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Responsabilità committente: quando è inammissibile?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso del presidente di una cooperativa, condannato per le lesioni a un operaio. L’ordinanza ribadisce la responsabilità committente per la sicurezza sul lavoro, anche in presenza di un’impresa appaltatrice, e chiarisce che la riproposizione di motivi già rigettati in appello rende il ricorso inammissibile, impedendo anche la declaratoria di prescrizione.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Responsabilità del Committente per Infortuni: La Cassazione Dichiara Inammissibile il Ricorso

La responsabilità committente in materia di sicurezza sul lavoro è un principio cardine del nostro ordinamento, volto a garantire la massima tutela a chiunque operi all’interno di un ambiente di lavoro. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 12587/2024) offre spunti cruciali su questo tema, chiarendo non solo gli obblighi del committente ma anche i requisiti di ammissibilità di un ricorso in sede di legittimità.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda il presidente del consiglio di amministrazione di una cooperativa ortofrutticola, nella sua veste di committente di lavori edili all’interno di un magazzino. Durante tali lavori, un operaio dipendente della ditta appaltatrice subiva lesioni personali a causa della caduta di una pila di cassette di legno. Tali cassette, poste vicino all’area di cantiere, non erano state adeguatamente protette o ancorate, violando le norme sulla sicurezza dei luoghi di lavoro (D.Lgs. 81/2008).

Condannato nei primi due gradi di giudizio, il committente proponeva ricorso per cassazione, sostenendo diversi motivi a sua difesa.

I Motivi del Ricorso e la Responsabilità Committente

L’imputato basava il suo ricorso su quattro punti principali:
1. La mancata conoscenza del fatto che una parete della cella, dove erano stoccate le cassette, sarebbe stata abbattuta.
2. L’erronea attribuzione di responsabilità legata al luogo di lavoro, anziché alla sicurezza del cantiere, di competenza dell’appaltatore.
3. L’esclusiva responsabilità del coordinatore per la sicurezza.
4. La richiesta di declaratoria di estinzione del reato per avvenuta prescrizione.

Tuttavia, la Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso interamente inammissibile.

Le Motivazioni della Decisione

La Suprema Corte ha fornito una motivazione chiara e strutturata, fondamentale per comprendere i limiti della responsabilità committente e le regole procedurali.

In primo luogo, il ricorso è stato giudicato inammissibile perché si limitava a riproporre pedissequamente le stesse argomentazioni già presentate e respinte dalla Corte d’Appello. Un ricorso per cassazione non può essere una semplice ripetizione dei motivi di appello, ma deve contenere una critica specifica e argomentata contro le motivazioni della sentenza impugnata. In assenza di ciò, il ricorso è considerato generico e, quindi, inammissibile.

Nel merito, la Corte ha confermato la correttezza della decisione dei giudici di secondo grado. La responsabilità committente non viene meno per il solo fatto di aver affidato i lavori a un’impresa esterna. Le norme antinfortunistiche, infatti, sono dettate a tutela non solo dei lavoratori, ma anche dei terzi che si trovano nell’ambiente di lavoro. L’imputato, in qualità di legale rappresentante della cooperativa che aveva ordinato la demolizione, avrebbe dovuto essere a conoscenza dei rischi derivanti da un’area di cantiere non adeguatamente separata dal resto del magazzino.

È stato inoltre sottolineato che la presenza di un coordinatore per la sicurezza non esonera il committente dai propri obblighi, specialmente quando la violazione riguarda norme generali sulla sicurezza del luogo di lavoro (art. 63 D.Lgs. 81/2008), come la protezione da caduta di materiali.

Infine, e questo è un punto di grande rilevanza processuale, l’inammissibilità del ricorso ha impedito alla Corte di dichiarare l’estinzione del reato per prescrizione, sebbene questa fosse maturata dopo la sentenza d’appello. La giurisprudenza consolidata (Sez. U, n. 32/2000) stabilisce che un ricorso inammissibile non instaura un valido rapporto processuale e preclude la possibilità di rilevare cause di non punibilità sopravvenute.

Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce due principi fondamentali. Il primo è sostanziale: la responsabilità committente è un dovere non delegabile che impone un’attenta vigilanza sulla sicurezza dell’intero ambiente di lavoro, anche nelle aree interessate da lavori appaltati a terzi. Il secondo è processuale: il ricorso per cassazione deve essere uno strumento di critica giuridica puntuale e non una sterile riproposizione di argomentazioni fattuali già esaminate e rigettate. L’inosservanza di questa regola conduce a una declaratoria di inammissibilità che può avere conseguenze definitive, come impedire la declaratoria di prescrizione del reato.

Quando un ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, tra le altre cose, si limita a riproporre le stesse argomentazioni già dedotte in appello e puntualmente respinte dalla Corte di merito, senza confrontarsi criticamente con le motivazioni della sentenza impugnata.

La responsabilità del committente per un infortunio è esclusa se è presente un coordinatore per la sicurezza?
No. La presenza di un coordinatore per la sicurezza non esclude la responsabilità del committente, il quale rimane titolare di specifici obblighi di legge. Nel caso di specie, la violazione contestata riguardava norme che l’imputato, in qualità di committente, era tenuto a osservare.

Se il reato si prescrive dopo la sentenza d’appello, la Cassazione può dichiararne l’estinzione?
No, se il ricorso per cassazione viene dichiarato inammissibile per manifesta infondatezza dei motivi. L’inammissibilità del ricorso preclude la formazione di un valido rapporto di impugnazione e impedisce alla Corte di rilevare e dichiarare cause di non punibilità, come la prescrizione maturata successivamente alla sentenza di secondo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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