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Responsabilità amministrativa ente: irretroattività

Una società è stata destinataria di una misura interdittiva per frode in pubbliche forniture. La Corte di Cassazione ha annullato la misura, chiarendo il principio di irretroattività per la responsabilità amministrativa ente. Il collegio ha stabilito che se la condotta fraudolenta principale si è consumata prima che il reato presupposto fosse incluso nel D.Lgs. 231/2001, l’ente non può essere ritenuto responsabile, anche se successive azioni di occultamento sono avvenute dopo la modifica legislativa.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Responsabilità amministrativa ente: quando non si applica la legge successiva?

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha riaffermato un principio cardine del nostro ordinamento: l’irretroattività della legge penale, applicandolo al campo della responsabilità amministrativa ente disciplinata dal D.Lgs. 231/2001. Il caso esaminato riguardava una società accusata di frode in pubbliche forniture, un reato inserito nel catalogo dei ‘reati presupposto’ solo in un momento successivo alla commissione del fatto principale. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Fornitura Pubblica e Modifiche Legislative

Una società specializzata si era aggiudicata un subappalto per l’installazione di ascensori in un complesso giudiziario. I lavori di installazione erano stati completati e gli impianti consegnati nel 2018. Successivamente, nel 2020, una modifica normativa (D.Lgs. 75/2020) ha inserito il reato di frode in pubbliche forniture (art. 356 c.p.) tra quelli che possono fondare la responsabilità amministrativa di una società.

Sulla base di indagini successive, alla società veniva applicata una misura interdittiva, ossia il divieto di contrattare con la Pubblica Amministrazione, sostenendo che la condotta fraudolenta si fosse protratta nel tempo, anche dopo il 2020, attraverso attività volte a nascondere i difetti originari della fornitura. La società ha impugnato tale provvedimento, portando la questione fino in Cassazione.

La Decisione della Cassazione sulla Responsabilità Amministrativa Ente

La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata, revocando la misura interdittiva. La decisione si fonda sull’impossibilità di applicare retroattivamente una norma che introduce un nuovo reato presupposto ai fini della responsabilità amministrativa ente.

Secondo i giudici, il momento rilevante per stabilire quale legge applicare è quello della consumazione del reato. Tentare di estendere la durata del reato fino a dopo la modifica legislativa, qualificandolo come ‘a consumazione prolungata’, richiede una prova rigorosa che le condotte successive fossero state programmate fin dall’inizio come parte di un unico piano criminoso. Prova che, nel caso di specie, mancava.

Le Motivazioni: il Momento della Consumazione del Reato è Decisivo

La Suprema Corte ha smontato la tesi del Tribunale cautelare, sottolineando diversi punti chiave.

In primo luogo, il reato di frode in pubbliche forniture si consuma quando la Pubblica Amministrazione viene posta in condizione di effettuare le verifiche sulla conformità della prestazione. Nel caso in esame, questo momento è stato identificato con il collaudo degli impianti, avvenuto nel 2019, e la loro messa in esercizio nel gennaio 2020, quindi prima dell’entrata in vigore della nuova normativa a luglio 2020.

In secondo luogo, l’avvio delle indagini nel 2020 ha creato una ‘cesura logica’. Le condotte poste in essere dalla società dopo quella data, sotto la lente degli investigatori, non potevano essere considerate una semplice prosecuzione del piano originario, ma andavano valutate in un contesto diverso, anche sotto il profilo dell’intenzionalità.

Infine, la Corte ha ribadito che il semplice inadempimento contrattuale non è sufficiente a configurare la frode, essendo necessaria una condotta maliziosa e ingannevole. I difetti contestati, peraltro, erano di natura tale da poter essere rilevati in sede di collaudo. Il fatto che la P.A. non li abbia rilevati non sposta in avanti il momento della consumazione del reato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per la Responsabilità degli Enti

Questa sentenza rafforza il principio di legalità e certezza del diritto nel campo della responsabilità amministrativa ente. Le società non possono essere ritenute responsabili ai sensi del D.Lgs. 231/2001 per fatti commessi quando questi non costituivano ancora un reato presupposto. Le condotte successive, tese a occultare l’illecito, non sono sufficienti a ‘trascinare’ la condotta originaria sotto l’ombrello di una nuova legge sfavorevole, a meno che non si dimostri un’unica programmazione criminosa iniziale. Si tratta di un’importante tutela per le imprese, che devono poter conoscere ex ante le conseguenze delle proprie azioni.

Una società può essere sanzionata per un reato presupposto se questo è stato inserito nel D.Lgs. 231/2001 solo dopo la commissione del fatto?
No. La sentenza stabilisce che, in base al principio di irretroattività, la responsabilità dell’ente non può sorgere se il reato si è consumato prima che la nuova legge lo includesse nel catalogo dei reati presupposto.

Quando si considera consumato il reato di frode in pubbliche forniture in un contratto complesso?
La consumazione coincide con il momento in cui la Pubblica Amministrazione è messa in condizione di compiere le attività di verifica e controllo. Nel caso di specie, questo momento è stato identificato con il collaudo e la messa in esercizio delle opere, non con le successive attività di manutenzione o dissimulazione.

Le condotte successive volte a nascondere l’inadempimento possono spostare nel tempo la consumazione del reato?
Secondo la Corte, no, a meno che non si dimostri che tali condotte fossero parte di un piano unitario e preordinato sin dall’inizio. In assenza di questa prova, le condotte successive non possono rendere applicabile una legge penale entrata in vigore dopo la consumazione del fatto principale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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