Resistenza a Pubblico Ufficiale: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce i confini del reato di resistenza a pubblico ufficiale e i limiti alla possibilità di contestare le decisioni del giudice di merito sul trattamento sanzionatorio. Il caso analizzato offre spunti importanti per comprendere quando un’azione violenta contro le forze dell’ordine costituisce reato e perché i motivi di ricorso basati sulla valutazione della pena vengono spesso respinti.
I Fatti del Caso e il Ricorso in Cassazione
La vicenda giudiziaria trae origine dalla condanna emessa dalla Corte d’Appello di Bologna nei confronti di un individuo per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. La condotta contestata consisteva in atti di violenza fisica, nello specifico pugni e calci sferrati all’indirizzo di pubblici ufficiali durante l’esercizio delle loro funzioni.
Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, basando la sua difesa su due argomenti principali:
1. La presunta ‘inconfigurabilità’ del delitto, sostenendo che la sua condotta non rientrasse nella fattispecie legale di resistenza.
2. Una critica al trattamento sanzionatorio, lamentando il mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche e la misura della pena inflitta.
Analisi del Ricorso e la Configurazione della Resistenza a Pubblico Ufficiale
Il ricorso presentato dall’imputato è stato esaminato dalla Suprema Corte, che lo ha giudicato sotto una luce decisamente critica. I motivi addotti sono stati definiti, da un lato, ‘manifestamente infondati’ e, dall’altro, ‘improponibili’.
La Corte ha smontato rapidamente il primo argomento, relativo alla qualificazione giuridica del fatto. Ha infatti sottolineato come una condotta caratterizzata da pugni e calci rivolti a pubblici ufficiali sia ‘pacificamente riconducibile all’astratto modello legale’ del reato di resistenza. Non vi era, quindi, alcun dubbio sulla corretta applicazione della norma penale.
La Decisione della Corte: Inammissibilità e Potere del Giudice di Merito
Di fronte a motivi così palesemente deboli, la Corte di Cassazione non ha potuto fare altro che dichiarare il ricorso inammissibile. Questa decisione si fonda su principi consolidati del nostro ordinamento processuale penale.
Le Motivazioni
La Corte ha spiegato che i motivi erano ‘manifestamente infondati’ per quanto riguarda la configurabilità del reato, poiché la violenza fisica è l’essenza stessa della resistenza. Erano invece ‘improponibili’ per quanto riguarda la pena. La determinazione del trattamento sanzionatorio, infatti, rientra nel ‘potere-dovere’ del giudice di merito. La Corte di Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del giudice di primo o secondo grado, a meno che la motivazione di quest’ultimo non sia palesemente illogica o del tutto assente. Nel caso di specie, la sentenza d’appello aveva fornito una ‘congrua motivazione’ sia per negare le attenuanti generiche sia per stabilire l’entità della pena. Di conseguenza, non vi era spazio per una censura in sede di legittimità.
Le Conclusioni
L’ordinanza riafferma un principio fondamentale: atti di violenza diretta contro pubblici ufficiali integrano senza ombra di dubbio il delitto di resistenza. Inoltre, chiarisce che le scelte del giudice sulla quantificazione della pena sono difficilmente sindacabili in Cassazione se supportate da una motivazione logica e coerente. La decisione si traduce nella condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende, a conferma della totale infondatezza del suo tentativo di ribaltare la condanna.
Quando una condotta violenta integra il reato di resistenza a pubblico ufficiale?
Secondo l’ordinanza, una condotta che si manifesta con atti fisici come pugni e calci sferrati all’indirizzo dei pubblici ufficiali è pacificamente riconducibile al modello legale del delitto di resistenza, rendendo infondata ogni tesi contraria.
È possibile contestare in Cassazione la mancata concessione delle attenuanti generiche?
È estremamente difficile. La Corte ha definito tale motivo ‘improponibile’, poiché la determinazione del trattamento sanzionatorio, inclusa la valutazione delle attenuanti, è un potere-dovere del giudice di merito. Un ricorso su questo punto è ammissibile solo se la motivazione della sentenza impugnata è manifestamente illogica o assente, cosa che nel caso specifico non era avvenuta.
Cosa comporta una dichiarazione di inammissibilità del ricorso?
Comporta che la Corte di Cassazione non esamina il merito della questione, ma si limita a constatare che i motivi del ricorso sono legalmente inaccettabili (ad esempio, manifestamente infondati). Di conseguenza, la decisione impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 4288 Anno 2025
Penale Ord. Sez. 7 Num. 4288 Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME
Data Udienza: 13/12/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
NOME CODICE_FISCALE nato 11 14/02/1996
avverso la sentenza del 06/10/2023 della CORTE APPELLO di BOLOGNA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME;
(Ibhafidon)
Rilevato che i motivi dedotti sono, da un lato manifestamente infondati, con riferimento alla presunta inconfigurabilità del delitto di resistenza a fronte di un condotta (pugni e calci sferrati all’indirizzo dei pubblici ufficiali) pacificamen riconducibile all’astratto modello legale e dall’altro improponibili, in quanto vertenti sul potere-dovere del giudice di merito di determinare il trattamento sanzionatorio, nel caso di specie supportato da congrua motivazione in ordine al mancato riconoscimento delle circostanze attenuanti generiche ed alla misura della pena irrogata (v. pag. 2 sent.)
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della cassa delle ammende.
Roma, 13 dicembre 2024
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