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Resistenza a pubblico ufficiale: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo condannato per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni. I giudici hanno stabilito che i motivi del ricorso erano generici e infondati, confermando che la condotta minacciosa volta a ostacolare un controllo di polizia integra pienamente il reato. La gravità del comportamento ha inoltre giustificato il diniego di benefici come la sospensione condizionale della pena.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Resistenza a Pubblico Ufficiale: Quando il Ricorso è Inammissibile

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 19232/2024 offre un’importante lezione sulla disciplina del reato di resistenza a pubblico ufficiale e sui requisiti di ammissibilità del ricorso per cassazione. La Suprema Corte ha confermato la condanna di un individuo, rigettando il suo ricorso perché basato su motivi generici e manifestamente infondati. Analizziamo i dettagli di questa decisione per comprenderne le implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Il ricorrente era stato condannato nei gradi di merito per i reati di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.) e lesioni personali (art. 582 c.p.). La condotta contestata consisteva nell’aver tenuto un comportamento minaccioso e violento nei confronti di alcuni pubblici ufficiali impegnati in operazioni di controllo. L’obiettivo dell’imputato era quello di ostacolare e impedire lo svolgimento di un atto d’ufficio.

Contro la sentenza della Corte d’Appello, l’imputato ha proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse censure.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato il ricorso su tre punti principali:

1. Errata configurazione del reato: Secondo il ricorrente, la sua condotta non era diretta a impedire un atto d’ufficio e, pertanto, non integrava gli estremi del reato di resistenza a pubblico ufficiale.
2. Eccessività del trattamento sanzionatorio: Si contestava la severità della pena inflitta, sostenendo che la Corte d’Appello non avesse riconosciuto la particolare tenuità del fatto e non avesse bilanciato correttamente le circostanze, negando la prevalenza delle attenuanti generiche sulla recidiva.
3. Mancata concessione della sospensione condizionale della pena: Il ricorrente lamentava il diniego del beneficio della sospensione condizionale, ritenendo la motivazione della Corte territoriale insufficiente.

La Valutazione della Corte sulla Resistenza a Pubblico Ufficiale

La Corte di Cassazione ha ritenuto tutti i motivi del ricorso inammissibili. Per quanto riguarda la configurabilità del reato di resistenza a pubblico ufficiale, i giudici hanno sottolineato come la Corte d’Appello avesse fornito una motivazione corretta, logica ed esaustiva. Sulla base delle prove acquisite, in particolare del verbale di polizia giudiziaria, era stato accertato che la condotta minacciosa del ricorrente era inequivocabilmente finalizzata a ostacolare le attività di controllo dei pubblici ufficiali. Di conseguenza, sia l’elemento oggettivo (la violenza o minaccia) sia quello soggettivo (la volontà di opporsi all’atto d’ufficio) del reato erano pienamente integrati.

Le motivazioni

La Suprema Corte ha confermato la correttezza del ragionamento della Corte d’Appello anche per quanto riguarda il trattamento sanzionatorio. I giudici di legittimità hanno ribadito che la valutazione sulla pena rientra nel potere discrezionale del giudice di merito, e tale valutazione è sindacabile in Cassazione solo se manifestamente illogica o contraddittoria.

Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva adeguatamente motivato il diniego di qualsiasi beneficio, valorizzando le gravi modalità della condotta e la violenza espressa. Questa gravità è stata considerata ostativa sia al riconoscimento della particolare tenuità del fatto, sia a un giudizio di bilanciamento delle circostanze favorevole all’imputato. La stessa motivazione è stata ritenuta sufficiente per escludere la concessione della sospensione condizionale della pena, rendendo il motivo di ricorso sul punto del tutto generico e infondato.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende. Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale del processo penale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. Per essere ammissibile, deve sollevare questioni di legittimità specifiche e non limitarsi a riproporre censure generiche sulla valutazione dei fatti già operate dai giudici di merito. La decisione conferma che una condotta violenta o minacciosa, finalizzata a impedire un’attività legittima della pubblica autorità, costituisce senza dubbio il reato di resistenza a pubblico ufficiale, e la sua gravità può precludere l’accesso a benefici premiali.

Quando un comportamento minaccioso integra il reato di resistenza a pubblico ufficiale?
Secondo l’ordinanza, un comportamento minaccioso integra il reato di resistenza a pubblico ufficiale quando è specificamente rivolto a ostacolare l’attività di pubblici ufficiali che stanno compiendo un atto del loro ufficio, come un’operazione di controllo.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché i motivi presentati erano generici e manifestamente infondati. Essi non sollevavano questioni di legittimità valide, ma miravano a una nuova valutazione dei fatti, compito che non spetta alla Corte di Cassazione.

La gravità della condotta può impedire la concessione della sospensione condizionale della pena?
Sì, l’ordinanza dimostra che la valutazione sulla gravità delle modalità della condotta e sulla violenza utilizzata è stata considerata una motivazione sufficiente da parte dei giudici di merito per negare benefici come la sospensione condizionale della pena.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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