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Responsabilità produttore alimenti: il caso del formaggio

Una sentenza della Corte di Cassazione chiarisce la responsabilità del produttore di alimenti in caso di contaminazione. Anche se la fonte del contagio (in questo caso, salmonella in un formaggio) è ignota, il produttore è responsabile se ha omesso i dovuti controlli per garantire la sicurezza del prodotto prima della vendita. La Corte ha annullato l’assoluzione iniziale, sottolineando che l’obbligo di controllo è un profilo di colpa autonomo e decisivo.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Responsabilità del Produttore di Alimenti: Oltre la Fonte della Contaminazione

La sicurezza alimentare è una priorità e la legge impone obblighi stringenti a chi produce e vende cibo. Ma cosa succede se un alimento contaminato causa un danno e la fonte originaria del contagio resta sconosciuta? Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta proprio questo tema, delineando i confini della responsabilità del produttore di alimenti. Il caso riguarda la vendita di formaggio contaminato da salmonella, che ha portato all’assoluzione in primo grado dei produttori perché non era stato possibile identificare con certezza l’origine dell’agente patogeno. La Suprema Corte, tuttavia, ha ribaltato la prospettiva, affermando un principio fondamentale: l’assenza di controlli adeguati sul prodotto finito costituisce una colpa autonoma, a prescindere da come la contaminazione sia avvenuta.

I Fatti del Caso: Dal Formaggio Contaminato al Tribunale

I titolari di una società agricola venivano accusati di lesioni colpose per aver messo in commercio formaggio contenente “Salmonella Enteritis”. Il consumo di tale prodotto aveva causato gastroenterite acuta e lesioni a diverse persone. Una delle vittime, a causa dello stato di debilitazione, era caduta riportando la rottura del femore. Nel corso del giudizio di primo grado, il Giudice di Pace aveva assolto gli imputati per insussistenza del fatto. La motivazione si basava sull’impossibilità di determinare la fonte esatta della contaminazione del latte crudo. Gli accertamenti avevano rivelato che solo due animali nell’allevamento erano portatori di salmonella e che la contaminazione avrebbe potuto essere accidentale, magari dovuta al contatto con specie avicole selvatiche. Il giudice aveva concluso che, essendo l’azienda in regola con le normative generali sulla lavorazione del latte, non si potesse ravvisare alcuna negligenza.

Il Ricorso per Cassazione e il Focus sulla Responsabilità del Produttore di Alimenti

La parte civile, una delle persone danneggiate, ha impugnato la sentenza di assoluzione davanti alla Corte di Cassazione. Il ricorso si fondava su due motivi principali, entrambi incentrati su un vizio di motivazione.

In primo luogo, si sosteneva che il giudice di merito avesse erroneamente focalizzato la sua analisi solo sulla ricerca della fonte del contagio, trascurando completamente un aspetto cruciale dell’accusa: l’omissione dei controlli e delle cautele necessarie nella produzione e vendita dell’alimento. La normativa di settore impone agli “operatori alimentari” piani di controllo specifici, anche contro la salmonella, per garantire che i prodotti immessi sul mercato siano sicuri.

In secondo luogo, il ricorso evidenziava come il giudice avesse ignorato una dichiarazione decisiva resa da uno degli imputati durante il processo. Quest’ultimo aveva ammesso che il tecnico incaricato dall’azienda non aveva mai effettuato alcun tipo specifico di controllo per la salmonella. Tale ammissione, secondo la difesa della parte civile, aveva un chiaro valore confessorio riguardo alla violazione degli obblighi di legge.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha ritenuto fondato il ricorso, annullando la sentenza impugnata ai soli effetti civili e rinviando il caso a un giudice civile per un nuovo esame. Il ragionamento della Corte è illuminante e stabilisce un punto fermo sulla responsabilità del produttore di alimenti.

Il vizio della sentenza di primo grado, secondo gli Ermellini, risiede proprio nell’aver omesso di considerare l’intero profilo di colpa contestato. L’accusa non riguardava solo l’aver causato la contaminazione, ma soprattutto l’aver messo in vendita un prodotto pericoloso in assenza dei dovuti “controlli e cautele”. La Corte ha specificato che l’obbligo di garantire la sicurezza alimentare è un dovere che va oltre la semplice identificazione della fonte del problema. Il produttore ha la responsabilità di implementare procedure di controllo efficaci per impedire che alimenti nocivi raggiungano il consumatore.

La motivazione del primo giudice è stata definita carente perché si è limitata a prendere atto della generica conformità dell’azienda alle normative, senza però verificare se fossero stati adottati i controlli specifici richiesti per prevenire rischi come la salmonella. La dichiarazione dell’imputato sull’assenza di tali controlli, ignorata dal primo giudice, diventa così un elemento probatorio di fondamentale importanza, che avrebbe dovuto essere attentamente valutato.

Conclusioni

Questa pronuncia rafforza il principio secondo cui la diligenza di un produttore alimentare non si esaurisce nel rispetto formale delle procedure generiche. È necessario un controllo attivo e specifico sui potenziali rischi legati al proprio ciclo produttivo. L’impossibilità di risalire alla causa scatenante di una contaminazione non esonera da responsabilità se, a valle, sono mancati i controlli che avrebbero potuto intercettare il prodotto pericoloso prima della sua commercializzazione. Per gli operatori del settore, questa sentenza rappresenta un monito chiaro: la sicurezza del consumatore dipende da una catena di controlli rigorosa e documentata, la cui omissione può avere gravi conseguenze legali, anche quando l’origine del problema è incerta.

Un produttore alimentare è responsabile se la fonte della contaminazione è accidentale e sconosciuta?
Sì, può esserlo. La sentenza chiarisce che la responsabilità non deriva solo dalla causa originaria della contaminazione, ma anche e soprattutto dall’omissione dei controlli necessari a impedire che un prodotto contaminato venga messo in commercio. L’assenza di cautele costituisce un profilo di colpa autonomo.

Cosa significa “vizio di omessa motivazione” in questo contesto?
Significa che il giudice di primo grado ha commesso un errore nel suo ragionamento perché ha ignorato un elemento cruciale dell’accusa: non ha valutato se i produttori avessero adottato tutte le cautele e i controlli previsti dalla legge sulla sicurezza alimentare, concentrandosi solo sull’impossibilità di identificare la fonte primaria della salmonella.

Qual è l’esito del processo dopo questa sentenza della Cassazione?
La sentenza penale di assoluzione è stata annullata limitatamente agli effetti civili. Ciò significa che il caso è stato rinviato a un giudice civile, il quale dovrà decidere nuovamente sulla richiesta di risarcimento del danno presentata dalla vittima, tenendo conto dei principi stabiliti dalla Cassazione sulla responsabilità del produttore per omessi controlli.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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