LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Resistenza a pubblico ufficiale: quando il ricorso è nullo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per resistenza a pubblico ufficiale. L’imputato sosteneva di non essersi accorto dell’alt dei militari, ma la Corte ha confermato la decisione di merito che riteneva la sua fuga consapevole, dato che pochi giorni prima era stato fermato dagli stessi agenti perché privo di patente. Il ricorso è stato giudicato una mera ripetizione di argomenti già confutati.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Resistenza a Pubblico Ufficiale: La Cassazione Dichiara Inammissibile il Ricorso

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 15223 del 2024 offre un importante chiarimento sui limiti del ricorso in sede di legittimità per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Nel caso specifico, i giudici hanno confermato la condanna per un automobilista che si era dato alla fuga con una guida pericolosa, ritenendo inammissibile un ricorso basato su argomenti già adeguatamente respinti nei precedenti gradi di giudizio. Analizziamo insieme i dettagli di questa decisione.

Il Caso: Fuga in Auto e la Tesi della “Distrazione”

Un giovane automobilista proponeva ricorso in Cassazione avverso la sentenza della Corte d’Appello di Bari che lo aveva condannato per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. L’accusa si fondava sulla sua condotta di guida pericolosa, posta in essere per sottrarsi a un controllo di polizia.

La linea difensiva del ricorrente si basava sull’ipotizzata “inconsapevolezza” di trovarsi di fronte a un alt intimatogli da militari. In sostanza, egli sosteneva di non aver compreso l’ordine di fermarsi e che la sua successiva condotta non fosse finalizzata a opporsi agli agenti.

Tuttavia, la Corte d’Appello aveva già smontato questa tesi, evidenziando un fatto cruciale: solo pochi giorni prima dell’episodio, lo stesso individuo era stato fermato dagli stessi militari perché guidava senza patente. Questo precedente rendeva del tutto inverosimile la sua presunta inconsapevolezza, configurando invece una fuga deliberata e consapevole per evitare le conseguenze di una nuova infrazione.

La Decisione della Corte: La consapevolezza della fuga e l’inammissibilità del ricorso per resistenza a pubblico ufficiale

La Suprema Corte, nell’esaminare il ricorso, ha adottato una linea di assoluto rigore procedurale, dichiarandolo inammissibile.

Le Motivazioni

I giudici di legittimità hanno osservato che il motivo del ricorso era una semplice riproduzione della medesima censura già presentata e adeguatamente confutata dalla Corte d’Appello. La Corte territoriale aveva fornito una motivazione “in fatto logica e competa”, e come tale “insindacabile in sede di legittimità”.

In altre parole, la Cassazione ha ribadito il proprio ruolo di giudice della legge e non del fatto. La ricostruzione degli eventi e la valutazione della credibilità delle giustificazioni dell’imputato sono compiti che spettano ai giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). Se la loro valutazione è supportata da una motivazione logica e coerente, come in questo caso, la Cassazione non può intervenire per riesaminare i fatti.

La Corte ha quindi confermato che la consapevolezza della fuga era stata provata in modo convincente, rendendo il ricorso privo di fondamento e meramente ripetitivo. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni

Questa ordinanza è un monito per chi intende adire la Corte di Cassazione. Non è sufficiente riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di merito, sperando in un diverso esito. Il ricorso in Cassazione deve basarsi su vizi di legittimità, ovvero su presunte violazioni di legge o su difetti di motivazione che siano manifestamente illogici o contraddittori, e non su una diversa interpretazione dei fatti.

Per quanto riguarda il reato di resistenza a pubblico ufficiale, la decisione conferma che la fuga deliberata, attuata con una guida che mette in pericolo la sicurezza, integra pienamente il delitto, e la prova della consapevolezza può essere desunta anche da elementi logici e circostanze precedenti, come un precedente controllo per guida senza patente.

Cosa si intende per resistenza a pubblico ufficiale tramite guida pericolosa?
Si configura il reato quando un conducente, per sottrarsi a un controllo delle forze dell’ordine, non si limita a non fermarsi ma compie manovre di guida pericolose che costringono gli agenti a compiere a loro volta azioni rischiose per inseguirlo o per evitare incidenti, opponendosi così attivamente all’atto d’ufficio.

Perché il ricorso dell’automobilista è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché riproponeva esattamente le stesse argomentazioni difensive (la presunta inconsapevolezza dell’alt) che erano già state esaminate e respinte con una motivazione logica e completa dalla Corte d’Appello. La Cassazione non può riesaminare i fatti già accertati.

Quale elemento ha dimostrato la consapevolezza della fuga da parte del conducente?
L’elemento decisivo è stato il fatto che lo stesso conducente era stato fermato dagli stessi militari pochi giorni prima per guida senza patente. Questa circostanza ha reso palese, secondo i giudici, che la sua fuga non era dovuta a una distrazione, ma alla precisa volontà di evitare un nuovo controllo e le relative conseguenze.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati