatezza dell’Imputazione

I giudici hanno chiarito che l’imputazione era sufficientemente specifica. Indicare la qualifica di proprietario del cane e le lesioni conseguenti all’aggressione era abbastanza per delineare la violazione delle norme cautelari sulla custodia degli animali (richiamando implicitamente l’art. 672 c.p.). Il proprietario riveste una posizione di garanzia che gli impone di adottare ogni cautela per prevenire danni a terzi. L’imputato era stato quindi messo in condizione di difendersi pienamente dall’accusa di omessa custodia.

### Sull’Applicabilità della Tenuità del Fatto: un Sistema a Doppio Binario

Questo è il cuore della sentenza. La Cassazione ha ribadito, richiamando una precedente pronuncia delle Sezioni Unite (n. 53683/2017), che il procedimento davanti al Giudice di Pace e quello ordinario sono sistemi distinti e non sovrapponibili. La disciplina della “particolare tenuità del fatto” per i reati di competenza del Giudice di Pace (art. 34, d.lgs. 274/2000) ha una natura prevalentemente processuale e una finalità conciliativa. Caratteristica fondamentale di questo istituto è il ruolo centrale della persona offesa, la quale può opporsi alla declaratoria di improcedibilità, esercitando un vero e proprio “potere di veto”.

L’istituto generale previsto dall’art. 131-bis c.p., invece, ha natura sostanziale e la sua applicazione è una valutazione rimessa esclusivamente al giudice, senza che la vittima possa opporsi. La Corte ha concluso che le due discipline non sono in rapporto di specialità, ma operano in contesti procedurali diversi e con finalità differenti. Pertanto, la recente modifica dell’art. 131-bis c.p. non ha inciso sulla disciplina speciale del Giudice di Pace, che continua a trovare applicazione esclusiva nel suo ambito.

Conclusioni

La sentenza consolida due principi fondamentali:

1. La responsabilità proprietario cane è piena e discende da una precisa posizione di garanzia. Omettere le necessarie cautele (come guinzaglio e museruola in aree comuni) integra la colpa nel reato di lesioni.
2. Esiste un “doppio binario” per la tenuità del fatto: nei reati di competenza del Giudice di Pace, la volontà della persona offesa è decisiva e può impedire la chiusura del procedimento per tenuità, a differenza di quanto accade nei procedimenti ordinari dove la decisione spetta unicamente al giudice.

Quando è responsabile il proprietario di un cane che morde una persona?
Secondo la sentenza, la responsabilità sorge dalla violazione di norme cautelari e del generale dovere di diligenza. Il proprietario ha una “posizione di garanzia” che gli impone di adottare tutte le cautele necessarie (es. guinzaglio, museruola) per prevenire le reazioni dell’animale e proteggere i terzi, soprattutto in luoghi condivisi. La semplice proprietà instaura questo dovere.

La causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) si applica ai reati di competenza del Giudice di Pace?
No. La Corte ha stabilito che per tali reati si applica la disciplina speciale e autonoma prevista dall’art. 34 del d.lgs. n. 274/2000. Questo istituto, a differenza dell’art. 131-bis, ha una funzione eminentemente conciliativa e conferisce alla persona offesa un “potere di veto” che può impedire la declaratoria di improcedibilità.

È sufficiente la sola testimonianza della vittima per una condanna per lesioni?
La Corte ha ritenuto il motivo inammissibile perché contestava la ricostruzione dei fatti, cosa non permessa in sede di legittimità. Tuttavia, la sentenza evidenzia che le decisioni dei giudici di merito erano conformi e basate anche su ammissioni dello stesso imputato, rendendo la ricostruzione solida e non fondata esclusivamente sulla narrazione della parte offesa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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