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Responsabilità datore di lavoro: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un datore di lavoro condannato per le lesioni personali colpose subite da un dipendente. L’infortunio è avvenuto a causa della violazione delle norme sulla sicurezza, in particolare per il trasporto del lavoratore sul cassone di un trattore. La sentenza consolida i principi sulla responsabilità del datore di lavoro e chiarisce i limiti dell’impugnazione in Cassazione per questioni come la provvisionale e la valutazione delle prove.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Responsabilità Datore di Lavoro: Infortunio in Vigna, la Cassazione Conferma la Condanna

La responsabilità del datore di lavoro in materia di sicurezza è un pilastro del nostro ordinamento giuridico, costantemente al centro del dibattito giurisprudenziale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 10472/2024) ha ribadito principi fondamentali in questo ambito, dichiarando inammissibile il ricorso di un imprenditore agricolo condannato per le lesioni subite da un suo dipendente. Il caso offre spunti cruciali sulla valutazione delle prove, la concessione delle attenuanti e i limiti del giudizio di legittimità.

I Fatti: L’infortunio sul Lavoro e la Violazione delle Norme di Sicurezza

Il caso ha origine da un grave infortunio occorso a un lavoratore agricolo durante la sua attività in una vigna. Secondo la ricostruzione accolta dai giudici di merito, l’uomo è caduto rovinosamente dal cassone di un rimorchio trainato da una trattrice. L’incidente è stato attribuito direttamente alla condotta del datore di lavoro, il quale non aveva adottato le misure di prevenzione e protezione necessarie, violando in particolare il divieto esplicito di trasportare i lavoratori su mezzi non idonei.

L’imputato, nel corso del processo, aveva fornito una versione alternativa, sostenendo che il dipendente fosse caduto da un furgone di proprietà dell’azienda e non dal trattore. Tuttavia, questa tesi non ha convinto i giudici.

La Decisione della Corte d’Appello

La Corte d’Appello di Torino, pur concedendo all’imputato il beneficio della sospensione condizionale della pena, aveva confermato nel resto la sentenza di primo grado, ribadendo la sua responsabilità per il reato di lesioni personali colpose, aggravate dalla violazione della normativa prevenzionistica. I giudici di secondo grado avevano inoltre confermato la condanna al pagamento di una provvisionale di 30.000 euro a favore della parte lesa.

Il Ricorso in Cassazione e la Responsabilità Datore di Lavoro

Contro la sentenza d’appello, la difesa dell’imputato ha proposto ricorso per cassazione, basandolo su tre motivi principali:

1. Erronea motivazione sulla provvisionale: Si contestava la mancata revoca della provvisionale, sostenendo che la persona offesa avesse già ottenuto un risarcimento dall’INAIL e che una consulenza tecnica avesse escluso un danno permanente.
2. Erronea valutazione delle prove: La difesa lamentava che la Corte avesse fondato la sua decisione sulla testimonianza della parte civile e dei suoi familiari senza valutarne adeguatamente l’attendibilità, a fronte della versione alternativa fornita dall’imputato.
3. Mancato riconoscimento delle attenuanti generiche: Si criticava il diniego delle attenuanti generiche previste dall’art. 62-bis del codice penale.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni suo punto, fornendo chiarimenti importanti.

Sul primo motivo, i giudici hanno ribadito un principio consolidato: la statuizione sulla concessione e quantificazione di una provvisionale in sede penale ha natura discrezionale e delibativa, non è destinata a passare in giudicato e, pertanto, non è impugnabile in Cassazione. La liquidazione definitiva del danno è demandata al giudice civile. Inoltre, la Corte ha sottolineato che l’appellante non aveva fornito alcuna prova del presunto risarcimento INAIL.

In merito al secondo motivo, la Suprema Corte ha qualificato le doglianze come un tentativo inammissibile di ottenere una nuova valutazione dei fatti, preclusa in sede di legittimità. La sentenza impugnata, secondo la Cassazione, aveva fornito una motivazione logica e coerente, evidenziando le numerose incongruenze nella versione dell’imputato (smentita anche dai tabulati telefonici) e la credibilità del racconto della persona offesa, riscontrato da altri elementi. La responsabilità del datore di lavoro è stata quindi legittimamente confermata sulla base della ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito.

Infine, anche il terzo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha ricordato che, a seguito della riforma del 2008, il solo stato di incensuratezza non è più sufficiente per la concessione delle attenuanti generiche. Il diniego era stato correttamente motivato dalla Corte territoriale in base alla gravità della condotta e all’intensità della colpa dell’imputato.

Le Conclusioni: Principi Consolidati e Implicazioni Pratiche

La sentenza in esame rafforza alcuni capisaldi in materia di diritto penale del lavoro e processuale. In primo luogo, conferma che la responsabilità del datore di lavoro per la sicurezza dei dipendenti è un obbligo inderogabile, la cui violazione, in caso di infortunio, porta a conseguenze penali significative. In secondo luogo, delinea nettamente i confini del giudizio di Cassazione, che non può trasformarsi in un terzo grado di merito per ridiscutere i fatti. Infine, ribadisce che le decisioni sulla provvisionale e sulla concessione delle attenuanti generiche, se adeguatamente motivate, sono insindacabili in sede di legittimità. Per gli operatori del diritto e per le aziende, questa pronuncia è un monito a non sottovalutare mai gli obblighi di prevenzione e a strutturare le difese processuali nel rispetto dei limiti di ogni grado di giudizio.

È possibile impugnare in Cassazione la quantificazione di una provvisionale decisa in sede penale?
No, la Corte di Cassazione ha ribadito che la statuizione relativa alla concessione e quantificazione di una provvisionale è una decisione di natura discrezionale e meramente delibativa, non impugnabile con ricorso per cassazione. La liquidazione effettiva e integrale del risarcimento è demandata al giudice civile.

Una versione dei fatti alternativa fornita dal datore di lavoro può escludere la sua responsabilità?
No, se tale versione viene ritenuta non credibile e smentita da altri elementi probatori. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto la versione dell’imputato (caduta da un furgone) illogica e contraddetta dai tabulati telefonici, confermando la ricostruzione basata sulla testimonianza della persona offesa (caduta dal cassone di un trattore) e consolidando così la responsabilità del datore di lavoro.

L’assenza di precedenti penali (incensuratezza) è sufficiente per ottenere le attenuanti generiche?
No. La Corte ha confermato che, specialmente dopo la riforma legislativa del 2008, il solo stato di incensuratezza dell’imputato non è sufficiente per la concessione delle attenuanti generiche. Il giudice deve valutare la presenza di elementi di segno positivo, cosa che in questo caso è stata esclusa a causa della gravità della condotta e del grado della colpa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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