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Resistenza a pubblico ufficiale: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. L’imputato, condannato per aver aggredito un agente durante l’arresto del fratello, aveva contestato i fatti e l’entità della pena. La Corte ha stabilito che le critiche sui fatti non sono ammesse in sede di legittimità e che la pena era stata correttamente motivata.

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Pubblicato il 4 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Resistenza a Pubblico Ufficiale: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Il reato di resistenza a pubblico ufficiale è una fattispecie che tutela il corretto svolgimento delle funzioni della pubblica amministrazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce i limiti del ricorso presentato contro una condanna per tale reato, sottolineando la differenza fondamentale tra critiche sui fatti e censure sulla legittimità. Analizziamo insieme questa decisione per comprendere meglio i principi applicati.

I Fatti di Causa

Il caso nasce da un episodio avvenuto durante un’operazione di polizia. Mentre un agente stava procedendo all’arresto di un soggetto, il fratello di quest’ultimo interveniva fisicamente. In particolare, si avventava contro l’agente e lo strattonava con l’intento di opporsi all’arresto in corso. A seguito di questo comportamento, l’uomo veniva processato e condannato per il reato di resistenza a pubblico ufficiale, con una pena stabilita in otto mesi di reclusione. La sentenza veniva confermata anche in secondo grado dalla Corte d’Appello.

I Motivi del Ricorso e la Resistenza a Pubblico Ufficiale

L’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, basando la sua difesa principalmente su due argomenti:

1. Errata valutazione dei fatti: Sosteneva che i giudici di merito non avessero correttamente interpretato la dinamica degli eventi, proponendo una diversa ricostruzione dei fatti.
2. Eccessività della pena: Riteneva la condanna a otto mesi di reclusione sproporzionata, anche in considerazione dell’applicazione delle circostanze attenuanti generiche in misura equivalente alla recidiva contestata.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo entrambi i motivi presentati dalla difesa. La decisione si fonda su principi consolidati del processo penale, in particolare per quanto riguarda i poteri del giudice di legittimità.

L’Inammissibilità delle Doglianze di Fatto

Il primo motivo di ricorso è stato liquidato come una serie di ‘mere doglianze in punto di fatto’. La Corte di Cassazione ha ribadito un principio cardine: il suo ruolo non è quello di riesaminare le prove o di fornire una nuova interpretazione dei fatti, compiti che spettano esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. Il ricorso in Cassazione è consentito solo per vizi di legittimità, ovvero per contestare errori nell’applicazione delle norme giuridiche, non per rimettere in discussione come si sono svolti gli eventi. Poiché le critiche dell’imputato si concentravano proprio sulla ricostruzione fattuale, sono state giudicate inammissibili.

La Congruità della Pena

Anche il secondo motivo, relativo all’eccessività della pena, è stato ritenuto manifestamente infondato e generico. I giudici hanno sottolineato che la scelta del trattamento sanzionatorio era stata ‘adeguatamente motivata’ dalla Corte d’Appello. La decisione teneva conto di due elementi cruciali: il ‘negativo giudizio sulla personalità dell’imputato’ e le ‘modalità della condotta’. In altre parole, la pena era stata commisurata non solo alla gravità del gesto in sé, ma anche al profilo soggettivo del responsabile. Pertanto, non sussisteva alcun vizio di legittimità nella determinazione della pena.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte è chiara e lineare. L’atto di avventarsi contro un agente e strattonarlo per impedirgli di compiere un atto del suo ufficio (un arresto) integra pienamente gli elementi del reato di resistenza a pubblico ufficiale. I motivi di ricorso non hanno scalfito la logicità della sentenza impugnata perché si sono limitati a proporre una versione alternativa dei fatti, operazione preclusa in sede di legittimità. Inoltre, la motivazione sulla quantificazione della pena è stata giudicata congrua e non censurabile, poiché ancorata a criteri specifici come la personalità dell’imputato e la dinamica dell’azione.

Conclusioni

Questa ordinanza offre due importanti spunti di riflessione. In primo luogo, ribadisce che il ricorso in Cassazione deve concentrarsi su questioni di diritto e non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. In secondo luogo, conferma che la discrezionalità del giudice di merito nel determinare la pena è molto ampia e può essere contestata solo se la motivazione è palesemente illogica, contraddittoria o del tutto assente, cosa che in questo caso non è avvenuta. La decisione sottolinea infine la gravità del reato di resistenza, posto a presidio del regolare funzionamento delle istituzioni pubbliche.

È possibile contestare la ricostruzione dei fatti davanti alla Corte di Cassazione?
No, la Corte di Cassazione giudica solo la corretta applicazione della legge (questioni di legittimità) e non può riesaminare nel merito i fatti del caso, la cui valutazione spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado.

Perché il motivo di ricorso sulla pena eccessiva è stato respinto?
È stato ritenuto generico e manifestamente infondato perché la Corte ha verificato che la pena di otto mesi era stata adeguatamente motivata dai giudici di merito, i quali avevano considerato la personalità negativa dell’imputato e le modalità concrete della sua condotta.

Cosa ha integrato il reato di resistenza a pubblico ufficiale in questo caso specifico?
Il reato si è configurato perché l’imputato si è avventato contro l’agente di polizia e lo ha strattonato, con l’evidente scopo di opporsi all’operazione di arresto del proprio fratello. Questo comportamento violento è stato ritenuto sufficiente a dimostrare la volontà di ostacolare l’atto d’ufficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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