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Resistenza a pubblico ufficiale: quando si ha concorso

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di un individuo per resistenza a pubblico ufficiale, lesioni e danneggiamento. La sentenza stabilisce che il reato di resistenza non assorbe gli altri due quando la violenza supera il minimo necessario per opporsi all’atto d’ufficio. Inoltre, è stata confermata l’applicazione dell’aggravante specifica per le lesioni a un agente di polizia, poiché tutela un bene giuridico distinto e rafforzato rispetto alla generica figura del pubblico ufficiale.

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Pubblicato il 20 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Resistenza a Pubblico Ufficiale: Quando la Violenza Configura Altri Reati

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 11761/2025, offre importanti chiarimenti sui limiti del delitto di resistenza a pubblico ufficiale e sulla sua relazione con altri reati commessi nel medesimo contesto, come le lesioni e il danneggiamento. La pronuncia analizza il confine tra la violenza necessaria per integrare la resistenza e quella che, invece, dà vita a figure di reato autonome, delineando principi fondamentali in materia di concorso di reati.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un episodio di cronaca che ha visto un automobilista sottrarsi a un controllo di polizia. Dopo aver ricevuto l’ordine di fermarsi, l’uomo si dava alla fuga, innescando un inseguimento. Durante la corsa, speronava l’auto di servizio nel tentativo di guadagnare la fuga e, una volta fermato dopo un ulteriore inseguimento a piedi, colpiva con calci gli agenti, procurando loro lesioni giudicate guaribili in tre giorni. L’imputato veniva condannato in primo e secondo grado per i reati di resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali aggravate e danneggiamento aggravato.

La Decisione della Cassazione

L’imputato proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo principalmente due tesi: in primo luogo, che i reati di lesioni e danneggiamento avrebbero dovuto essere considerati “assorbiti” nel più grave reato di resistenza, in quanto parte di un’unica azione finalizzata a sfuggire alla cattura. In secondo luogo, contestava l’applicazione dell’aggravante prevista per le lesioni commesse contro un agente di polizia, ritenendola una duplicazione della sanzione, dato che la qualifica della vittima era già elemento costitutivo del reato di resistenza.

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello e fornendo una dettagliata motivazione sui punti controversi.

Le Motivazioni: i limiti della resistenza a pubblico ufficiale e il concorso di reati

Il cuore della motivazione della Corte risiede nella distinzione tra la violenza intrinseca al reato di resistenza e gli atti di violenza ulteriori. I giudici hanno chiarito che il delitto di cui all’art. 337 c.p. assorbe soltanto quel “minimo di violenza” che si concretizza nell’opposizione all’atto del pubblico ufficiale.

Quando la condotta dell’agente va oltre, cagionando lesioni alle persone o danni alle cose, si realizzano reati distinti che concorrono con la resistenza. Questo perché le norme incriminatrici tutelano beni giuridici differenti:

* Resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.): tutela il corretto funzionamento e il prestigio della Pubblica Amministrazione.
* Lesioni personali (art. 582 c.p.): tutela l’integrità fisica della persona.
* Danneggiamento (art. 635 c.p.): tutela il patrimonio.

Speronare un’auto di servizio e sferrare calci agli agenti sono condotte che eccedono la semplice opposizione e ledono beni giuridici autonomi. Di conseguenza, è corretto configurare un concorso di reati e non un assorbimento.

L’Aggravante per le Lesioni agli Agenti: nessuna duplicazione di pena

Particolarmente interessante è l’analisi sull’aggravante di cui all’art. 576, comma 1, n. 5-bis c.p. (lesioni commesse contro un ufficiale o agente di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza). L’imputato sosteneva che applicarla significasse punire due volte lo stesso fatto.

La Cassazione ha respinto questa tesi, evidenziando una differenza qualitativa tra le norme. Mentre l’art. 337 c.p. si riferisce alla generica categoria dei “pubblici ufficiali”, l’aggravante in questione si applica a una categoria specifica e ben delimitata, quella degli agenti di polizia giudiziaria e di pubblica sicurezza.

Questa specificità, secondo la Corte, esprime un “giudizio di disvalore rafforzato” per i fatti commessi in danno di chi svolge funzioni di particolare rischio e importanza per la sicurezza pubblica. Tale disvalore aggiuntivo non è coperto dalla norma generale sulla resistenza e, pertanto, l’applicazione dell’aggravante è legittima e non costituisce una violazione del principio del ne bis in idem (divieto di essere processati due volte per lo stesso fatto).

Conclusioni

La sentenza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale di fondamentale importanza pratica. Stabilisce con chiarezza che la fuga da un controllo, se accompagnata da atti violenti che ledono l’integrità fisica degli agenti o il patrimonio dello Stato, non può essere ricondotta alla sola fattispecie di resistenza a pubblico ufficiale. Gli autori di tali condotte risponderanno di tutti i reati commessi in concorso, con un conseguente aggravamento del trattamento sanzionatorio. Inoltre, viene riaffermata la piena operatività delle aggravanti specifiche previste a tutela del personale delle forze dell’ordine, riconoscendo il maggior disvalore delle aggressioni perpetrate nei loro confronti.

Commettere il reato di lesioni durante una resistenza a pubblico ufficiale viene assorbito da quest’ultimo?
No. La Cassazione ha chiarito che il reato di resistenza assorbe solo il minimo di violenza necessaria a opporsi all’atto d’ufficio. Atti di violenza ulteriori, che integrano autonomi reati come le lesioni, concorrono con la resistenza e vengono puniti separatamente.

Perché il danneggiamento dell’auto di servizio non è considerato parte della resistenza?
Perché il danneggiamento e la resistenza tutelano beni giuridici diversi. La resistenza protegge il corretto funzionamento della Pubblica Amministrazione, mentre il danneggiamento protegge il patrimonio. Pertanto, sono reati distinti che concorrono tra loro.

L’aggravante per lesioni a un agente di polizia si applica anche se si è già accusati di resistenza a pubblico ufficiale?
Sì. Secondo la Corte, non vi è duplicazione di pena. La norma sulla resistenza si riferisce a una categoria generica di ‘pubblici ufficiali’, mentre l’aggravante si applica a una categoria specifica e più tutelata di ‘ufficiali o agenti di polizia giudiziaria o di pubblica sicurezza’, esprimendo un giudizio di disvalore ‘rafforzato’ che non è assorbito dal reato di resistenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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