LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Responsabilità conducente: investito vicino alle strisce

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22833/2024, ha confermato la condanna di un autista di autobus per l’omicidio colposo di un pedone. Il caso analizza la responsabilità conducente, chiarendo che essa sussiste anche se il pedone attraversa non esattamente sulle strisce, ma nelle loro vicinanze. La colpa del guidatore viene esclusa solo se la condotta della vittima risulta eccezionale e imprevedibile, e se vi era un’oggettiva impossibilità di avvistamento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Responsabilità conducente: investire un pedone vicino alle strisce non esclude la colpa

La responsabilità conducente in caso di investimento di un pedone è un tema complesso e delicato, che impone un altissimo standard di prudenza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 22833/2024) ha ribadito principi fondamentali, confermando la condanna di un autista di un mezzo pubblico per l’omicidio colposo di un pedone anziano. L’analisi della Corte offre spunti cruciali per comprendere i doveri di chi si mette al volante, specialmente in contesti urbani e in prossimità di attraversamenti pedonali.

Il Caso: Un Tragico Investimento Urbano

I fatti riguardano un autista di autobus che, durante il servizio di linea, investiva mortalmente un pedone impegnato nell’attraversamento di una piazza. L’autista veniva condannato in primo e secondo grado. La sua difesa, tuttavia, sosteneva che la colpa fosse da attribuire esclusivamente alla vittima. Secondo la tesi difensiva, il pedone avrebbe attraversato in modo negligente e imprudente, non sulle strisce pedonali, sbucando all’improvviso da dietro ostacoli visivi (alberi e un’auto parcheggiata) e finendo in un ‘punto cieco’ non coperto dallo specchietto retrovisore. Si ipotizzava inoltre che la morte potesse essere stata causata da una caduta accidentale dovuta all’età avanzata, piuttosto che dall’impatto con il mezzo.

L’Analisi della Cassazione e la responsabilità conducente

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando la condanna e delineando con chiarezza i confini della responsabilità conducente. I giudici hanno sottolineato che, per escludere la colpa del guidatore, non è sufficiente dimostrare una condotta imprudente del pedone. È necessario che il comportamento di quest’ultimo si ponga come una causa eccezionale, atipica, imprevista e imprevedibile dell’evento, tale da interrompere il nesso causale con la guida del veicolo.

Il Principio di “Avvistabilità” del Pedone

Il fulcro della decisione ruota attorno al concetto di “avvistabilità”. La Cassazione afferma che la responsabilità del conducente viene meno solo se si trova nell'”oggettiva impossibilità di avvistare il pedone e di osservarne tempestivamente i movimenti”. Il guidatore ha un dovere costante di ispezionare la strada e di prevedere le situazioni di pericolo. La presenza di un attraversamento pedonale, anche se non direttamente utilizzato dalla vittima, impone un obbligo di massima prudenza e di moderare la velocità a un livello tale da poter arrestare il veicolo in ogni circostanza.

L’Irrilevanza dell’Attraversamento Fuori dalle Strisce

Un punto chiave della sentenza è che l’obbligo di prudenza non si limita al solo spazio delle strisce zebrate. La giurisprudenza consolidata, richiamata dalla Corte, stabilisce che il conducente deve prestare la massima attenzione e mantenere una velocità moderata anche solo “in prossimità” degli attraversamenti pedonali. Il fatto che il pedone attraversi nelle vicinanze e non esattamente sulle strisce è considerato irrilevante ai fini della valutazione della colpa del conducente.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte Suprema ha ritenuto infondate le argomentazioni della difesa. In primo luogo, ha dichiarato inammissibile il motivo di ricorso basato sul presunto travisamento della consulenza tecnica, poiché non era stata trascritta integralmente, violando il principio di autosufficienza del ricorso. Nel merito, i giudici hanno stabilito che la condotta del pedone anziano non poteva essere considerata imprevedibile; al contrario, un conducente diligente avrebbe dovuto prevedere la possibile presenza di persone in fase di attraversamento in un centro abitato. La tesi del “punto cieco” è stata respinta perché l’impatto era avvenuto quando il pedone aveva già iniziato la manovra di attraversamento, rendendolo quindi visibile prima che potesse entrare in un’area non coperta dagli specchietti. Infine, riguardo alla causa della morte, la Corte ha ritenuto adeguata la valutazione dei giudici di merito, basata sulla consulenza medico-legale che giudicava le lesioni compatibili con uno schiacciamento, e rafforzata dalla testimonianza di un passeggero che aveva avuto la sensazione che il mezzo fosse passato sopra un ostacolo.

Conclusioni: L’Onere della Prova e la Prudenza al Volante

Questa sentenza riafferma un principio cardine della circolazione stradale: sul conducente grava un dovere di protezione verso gli utenti più deboli della strada, come i pedoni. La responsabilità conducente in caso di investimento è presunta, e per superare tale presunzione non basta invocare un concorso di colpa della vittima. È necessario fornire la prova rigorosa che la condotta del pedone sia stata talmente anomala e improvvisa da rendere l’incidente inevitabile anche per il guidatore più prudente e attento. La decisione serve da monito: la guida non è solo un’abilità tecnica, ma un’attività che richiede la massima attenzione e la capacità di prevedere e prevenire costantemente le potenziali situazioni di pericolo.

Un conducente è sempre responsabile se investe un pedone che attraversa fuori dalle strisce pedonali?
No, non sempre, ma la sua responsabilità è esclusa solo in circostanze molto rigorose. È necessario che la condotta del pedone sia una causa eccezionale, atipica, imprevista e imprevedibile dell’evento, e che il conducente si sia trovato nell’oggettiva impossibilità di avvistarlo e di reagire in tempo. La semplice circostanza che l’attraversamento avvenga fuori dalle strisce non è, di per sé, sufficiente a escludere la colpa del guidatore.

Cosa si intende per “avvistabilità” del pedone e perché è importante?
Per “avvistabilità” si intende la possibilità oggettiva per il conducente di vedere il pedone e i suoi movimenti in tempo utile per prevenire l’investimento. È un concetto cruciale perché, se il pedone è avvistabile, scatta per il conducente l’obbligo di porre in essere tutte le manovre necessarie per evitare il pericolo (moderare la velocità, fermarsi). La colpa del conducente può essere esclusa solo se dimostra che, per motivi estranei alla sua diligenza, era oggettivamente impossibile avvistare la vittima.

La difesa del “punto cieco” dello specchietto retrovisore può escludere la colpa del conducente?
In questo caso specifico, la Corte ha ritenuto che tale difesa non fosse valida per escludere la colpa. La motivazione è che l’impatto è avvenuto quando il pedone aveva già iniziato l’attraversamento della carreggiata, il che implica che doveva essere visibile al conducente prima di entrare in un eventuale “punto cieco”. Il dovere del conducente è quello di ispezionare costantemente la strada di fronte a sé, non potendo fare affidamento esclusivo sugli specchietti per pericoli che si manifestano frontalmente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati