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Responsabilità datore di lavoro: infortunio mortale

La Corte di Cassazione conferma la condanna per omicidio colposo a carico di un datore di lavoro per la morte di un operaio, caduto da un ponteggio insicuro. La sentenza chiarisce che la responsabilità del datore di lavoro sussiste anche se l’incidente è innescato da un evento ‘fatale’ o imprevedibile, qualora siano state omesse le misure di sicurezza preventive che avrebbero neutralizzato il rischio.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Responsabilità Datore di Lavoro: Infortunio Mortale e il Principio della ‘Fatalità’

La Corte di Cassazione, con la sentenza in esame, ribadisce un principio cardine in materia di sicurezza sul lavoro: la responsabilità del datore di lavoro non viene meno neanche di fronte a un evento ‘fatale’ o imprevedibile, se alla base dell’incidente vi è una violazione delle norme cautelari. Questo caso riguarda la tragica morte di un operaio a seguito del cedimento di un ponteggio e offre spunti cruciali sul nesso di causalità e gli obblighi di prevenzione.

I Fatti del Caso: Un Infortunio Mortale in Cantiere

Il titolare di un’impresa edile è stato condannato in primo e secondo grado per omicidio colposo ai danni di un suo dipendente. L’operaio era deceduto cadendo da un ponteggio a sbalzo che aveva ceduto improvvisamente. Le accuse mosse all’imputato erano precise e gravi:
* Omissione nel verificare che il ponteggio fosse stabile e basato su calcoli idonei.
* Mancato ancoraggio delle tavole del piano di calpestio alla muratura.
* Assenza del piano di montaggio, uso e smontaggio (PiMUS), obbligatorio per i lavori in quota.

La difesa aveva tentato di sostenere che l’incidente fosse dovuto a un evento imprevedibile, ovvero l’allentamento di un bullone, forse per un atto di manomissione da parte di terzi o per una fatalità, e che il lavoratore si fosse recato sul cantiere di sua iniziativa.

La Decisione dei Giudici di Merito

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno rigettato la tesi difensiva, confermando la condanna. I giudici hanno ritenuto provato il rapporto di lavoro e accertato che la causa del cedimento non risiedeva tanto nell’allentamento del singolo bullone, quanto nella generale precarietà della struttura. In particolare, è emerso che l’imputato aveva omesso di installare un componente essenziale (un tubo diagonale di supporto) che avrebbe garantito la stabilità del ponteggio anche in caso di cedimento di un altro elemento, come il bullone in questione.

Il Ricorso in Cassazione e la Responsabilità del Datore di Lavoro

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, basandosi su tre motivi principali:
1. Contraddittorietà della motivazione: I giudici avrebbero riconosciuto che l’allentamento del bullone era una ‘fatalità’, ma avrebbero comunque affermato la colpa dell’imputato.
2. Violazione di legge: Mancanza di prova che il cedimento fosse diretta conseguenza delle violazioni contestate.
3. Vizio di motivazione sul trattamento sanzionatorio: La Corte non avrebbe adeguatamente motivato il diniego di una maggiore riduzione della pena.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per manifesta infondatezza, fornendo chiarimenti fondamentali.

Il punto centrale della decisione riguarda il nesso di causalità. Secondo gli Ermellini, l’argomentazione difensiva era errata perché si concentrava sull’evento scatenante (il bullone allentato) invece che sulla violazione delle norme di sicurezza a monte. La responsabilità del datore di lavoro deriva dal non aver predisposto un ponteggio sicuro, dotato di tutti i requisiti di sicurezza. Le norme cautelari sono pensate proprio per neutralizzare i rischi, inclusi quelli derivanti da eventi rari, imprevedibili o ‘fatali’.

In altre parole, la contestazione non era ‘perché il bullone si è allentato’, ma ‘perché il ponteggio non era strutturalmente sicuro a prescindere da quel bullone’. L’omissione dell’installazione del tubo diagonale è stata la vera causa giuridica dell’evento, perché se fosse stato presente, il ponteggio non sarebbe crollato.

La Corte ha specificato che la ‘fatalità’ dell’evento scatenante è stata logicamente considerata dai giudici di merito non per escludere la colpa, ma per mitigare la pena, adeguandola alla gravità effettiva del fatto.

Infine, anche il motivo sul bilanciamento delle circostanze è stato respinto, in quanto la decisione del giudice di merito era stata sufficientemente motivata e non arbitraria, tenendo conto delle aggravanti specifiche legate alla violazione delle norme sulla sicurezza.

Le Conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale: la prevenzione è il pilastro della sicurezza sul lavoro. La responsabilità del datore di lavoro è di natura oggettiva e non può essere esclusa invocando la fatalità o l’imprevedibilità di un singolo anello debole della catena, se l’intera catena è stata costruita in violazione delle norme. L’obbligo del datore di lavoro è quello di prevedere e prevenire ogni potenziale rischio, anche quello che appare più remoto, attraverso la scrupolosa applicazione di tutte le misure di sicurezza imposte dalla legge. Un evento sfortunato non assolve chi ha creato le condizioni strutturali perché quell’evento potesse avere conseguenze tragiche.

Un evento imprevedibile o una ‘fatalità’, come l’allentamento di un bullone, può escludere la responsabilità del datore di lavoro in caso di infortunio?
No. Secondo la Corte, se il datore di lavoro ha omesso di adottare le misure di sicurezza previste dalla legge (come predisporre un ponteggio a norma), la sua responsabilità non è esclusa. Tali misure sono intese proprio a prevenire incidenti che potrebbero derivare anche da eventi rari o imprevedibili.

È sufficiente per la difesa riproporre in Cassazione gli stessi motivi già respinti in Appello?
No. I motivi di ricorso in Cassazione non possono essere una mera ripetizione di quanto già discusso e respinto in appello. Devono invece costituire una critica argomentata e specifica contro la sentenza impugnata, evidenziando vizi di legge o di motivazione. In caso contrario, il ricorso viene dichiarato inammissibile.

In che modo la ‘fatalità’ di un evento può influire sulla decisione del giudice?
Nel caso di specie, la Corte ha chiarito che la ‘fatalità’ dell’evento scatenante (l’allentamento del bullone) non elimina la colpa dell’imputato, ma può essere considerata per mitigare la pena. Il giudice può tenerne conto per adeguare la sanzione alla gravità complessiva del fatto, riconoscendo che l’evento generatore del rischio era un’evenienza rara.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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