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Responsabilità ente 231: quando il modello non basta

La Cassazione ha confermato la condanna di una società per responsabilità ente 231, derivante da un reato di corruzione. I giudici hanno respinto il ricorso, chiarendo che la mera adozione di un modello organizzativo, se non correttamente introdotto nel processo, non è sufficiente a escludere la colpa. La Corte ha inoltre precisato che il vantaggio per l’ente può consistere anche in un risparmio di spesa e che il danno patrimoniale può derivare direttamente dall’accordo corruttivo.

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Pubblicato il 2 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Responsabilità Ente 231: La Cassazione Sottolinea l’Importanza delle Prove Processuali

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 26639/2024) offre spunti cruciali sulla responsabilità ente 231, confermando che la semplice adozione di un modello organizzativo non è sufficiente a esonerare una società da colpa se tale modello non viene correttamente introdotto e provato nel corso del processo. Il caso in esame, relativo a un reato di corruzione, dimostra come la corretta gestione processuale sia tanto importante quanto l’adozione di presidi di legalità interni.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria nasce da un’ipotesi di corruzione legata all’affidamento di un appalto pubblico per un sistema di videosorveglianza. Un dirigente di una società s.r.l. era stato accusato di aver corrisposto compensi illeciti al comandante della polizia municipale di un Comune per assicurarsi l’aggiudicazione di una gara e una successiva fornitura a trattativa privata.

In primo grado, il Tribunale aveva dichiarato la prescrizione per il reato di corruzione ma aveva comunque affermato la responsabilità amministrativa della società ai sensi del D.Lgs. 231/2001, condannandola a una sanzione pecuniaria. La Corte di Appello aveva parzialmente riformato la sentenza, riducendo la sanzione, ma confermando la responsabilità dell’ente. La società ha quindi proposto ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso e la Responsabilità Ente 231

La difesa della società ha basato il proprio ricorso su tre argomentazioni principali:

1. Mancata valutazione del modello organizzativo: La società sosteneva di essersi dotata di un modello organizzativo previsto dalla normativa e di averne chiesto la valutazione in giudizio, ma che i giudici di merito lo avessero erroneamente ignorato.
2. Responsabilità automatica: Secondo la ricorrente, la responsabilità dell’ente era stata affermata in modo automatico, senza una reale prova del vantaggio conseguito dal reato.
3. Motivazione apparente sulla sanzione: La difesa contestava la sanzione, ritenendo che non si fosse tenuto conto dell’assenza di un danno effettivo per il Comune.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, fornendo chiarimenti fondamentali su ciascuno dei punti sollevati.

La Prova del Modello Organizzativo nel Processo

Il punto più interessante della decisione riguarda la prova del modello organizzativo. La Corte ha spiegato che, per poter essere valutato dal giudice, un documento come il modello organizzativo deve essere formalmente acquisito agli atti del dibattimento. Non è sufficiente, come fatto dalla difesa, allegarlo alla lista dei testimoni. La legge processuale (art. 493 cod. proc. pen.) prevede che la richiesta di ammissione delle prove documentali debba essere fatta dopo l’esposizione introduttiva delle parti. In assenza di una tale richiesta formale, i giudici hanno correttamente ritenuto che il modello non fosse parte del materiale probatorio su cui basare la decisione.

Il Vantaggio per l’Ente e la Non Automaticità della Colpa

La Cassazione ha respinto l’idea che la responsabilità fosse stata affermata automaticamente. Al contrario, ha evidenziato come già il Tribunale avesse accertato in modo specifico il vantaggio ottenuto dalla società. Questo vantaggio non consisteva solo nell’aggiudicazione della gara, ma anche nella possibilità di ‘recuperare’ il ribasso d’asta attraverso una successiva fornitura diretta. Citando un precedente, la Corte ha ribadito che il criterio del ‘vantaggio’ previsto dall’art. 5 del D.Lgs. 231/2001 può essere integrato anche da un ‘esiguo, ma oggettivamente apprezzabile, risparmio di spesa’ o dalla ‘velocizzazione dell’attività d’impresa’.

La Sanzione e la Nozione di Danno

Infine, la Corte ha ritenuto non apparente la motivazione sulla sanzione. I giudici di appello avevano escluso la riduzione della pena perché il danno causato al Comune non era di particolare tenuità. La Cassazione ha sottolineato che, come emerso in primo grado, il danno patrimoniale per l’ente pubblico non derivava solo dal potenziale pagamento del prezzo, ma dall’intero accordo corruttivo. Infatti, il collaudo dell’impianto era stato effettuato ‘a tavolino’ prima ancora che i lavori iniziassero, e le installazioni successive avevano creato ‘notevoli problemi’ al Comune. Questo costituisce un danno patrimoniale concreto, indipendentemente dal fatto che i pagamenti fossero stati interrotti.

Le Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante monito per le aziende. Non è sufficiente adottare un modello organizzativo 231; è indispensabile essere in grado di dimostrarne l’effettiva adozione e applicazione in un eventuale giudizio. La decisione chiarisce che le regole processuali sono inderogabili: la documentazione a difesa deve essere introdotta secondo le forme e i tempi previsti dal codice. Inoltre, la Corte conferma un’interpretazione ampia del concetto di ‘vantaggio’ per l’ente, includendovi anche benefici non strettamente monetari, e della nozione di ‘danno’, che può sussistere anche in assenza di un esborso finanziario diretto da parte della persona offesa.

È sufficiente depositare il proprio modello organizzativo 231 con la lista testi per essere esonerati da responsabilità?
No, la Cassazione chiarisce che il modello deve essere formalmente acquisito agli atti del processo su richiesta della parte, secondo le regole del codice di procedura penale (art. 493 c.p.p.). Il semplice deposito con la lista testimoni non è sufficiente a renderlo parte del fascicolo del dibattimento.

La responsabilità dell’ente scatta solo se ottiene un grande vantaggio economico dal reato?
No, la sentenza ribadisce che per configurare la responsabilità dell’ente è sufficiente un vantaggio anche esiguo, ma oggettivamente apprezzabile. Questo può consistere anche in un risparmio di spesa o in una velocizzazione dell’attività d’impresa.

Se l’ente pubblico danneggiato non ha pagato per la fornitura, si può escludere il danno patrimoniale?
No, la Corte ha stabilito che il danno patrimoniale può esistere anche in assenza di pagamento. Nel caso specifico, il danno derivava dall’accordo corruttivo stesso, che ha portato a un collaudo fittizio (‘a tavolino’) e all’installazione di un impianto che ha creato notevoli problemi al Comune, indipendentemente dal pagamento del compenso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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