Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 45733 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 45733 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 05/11/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME COGNOME nato a COLLEDARA il 26/03/1971
avverso la sentenza del 02/04/2024 della CORTE APPELLO di SALERNO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME
RITENUTO IN FATTO E IN DIRITTO
letto il ricorso di NOME COGNOME ritenuto che il primo motivo di ricorso, con cui la difesa deduce omessa e manifesta illogicità della motivazione in punto di responsabilità, è manifestamente infondato considerato come la Corte, replicando alle omologhe censure difensive articolate con l’atto d’appello, ha posto a fondamento della conferma della sentenza di primo grado il dato, incontroverso, dell’accredito del provento della truffa confluita su una carta di cui era titolare; l’incameramento del profitto è stato perciò considerato dalla Corte d’appello, con argomentazione non manifestamente illogica, elemento di decisiva rilevanza al fine della responsabilità del beneficiario per il delitto di truffa, trattandosi di strumento indispensabile per la consumazione del reato, circostanza che impone di ascrivere al prevenuto un ruolo essenziale (cfr. Sez. 7, ord. n. 24562 del 18/4/2023, Montebello, non massimata) anche a prescindere dalla attribuibilità, al predetto, della condotta tipica; la struttur unitaria del reato concorsuale implica la combinazione di diverse volontà finalizzate alla produzione dello stesso evento, sicché ciascun compartecipe è chiamato a rispondere sia degli atti compiuti personalmente, sia di quelli compiuti dai correi nei limiti della concordata impresa criminosa per cui, quando l’attività del compartecipe si sia estrinsecata e inserita con efficienza causale nel determinismo produttivo dell’evento, fondendosi indissolubilmente con quella degli altri, l’evento verificatosi è da considerare come l’effetto dell’azione combinata di tutti i concorrenti, anche di quelli che non hanno posto in essere l’azione tipica del reato che deve essere considerato l’effetto della condotta combinata di tutti i concorrenti, anche di quelli che ne hanno posto in essere una parte priva dei requisiti di tipicità (cfr., Sez. 2 – , Sentenza n. 51174 de 01/10/2019, Rv. 278012, COGNOME; Sez. 5, Sentenza n. 40449 del 10/07/2009, Rv. 244916, COGNOME); Corte di Cassazione – copia non ufficiale
rilevato, con riguardo all’utilizzo della carta di cui era titolare il ricorrente puntualmente evidenziata dalla Corte d’appello, giova rilevare che nell’ordinamento processuale penale, a fronte dell’onere probatorio assolto dalla pubblica accusa, anche sulla base di presunzioni o massime di esperienza, spetta all’imputato allegare il contrario sulla base di concreti ed oggettivi elementi fattuali, poiché è l’imputato che, in considerazione del principio della c.d. “vicinanza della prova”, può acquisire o quanto meno fornire, tramite l’allegazione, tutti gli elementi per provare il fondamento della tesi difensiva (cfr., Sez. 2 , n 6734 del 30/01/2020, Bruzzese Virginia, Rv. 278373 – 01; Sez. 2, n. 20171 del
07/02/2013, COGNOME ed altro, Rv. 255916 – 01; Sez. 2, n. 7484 del 21/01/2014, PG e PC in proc. COGNOME, Rv. 259245 – 01; Sez. 5, n. 32937 del 19/05/2014, Stanciu Rv. 261657 – 01; Sez. 4, n. 12099 del 12/12/2018, Fiumefreddo, Rv. 275284 01);
ritenuto che il secondo e terzo motivo di ricorso che denunciano vizio di motivazione e violazione di legge circa l’eccessività della pena ed il diniego delle circostanze attenuanti generiche avendo la Corte d’appello motivato con riguardo sia alla oggettiva gravità del fatto; d’altro canto “le attenuanti generiche non possono essere intese come oggetto di benevola e discrezionale “concessione” del giudice, ma come il riconoscimento di situazioni non contemplate specificamente, non comprese cioè tra le circostanze da valutare ai sensi dell’art. 133 cod. pen., che presentano tuttavia connotazioni tanto rilevanti e speciali da esigere una più incisiva, particolare, considerazione ai fini della quantificazione della pena” (cfr., Sez. 2, n. 14307 del 14.3.2017, COGNOME; Sez. 2, n. 30228 del 5.6.2014, COGNOME); in definitiva, quindi, “la concessione delle attenuanti generiche deve essere fondata sull’accertamento di situazioni idonee a giustificare un trattamento di speciale benevolenza in favore dell’imputato; ne consegue che, quando la relativa richiesta non specifica gli elementi e le circostanze che, sottoposte alla valutazione del giudice, possano convincerlo della fondatezza e legittimità dell’istanza, l’onere di motivazione del diniego dell’attenuante è soddisfatto con il solo richiamo alla ritenuta assenza dagli atti di elementi positivi su cui fondare il riconoscimento del beneficio” (cfr., Sez. 3, n. 9836 del 17/11/2015, COGNOME, Rv. 266460 – 01; Sez. 3 – , n. 54179 del 17/07/2018, D., Rv. 275440 – 01); il giudice di merito, nel motivare il diniego della concessione delle attenuanti generiche, non deve necessariamente prendere in considerazione tutti gli elementi favorevoli o sfavorevoli dedotti dalle parti o rilevabili dagli atti, essendo sufficien che egli faccia riferimento a quelli da lui ritenuti decisivi o comunque rilevanti, rimanendo in tal modo disattesi o superati tutti gli altri da tale valutazione (cfr. Sez. 2 – , n. 23903 del 15/07/2020, Marigliano, Rv. 279549 – GLYPH 02; Corte di Cassazione – copia non ufficiale
Sez. 3 – , GLYPH n. 1913 del 20/12/2018, COGNOME, Rv. 275509 03;
Sez. 5, n. 43952 del 13/04/2017,
COGNOME,
Rv. 271269
01;
Sez. 2, n. 3896 del 20/01/2016, COGNOME, Rv. 265826 – 01);
rilevato che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali ed alla somma di euro tremila in favore delle Cassa delle ammende.
Così deciso in Roma, il 5 novembre 2024.