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Responsabilità amministratore: la Cassazione su bancarotta

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per bancarotta fraudolenta (patrimoniale, documentale e impropria) a carico di un amministratore. I giudici hanno rigettato il ricorso, sottolineando che la responsabilità dell’amministratore sussiste anche in presenza di un organo decisionale collegiale, specialmente quando i fondi societari sono usati per fini personali. La sentenza ribadisce che l’obbligo di tenuta e consegna dei libri contabili non è delegabile e che il sistematico omesso versamento delle imposte costituisce reato.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Responsabilità Amministratore e Bancarotta: La Cassazione Chiarisce i Limiti

La gestione di una società comporta oneri e doveri precisi. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 8576/2025) ha ribadito la ferrea responsabilità dell’amministratore in caso di bancarotta, anche quando le decisioni sembrano provenire da un organo collegiale come il Consiglio di Amministrazione. Questo caso offre spunti fondamentali per comprendere i confini dei doveri gestori e le conseguenze penali di una condotta illecita.

I Fatti del Caso: Un Amministratore al Centro delle Accuse

Il caso riguarda un amministratore, prima presidente del CdA e poi amministratore unico di una S.r.l., dichiarato colpevole in primo e secondo grado per reati di bancarotta fraudolenta patrimoniale, documentale e impropria tributaria. Le accuse principali vertevano sulla distrazione di fondi societari per spese personali, sulla mancata consegna di tutta la documentazione contabile al curatore fallimentare e sul sistematico inadempimento delle obbligazioni fiscali, che avevano contribuito al dissesto della società, fallita nel 2016.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su quattro motivi principali:
1. Gestione Collegiale: La difesa sosteneva che, essendo le decisioni prese collegialmente dal CdA, la responsabilità non poteva essere attribuita esclusivamente al suo assistito.
2. Bancarotta Documentale: Si contestava la sussistenza dell’elemento psicologico (il dolo), affermando che la documentazione mancante era presso un commercialista e che non vi era intenzione di ostacolare la ricostruzione del patrimonio.
3. Bancarotta Impropria: Anche in questo caso, si richiamava la gestione collegiale per sostenere che la responsabilità dell’omesso versamento dei tributi non poteva ricadere solo sull’imputato.
4. Inutilizzabilità delle Testimonianze: Si deduceva l’inutilizzabilità delle dichiarazioni rese da altri soci e consiglieri, in quanto potenzialmente implicati nei fatti e quindi da esaminare con le garanzie previste per gli indagati.

La Decisione della Corte: La Piena Responsabilità dell’Amministratore

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la condanna. I giudici hanno smontato ogni motivo di doglianza, fornendo chiarimenti cruciali sulla portata della responsabilità dell’amministratore.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha fondato la sua decisione su principi consolidati. Per quanto riguarda la bancarotta patrimoniale, i giudici hanno evidenziato che l’utilizzo di denaro della società per coprire spese personali dell’amministratore (relative a immobili di famiglia o a professionisti esterni non legati alla società) costituisce una condotta distrattiva palese. La circostanza che esistesse un CdA non esclude la responsabilità individuale, poiché l’amministratore è investito per legge di una “posizione di garanzia” sul patrimonio sociale. L’eventuale concorso di altri non elimina la sua colpa.

In merito alla bancarotta documentale, la Cassazione ha ribadito che l’obbligo di tenuta e consegna delle scritture contabili al curatore è un dovere personale dell’amministratore. Affidare la contabilità a un professionista esterno non trasferisce tale responsabilità. L’omessa consegna, specialmente se finalizzata a impedire la ricostruzione delle operazioni illecite, integra pienamente il dolo specifico richiesto dalla norma.

Sul fronte della bancarotta impropria tributaria, la Corte ha qualificato l’omesso sistematico versamento delle imposte come una forma di “autofinanziamento” surrettizio a danno dei creditori (in primis l’Erario). Anche in questo caso, la responsabilità ricade direttamente sull’amministratore che gestisce la società, a prescindere da eventuali corresponsabilità altrui.

Infine, l’eccezione sull’inutilizzabilità delle testimonianze è stata dichiarata inammissibile perché sollevata per la prima volta in Cassazione e in modo generico. La Corte ha ricordato che non esiste un’incompatibilità automatica a testimoniare per i titolari di cariche societarie, a meno che non emergano concreti indizi di reità a loro carico durante l’escussione.

Conclusioni

Questa sentenza è un monito importante per tutti gli amministratori di società. La carica non è una mera formalità, ma implica doveri precisi e una responsabilità amministratore che è personale e non facilmente eludibile. La gestione collegiale non funge da scudo protettivo, soprattutto di fronte a condotte palesemente contrarie all’interesse sociale, come l’appropriazione di fondi per scopi privati. Allo stesso modo, delegare compiti operativi, come la tenuta della contabilità, non significa delegare la responsabilità penale che ne deriva. La trasparenza e la correttezza gestionale rimangono i pilastri fondamentali per evitare conseguenze devastanti, sia per la società che per chi la amministra.

Un amministratore può essere ritenuto responsabile per bancarotta se le decisioni sono prese da un organo collegiale come il Consiglio di Amministrazione?
Sì. La sentenza afferma che la carica di amministratore comporta una ‘posizione di garanzia’ personale sul patrimonio della società. L’utilizzo di fondi sociali per fini personali è una condotta che impegna direttamente la sua responsabilità, e l’eventuale concorso o assenso di altri membri del consiglio non la esclude né la attenua.

Se la contabilità è affidata a un commercialista esterno, l’amministratore è esente da responsabilità per bancarotta documentale?
No. La Corte di Cassazione chiarisce che gli obblighi di regolare tenuta delle scritture contabili e della loro consegna al curatore in caso di fallimento sono doveri inderogabili che gravano personalmente sull’amministratore. Tale responsabilità non può essere trasferita a un professionista esterno.

Le testimonianze di altri soci o amministratori sono sempre utilizzabili in un processo per bancarotta a carico di un collega?
In linea di principio, sì. La sentenza spiega che non vi è un’automatica incompatibilità a testimoniare per chi ricopre cariche sociali. Tale incompatibilità sorge solo se, durante la deposizione, emergono concreti indizi di reità a loro carico. Un’astratta possibilità di coinvolgimento, dedotta in via generale, non è sufficiente a rendere le loro dichiarazioni inutilizzabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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