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Responsabilità concorsuale: durata della presenza e dolo

Un soggetto partecipa per soli 24 secondi a un’aggressione di gruppo. Il Tribunale del riesame esclude la sua responsabilità per omicidio, ma la Corte di Cassazione annulla la decisione. Secondo la Suprema Corte, in tema di responsabilità concorsuale, la breve durata della partecipazione non è un elemento decisivo per escludere il dolo, specialmente a fronte di testimonianze coerenti che indicano un coinvolgimento attivo. La Corte ha inoltre stabilito che prove video incomplete non possono essere utilizzate per invalidare le narrazioni testimoniali.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Responsabilità concorsuale: basta esserci per pochi secondi?

La responsabilità concorsuale in un reato di gruppo è un tema complesso. Può una presenza di pochi secondi sul luogo del delitto essere sufficiente per affermare un contributo penalmente rilevante? A questa domanda ha risposto la Corte di Cassazione con una recente ordinanza, annullando la decisione di un Tribunale del riesame che aveva escluso la gravità indiziaria per un indagato basandosi proprio sulla brevità della sua partecipazione a una violenta aggressione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’aggressione perpetrata da un gruppo di cinque persone ai danni di un agente di polizia. Durante il pestaggio, uno degli aggressori veniva a mancare a seguito di un colpo di pistola esploso dalla vittima. Tra i partecipanti vi era un indagato la cui presenza attiva sulla scena, secondo le ricostruzioni, era durata solo 24 secondi prima dello sparo fatale. Il Tribunale del riesame, valorizzando la brevità di tale lasso temporale e il fatto che lo stesso indagato avesse successivamente impedito al nipote di sparare all’agente, aveva escluso la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza per il reato più grave, sostituendo la custodia in carcere con gli arresti domiciliari per un’imputazione minore.

Il Ricorso del Pubblico Ministero e la questione sulla responsabilità concorsuale

Il Procuratore della Repubblica ricorreva per cassazione, lamentando l’illogicità e la contraddittorietà della motivazione del Tribunale. Secondo l’accusa, la valutazione della responsabilità concorsuale non può essere ridotta a un mero calcolo cronologico. La partecipazione a un’azione violenta di gruppo, anche se breve, può costituire un contributo determinante, rafforzando il proposito criminoso altrui e indebolendo la capacità di difesa della vittima. Inoltre, il Pubblico Ministero sottolineava come il Tribunale avesse svalutato le testimonianze oculari, che parlavano di cinque aggressori, sulla base di filmati incompleti che non riprendevano le fasi cruciali del pestaggio. Infine, si contestava la logica di desumere l’assenza di dolo omicida da un’azione successiva e distinta, come l’aver disarmato il nipote, avvenuta dopo il decesso di un altro congiunto.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno censurato il ‘palese malgoverno delle risultanze indiziarie’ da parte del Tribunale del riesame. Il punto centrale della decisione è l’errata svalutazione delle prove testimoniali a fronte di prove video parziali. La Corte ha affermato che è ‘palesemente illogico’ sostenere che immagini incomplete possano smentire narrazioni testimoniali convergenti, specialmente quando le stesse immagini confermano che la scena non è stata ripresa nella sua interezza. Il ‘clou del pestaggio’, infatti, era coperto solo dall’audio, dal quale emergevano chiaramente i rumori della colluttazione e le grida di aiuto della vittima. La Cassazione ha inoltre evidenziato come la stessa persona offesa avesse dichiarato di essere stata aggredita da ‘altri soggetti che si univano ai due per colpirlo’, una dichiarazione ritenuta attendibile dallo stesso Tribunale, che cadeva così in contraddizione. La breve durata della presenza, pertanto, non può essere un argomento sufficiente per escludere a priori il contributo concorsuale.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale in materia di concorso di persone nel reato: la valutazione del contributo di ciascun correo deve essere complessiva e non può basarsi su massime d’esperienza astratte, come quella che lega la responsabilità alla durata della presenza. In un contesto di aggressione di gruppo, anche una partecipazione fugace può essere determinante. La Corte ha quindi annullato il provvedimento impugnato, rinviando gli atti al Tribunale del riesame per una nuova e più logica valutazione della posizione dell’indagato, tenendo conto di tutte le prove disponibili e non solo di quelle frammentarie.

La breve durata della partecipazione a un’aggressione di gruppo esclude automaticamente la responsabilità penale?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che una presenza molto breve sul luogo del reato non è, di per sé, sufficiente a escludere la responsabilità concorsuale, soprattutto quando altre prove, come le testimonianze oculari, indicano un coinvolgimento attivo nell’azione criminosa.

Le prove video incomplete possono essere usate per smentire delle testimonianze oculari concordanti?
No, la Corte ha stabilito che è manifestamente illogico utilizzare filmati parziali, che non riprendono i momenti cruciali di un evento, per confutare le dichiarazioni coerenti e concordanti rese da testimoni oculari e dalla stessa persona offesa.

Un’azione successiva che impedisce un ulteriore reato può annullare l’intenzione criminosa (dolo) relativa a un fatto già commesso?
L’ordinanza suggerisce di no. Il fatto che l’indagato, in un momento successivo, abbia disarmato un parente non è stato ritenuto un elemento decisivo per escludere il suo dolo omicida nella precedente fase dell’aggressione, trattandosi di due condotte distinte e separate nel tempo e nel contesto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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