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Resistenza a pubblico ufficiale: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. L’imputato, che aveva puntato il proprio veicolo contro un agente, ha visto respinte tutte le sue censure relative al dolo, alle aggravanti e alla determinazione della pena. La Corte ha ritenuto i motivi del ricorso manifestamente infondati, confermando la condanna e sanzionando il ricorrente con il pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Resistenza a Pubblico Ufficiale: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

L’ordinanza in esame offre un chiaro esempio di come la Corte di Cassazione affronta i ricorsi basati su motivi già ampiamente discussi e respinti nei gradi di giudizio precedenti. Il caso riguarda una condanna per resistenza a pubblico ufficiale, un reato che si configura quando si usa violenza o minaccia per opporsi a un funzionario pubblico nell’esercizio delle sue funzioni. Analizziamo come la Suprema Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni della difesa, dichiarando il ricorso inammissibile.

I Fatti del Caso e la Decisione della Corte d’Appello

I fatti alla base della vicenda vedono un automobilista opporsi all’alt intimatogli da un pubblico ufficiale. Invece di fermarsi, l’imputato ha consapevolmente “puntato” il proprio veicolo verso l’agente, costringendolo a spostarsi per evitare l’impatto. La Corte d’Appello di Bari aveva già confermato la sua responsabilità penale, ricostruendo la dinamica attraverso la testimonianza precisa della persona offesa.

Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, articolando diverse censure.

I Motivi del Ricorso e la Resistenza a Pubblico Ufficiale

La difesa ha tentato di smontare l’impianto accusatorio attraverso sei distinti motivi di ricorso, che toccavano tutti gli aspetti salienti della condanna:

1. La condotta materiale: Si contestava la ricostruzione del fatto, negando la volontarietà dell’azione di “puntare” il mezzo.
2. L’elemento soggettivo (dolo): Si sosteneva l’assenza di dolo, anche nella sua forma eventuale.
3. Le aggravanti: Veniva contestata la compatibilità dell’aggravante teleologica e di quella prevista dall’art. 61 n. 10 c.p. (fatto commesso contro un pubblico ufficiale) con il reato di resistenza.
4. La recidiva: Si riteneva ingiustificata l’applicazione della recidiva, considerati i precedenti penali.
5. La determinazione della pena: Si lamentava un’eccessiva severità della pena e il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, ritenendolo meramente riproduttivo di censure già adeguatamente respinte dalla Corte d’Appello. Per ogni motivo, i giudici hanno fornito una spiegazione concisa e definitiva.

La Condotta Consapevole e il Dolo Eventuale

La Corte ha ribadito che il riconoscimento della condotta consapevole da parte dell’imputato era stato preciso e ben motivato. La testimonianza del pubblico ufficiale è stata ritenuta una base solida per affermare che l’atto di puntare il veicolo era stato volontario. Inoltre, i giudici hanno specificato che per integrare la resistenza a pubblico ufficiale è sufficiente il dolo eventuale. L’imputato, con la sua guida pericolosa, ha accettato il rischio di minacciare o usare violenza contro l’agente, e questo basta a configurare l’intenzione richiesta dalla norma.

La Piena Compatibilità delle Aggravanti

La Cassazione ha respinto le critiche sulle aggravanti, richiamando una giurisprudenza consolidata e recente. Ha spiegato che sia l’aggravante teleologica (legata a un altro reato contestuale) sia quella di aver agito contro un pubblico ufficiale sono pienamente compatibili con il delitto di resistenza. Le argomentazioni della difesa, basate su pronunce isolate, non hanno scalfito questo orientamento.

La Valutazione della Recidiva e della Pena

Infine, la Corte ha confermato la correttezza delle valutazioni sulla recidiva e sulla pena. La pericolosità sociale dell’imputato, desunta dai suoi numerosi e non datati precedenti penali, giustificava pienamente sia l’applicazione della recidiva sia il diniego delle attenuanti generiche. La pena è stata quindi ritenuta congrua rispetto alla gravità della condotta complessiva.

Le Conclusioni

Con questa ordinanza, la Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: il ricorso non può essere una semplice riproposizione dei motivi d’appello. Se le censure sono state già esaminate e confutate con motivazioni logiche e coerenti dalla corte di merito, e il ricorrente non apporta nuovi e validi argomenti di diritto, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile. La conseguenza non è solo la conferma della condanna, ma anche l’obbligo di pagare le spese processuali e una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende, che nel caso di specie è stata fissata in tremila euro.

È sufficiente il dolo eventuale per configurare il reato di resistenza a pubblico ufficiale?
Sì, secondo l’ordinanza, la consapevolezza di porre in essere una condotta che possa opporsi all’atto del pubblico ufficiale, accettandone il rischio, è sufficiente a integrare l’elemento soggettivo del reato, anche sotto forma di dolo eventuale.

Le aggravanti, come quella di aver agito contro un pubblico ufficiale, sono sempre compatibili con il reato di resistenza?
Sì, la Corte ha confermato, richiamando la giurisprudenza più recente, la piena compatibilità dell’aggravante di cui all’art. 61, n. 10 c.p. (fatto commesso contro un pubblico ufficiale) e di quella teleologica con il delitto di resistenza a pubblico ufficiale.

Cosa accade se un ricorso in Cassazione si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte in Appello?
Se i motivi del ricorso sono una mera riproduzione di censure già adeguatamente confutate dalla Corte d’Appello e risultano manifestamente infondati, il ricorso viene dichiarato inammissibile. Ciò comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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