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Resistenza a pubblico ufficiale: quando è reato

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un uomo condannato per resistenza a pubblico ufficiale e oltraggio. I giudici hanno confermato che spintonare e tentare di colpire gli agenti non è resistenza passiva ma un reato, e l’oltraggio è valido se pronunciato davanti a più persone.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Resistenza a pubblico ufficiale: la differenza tra condotta passiva e reato attivo

L’ordinanza della Corte di Cassazione n. 38673/2024 offre un’importante lezione sulla distinzione tra una condotta di mera resistenza passiva e una vera e propria resistenza a pubblico ufficiale, penalmente rilevante ai sensi dell’art. 337 del codice penale. Con questa decisione, la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato, confermando la sua condanna e chiarendo i limiti del sindacato di legittimità.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un episodio di tensione tra un cittadino e le forze dell’ordine. L’uomo, condannato in appello per i reati di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che la sua condotta fosse stata erroneamente qualificata. A suo dire, si sarebbe trattato di una semplice resistenza passiva, non punibile, e che le frasi offensive non integrassero il reato di oltraggio per la mancanza di più persone presenti.

La Corte d’Appello aveva già stabilito che la condotta dell’imputato era andata ben oltre la passività: egli aveva spintonato i militari, tentato di colpirli con calci e pugni e ingaggiato una colluttazione fisica, terminata solo con l’applicazione delle manette.

La Valutazione della Cassazione sulla resistenza a pubblico ufficiale

I giudici della Suprema Corte hanno innanzitutto ribadito un principio fondamentale del processo penale: il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riesaminare i fatti. Il compito della Corte è il cosiddetto ‘sindacato di legittimità’, ovvero controllare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge, senza entrare nel merito delle prove.

Nel caso specifico, i motivi del ricorso sono stati ritenuti ‘meramente riproduttivi’ di argomenti già respinti dalla Corte d’Appello e tesi a sollecitare una nuova e inammissibile valutazione delle prove. La Corte ha quindi confermato la lettura dei fatti operata dai giudici di merito.

L’Oltraggio e la Presenza di Più Persone

Anche per quanto riguarda il reato di oltraggio a pubblico ufficiale (art. 341-bis c.p.), la Cassazione ha rigettato le argomentazioni della difesa. La legge richiede che l’offesa all’onore e al prestigio del pubblico ufficiale avvenga in luogo pubblico e ‘in presenza di più persone’. La Corte d’Appello aveva accertato che, al momento dei fatti, erano presenti non solo un amico dell’imputato, ma anche un’altra persona e una ‘pluralità di soggetti’ frequentatori dell’esercizio pubblico. Questo elemento, secondo i giudici, era sufficiente a integrare il requisito normativo, rendendo infondata la contestazione del ricorrente.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha basato la sua decisione di inammissibilità su due pilastri principali. In primo luogo, ha sottolineato che le argomentazioni del ricorrente non denunciavano vizi di legge, ma miravano a una ‘rivalutazione e/o alternativa rilettura delle fonti probatorie’, un’attività preclusa in sede di legittimità. In secondo luogo, ha ritenuto che la Corte territoriale avesse fornito una motivazione logica e coerente per confermare la colpevolezza. La condotta dell’uomo, caratterizzata da spinte, tentativi di colpi e una colluttazione, è stata correttamente qualificata come resistenza attiva e violenta, e non come mera resistenza passiva. Allo stesso modo, la presenza di più testimoni ha reso pienamente configurabile il reato di oltraggio.

Conclusioni

Questa ordinanza riafferma con chiarezza i confini tra la condotta penalmente irrilevante (resistenza passiva) e quella che integra il reato di resistenza a pubblico ufficiale. Spingere, scalciare o lottare con gli agenti costituisce un comportamento violento che la legge punisce. Inoltre, la pronuncia serve da monito sull’importanza di strutturare un ricorso in Cassazione su vizi di legittimità e non su una semplice riproposizione delle proprie tesi fattuali, pena la declaratoria di inammissibilità e la condanna al pagamento delle spese e di una sanzione pecuniaria.

Quando la resistenza a un pubblico ufficiale diventa un reato e non è considerata ‘passiva’?
Secondo la decisione, la resistenza diventa un reato attivo e punibile quando implica un’azione fisica violenta, come spintonare gli agenti, tentare di colpirli con calci e pugni o ingaggiare una colluttazione. Supera quindi la mera non collaborazione.

Per configurare il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, quante persone devono essere presenti?
L’ordinanza conferma che per integrare il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, le frasi offensive devono essere pronunciate ‘in presenza di più persone’. La presenza di almeno due persone oltre all’offeso e al pubblico ufficiale è sufficiente.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che il suo ruolo è limitato al ‘sindacato di legittimità’, ossia al controllo sulla corretta applicazione della legge. Non può effettuare una nuova valutazione delle prove o una rilettura dei fatti, attività che spetta ai giudici di primo e secondo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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