LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Resistenza a pubblico ufficiale: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per resistenza a pubblico ufficiale. La Corte ha stabilito che i motivi del ricorso, basati su una diversa valutazione dei fatti come la condotta di guida pericolosa, non sono ammissibili in sede di legittimità. La condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro è stata confermata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Resistenza a Pubblico Ufficiale: Quando il Ricorso in Cassazione Diventa Inammissibile

L’ordinanza n. 21770/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui limiti del ricorso in sede di legittimità, in particolare per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Il caso in esame riguarda un ricorso presentato avverso una sentenza di condanna, che la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile, confermando la decisione dei giudici di merito e condannando il ricorrente al pagamento delle spese e di una cospicua sanzione pecuniaria. Analizziamo i dettagli di questa decisione per comprenderne le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso: Una Condotta di Guida Pericolosa

Al centro della vicenda vi è un soggetto condannato in Corte d’Appello per il reato previsto dall’art. 337 del codice penale, ovvero resistenza a pubblico ufficiale, oltre ad altre imputazioni non specificate. La condanna si fondava, tra le altre cose, sulla valutazione della sua condotta di guida, ritenuta particolarmente pericolosa e, per questo, idonea a integrare gli estremi del reato di resistenza. Insoddisfatto della decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione, cercando di ottenere l’annullamento della sentenza.

L’Analisi della Corte di Cassazione sul Ricorso

La Suprema Corte ha esaminato i motivi del ricorso, giungendo a una conclusione netta: l’inammissibilità. La ragione principale risiede nella natura delle censure mosse dal ricorrente. Secondo i giudici, i motivi addotti non contestavano un’errata applicazione della legge, bensì si limitavano a proporre una diversa interpretazione dei fatti già valutati nei precedenti gradi di giudizio. Questo tipo di contestazione, definito tecnicamente come “mere doglianze in punto di fatto”, non è consentito in sede di legittimità. Il compito della Cassazione, infatti, non è quello di riesaminare le prove, ma solo di verificare la corretta applicazione delle norme giuridiche.

La questione procedurale della mancata presenza in aula

Il ricorrente aveva sollevato anche una questione procedurale, lamentando la mancata traduzione in udienza. Anche questo motivo è stato giudicato “manifestamente infondato”. La Corte ha sottolineato che l’imputato non si trovava in stato di detenzione e che la notifica era stata regolarmente effettuata presso il domicilio eletto dal suo difensore di fiducia. Data la natura del rito, la sua presenza non era necessaria.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni alla base della declaratoria di inammissibilità sono chiare e seguono un consolidato orientamento giurisprudenziale. In primo luogo, il reato di resistenza a pubblico ufficiale era stato correttamente configurato dai giudici di merito, che avevano ritenuto la pericolosità della guida un elemento sufficiente a integrare la fattispecie. Questa valutazione rientra nell’apprezzamento dei fatti, che è precluso alla Corte di Cassazione. In secondo luogo, il ricorso non presentava argomentazioni giuridiche valide che potessero mettere in discussione la correttezza della sentenza impugnata, ma si risolveva in una richiesta di rivalutazione delle prove, inammissibile in questa sede. Di conseguenza, il ricorso doveva essere dichiarato inammissibile.

Le Conclusioni

L’ordinanza ribadisce un principio fondamentale del nostro sistema processuale: il ricorso per Cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. Per avere successo, deve basarsi su vizi di legittimità, ovvero errori nell’interpretazione o applicazione della legge. Le semplici contestazioni sulla ricostruzione dei fatti non sono sufficienti. La decisione comporta per il ricorrente non solo la conferma definitiva della condanna, ma anche l’onere del pagamento delle spese processuali e di una sanzione di 3.000 euro a favore della Cassa delle ammende, a testimonianza della serietà con cui l’ordinamento sanziona i ricorsi palesemente infondati.

Perché il ricorso per resistenza a pubblico ufficiale è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati erano costituiti da “mere doglianze in punto di fatto”, cioè contestazioni sulla valutazione delle prove e dei fatti, che non possono essere esaminate dalla Corte di Cassazione in sede di legittimità.

Una guida pericolosa può essere considerata resistenza a pubblico ufficiale?
Sì, secondo quanto emerge dalla decisione, le modalità della condotta, in particolare la pericolosità della guida, sono state ritenute idonee a configurare il reato di resistenza a pubblico ufficiale.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente?
A seguito della dichiarazione di inammissibilità del ricorso, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati