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Resistenza a pubblico ufficiale: quando la fuga è reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale. La sentenza chiarisce che il reato di resistenza si configura non solo con la violenza, ma anche con un energico divincolarsi per fuggire, superando la mera resistenza passiva. Viene inoltre negata l’esistenza di un unico disegno criminoso tra la ricettazione, avvenuta giorni prima, e la successiva resistenza, considerata un’azione estemporanea e non pianificata.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Resistenza a pubblico ufficiale: quando la fuga diventa reato?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 26351 del 2025, offre importanti chiarimenti sui confini del reato di resistenza a pubblico ufficiale. La Suprema Corte ha analizzato un caso in cui un individuo, dopo aver commesso il reato di ricettazione, ha tentato di sottrarsi a un controllo di polizia. Questa decisione è cruciale per comprendere la differenza tra una fuga passiva, non punibile, e una condotta attiva che integra il delitto previsto dall’art. 337 del codice penale.

I fatti di causa

Il caso riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per i reati di ricettazione e resistenza a pubblico ufficiale. La condanna era scaturita dal possesso di un veicolo di provenienza illecita e dalla successiva condotta tenuta al momento del controllo da parte delle forze dell’ordine. In particolare, l’imputato, per sfuggire all’arresto, non si era limitato a scappare, ma aveva prima travolto un agente che tentava di sbarrargli la strada e, una volta raggiunto, si era divincolato con forza per tentare nuovamente la fuga.

I motivi del ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Vizio procedurale: La mancata ammissione dell’interrogatorio dell’imputato durante il giudizio abbreviato, richiesto in un’udienza successiva all’ammissione del rito.
2. Errata qualificazione della resistenza: La difesa sosteneva che la condotta dell’imputato fosse una mera resistenza passiva (fuga e divincolarsi) e che l’investimento dell’agente fosse stato un evento involontario, non finalizzato a opporre violenza.
3. Mancata applicazione del reato continuato: Si chiedeva di riconoscere un unico disegno criminoso tra la ricettazione e la resistenza, poiché i due reati erano strettamente collegati.

L’analisi della Corte: la resistenza a pubblico ufficiale oltre la fuga

La Corte di Cassazione ha rigettato tutti i motivi, dichiarando il ricorso inammissibile. La parte più interessante della sentenza riguarda la qualificazione della resistenza a pubblico ufficiale. I giudici hanno ribadito un principio consolidato: se la semplice fuga non costituisce reato, qualsiasi impiego di forza fisica per neutralizzare l’azione del pubblico ufficiale e sottrarsi alla cattura integra il delitto di resistenza.

Nel caso specifico, l’imputato aveva posto in essere due condotte attive: prima travolgendo l’agente e poi divincolandosi con energia (strattonando e opponendo forza) una volta bloccato. Queste azioni, secondo la Corte, non possono essere considerate una “mera opposizione passiva”, ma rappresentano un uso di violenza finalizzato a contrastare l’atto d’ufficio.

Le motivazioni

La Corte ha affrontato e respinto ciascun motivo di ricorso. Sul piano procedurale, ha chiarito che il rigetto della richiesta di interrogatorio nel giudizio abbreviato, sebbene potenzialmente errato, costituisce una nullità “a regime intermedio”. Tale nullità deve essere eccepita immediatamente dalla difesa in udienza; in caso contrario, come avvenuto nel caso di specie, si considera sanata.

Riguardo al secondo motivo, i giudici hanno sottolineato che la valutazione dei fatti spetta ai giudici di merito e che la ricostruzione operata dalla Corte d’Appello, secondo cui l’imputato aveva usato violenza per fuggire, era logica e coerente. L’impiego di una “qualunque forma di energia” nei confronti del pubblico ufficiale è sufficiente per configurare il reato.

Infine, è stato escluso l’unico disegno criminoso. La ricettazione è un reato istantaneo, che si era consumato giorni prima del controllo di polizia. La resistenza, invece, è stata una reazione estemporanea e non pianificata. Secondo la Corte, non vi era prova che l’imputato, al momento di ricevere il veicolo rubato, avesse già programmato di opporre resistenza violenta a un eventuale controllo. Mancava quindi quel nesso psicologico e programmatico che caratterizza il reato continuato.

Le conclusioni

Questa sentenza conferma che la linea di demarcazione tra la fuga non punibile e la resistenza a pubblico ufficiale è rappresentata dall’uso della forza, anche se non si traduce in lesioni. L’atto di divincolarsi energicamente, strattonare o spingere un agente per guadagnare la fuga è sufficiente a integrare il reato. La decisione offre anche un’utile lezione sulla necessità di eccepire tempestivamente le nullità procedurali e sui rigorosi requisiti richiesti per il riconoscimento del vincolo della continuazione tra reati di natura diversa, commessi in momenti differenti.

La semplice fuga integra il reato di resistenza a pubblico ufficiale?
No, la mera fuga non è sufficiente a configurare il reato. Tuttavia, se la fuga è accompagnata dall’uso di forza o violenza per sottrarsi a un controllo o a un arresto, come divincolarsi energicamente o spintonare, allora si integra il delitto di resistenza a pubblico ufficiale.

È possibile chiedere l’interrogatorio dell’imputato dopo l’ammissione al giudizio abbreviato?
Sì, è possibile richiederlo. Tuttavia, se il giudice respinge illegittimamente la richiesta, la difesa ha l’onere di eccepire immediatamente la nullità dell’ordinanza. In assenza di una tempestiva eccezione, la nullità si considera sanata e non può essere fatta valere nei gradi di giudizio successivi.

Quando due reati diversi, come ricettazione e resistenza, si considerano parte di un unico disegno criminoso?
Si considerano parte di un unico disegno criminoso solo quando è dimostrato che erano stati programmati unitariamente sin dall’inizio. Nel caso esaminato, la Corte ha escluso tale vincolo perché la ricettazione era avvenuta giorni prima della resistenza, e quest’ultima è stata ritenuta una reazione estemporanea e non un’azione preventivamente pianificata insieme alla ricettazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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