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Responsabilità amministratore sito e diffamazione online

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un amministratore di un sito web, condannato per diffamazione aggravata. La Corte ha ribadito che la specifica responsabilità amministratore sito prevista dall’art. 57 c.p. è limitata alle sole testate giornalistiche telematiche registrate, escludendo altre piattaforme come blog o forum. L’inammissibilità del ricorso, dovuta anche alla presentazione di motivi di fatto, ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 12 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Responsabilità amministratore sito: la Cassazione chiarisce i limiti per la diffamazione

La questione della responsabilità amministratore sito per contenuti diffamatori pubblicati da terzi è un tema di grande attualità nell’era digitale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fornisce un’importante chiave di lettura, distinguendo nettamente la posizione di chi gestisce un blog o un forum da quella del direttore di una testata giornalistica online registrata. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere i confini della responsabilità penale nel mondo del web.

I Fatti del Caso

La vicenda giudiziaria ha origine dalla condanna di un soggetto per il reato di diffamazione aggravata, confermata sia in primo grado dal Tribunale sia in appello. L’imputato, in qualità di gestore di un sito internet, era stato ritenuto penalmente responsabile per contenuti lesivi della reputazione altrui. Ritenendo ingiusta la condanna, ha proposto ricorso per Cassazione, basandolo principalmente su due motivi: il primo, di natura fattuale, mirava a una riconsiderazione degli eventi; il secondo, di natura giuridica, contestava l’applicabilità della normativa sulla responsabilità del direttore responsabile ai gestori di siti web non giornalistici.

La Decisione della Corte di Cassazione

Con l’ordinanza in esame, la Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Questa decisione si fonda su una duplice valutazione. In primo luogo, i giudici hanno ribadito un principio cardine del processo di legittimità: la Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti del processo, ma solo verificare la corretta applicazione della legge. Pertanto, il primo motivo del ricorso è stato respinto perché intendeva sollevare censure di merito, non consentite in tale sede. In secondo luogo, e questo è il cuore della decisione, la Corte ha giudicato il secondo motivo come manifestamente infondato.

Le Motivazioni: la distinta responsabilità amministratore sito

Il punto centrale delle motivazioni riguarda l’interpretazione dell’articolo 57 del codice penale, che disciplina la ‘Responsabilità per reati commessi col mezzo della stampa’. La Corte ha chiarito che questa norma, anche nella sua estensione al mondo digitale, si applica esclusivamente alle testate giornalistiche telematiche regolarmente registrate. Non può, invece, essere estesa per analogia ad altre forme di comunicazione online come forum, blog, newsletter, newsgroup, mailing list o social network.

La Cassazione, richiamando un suo precedente orientamento (sentenza n. 16751 del 2018), ha sottolineato che la figura del ‘direttore responsabile’ e gli obblighi di controllo che ne derivano sono specifici del mondo giornalistico, caratterizzato da una struttura editoriale e da precise garanzie legali. Estendere tale regime di responsabilità a qualsiasi amministratore di un sito web significherebbe applicare una norma penale al di fuori dei casi espressamente previsti, violando il principio di legalità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Le conseguenze della declaratoria di inammissibilità sono state la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende. Dal punto di vista giuridico, questa ordinanza consolida un principio fondamentale: la responsabilità amministratore sito per i contenuti pubblicati non è automatica e non segue le stesse regole previste per la stampa. Se da un lato ciò esclude l’applicazione dell’art. 57 c.p. per i gestori di blog o forum, non significa che questi siano privi di qualsiasi responsabilità. Essi possono comunque essere chiamati a rispondere, ad esempio, a titolo di concorso nel reato di diffamazione, qualora siano consapevoli del contenuto illecito e non si attivino per rimuoverlo. La decisione, quindi, non crea una zona di impunità, ma traccia un confine netto tra diverse forme di responsabilità online, invitando a valutare caso per caso il ruolo e il coinvolgimento effettivo del gestore del sito.

Quando l’amministratore di un sito internet è responsabile per diffamazione ai sensi dell’art. 57 del codice penale?
Secondo la Corte, la responsabilità ai sensi dell’art. 57 c.p. si applica esclusivamente agli amministratori di testate giornalistiche telematiche regolarmente registrate, e non a gestori di altri mezzi informatici come forum, blog, newsletter o social network.

Perché il ricorso dell’imputato è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per due ragioni: il primo motivo sollevava censure in fatto, non valutabili dalla Corte di Cassazione; il secondo motivo era manifestamente infondato dal punto di vista giuridico.

Quali sono le conseguenze per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
A seguito dell’inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000 euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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