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Resistenza a pubblico ufficiale: quando è inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per resistenza a pubblico ufficiale. La Corte ha stabilito che non è sufficiente affermare di essersi solo ‘divincolato’ se la sentenza di merito ha accertato una vera e propria colluttazione. Inoltre, le censure sulla misura della pena e sul diniego delle attenuanti generiche non sono ammissibili se la decisione del giudice non è palesemente illogica o arbitraria.

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Pubblicato il 5 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Resistenza a Pubblico Ufficiale: la Cassazione e i Limiti del Ricorso

Il reato di resistenza a pubblico ufficiale è spesso al centro di dibattiti giudiziari, specialmente riguardo alla linea di demarcazione tra una legittima opposizione e una condotta penalmente rilevante. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 29814/2024) offre importanti chiarimenti sui motivi per cui un ricorso può essere dichiarato inammissibile, ribadendo i confini del sindacato di legittimità sulla valutazione dei fatti e sulla determinazione della pena.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla condanna di un individuo per i reati di resistenza, lesioni a pubblico ufficiale ed evasione. La Corte d’Appello aveva confermato la sentenza di primo grado. L’imputato ha quindi proposto ricorso per Cassazione, lamentando diversi vizi nella motivazione della sentenza impugnata.

I Motivi del Ricorso e la Resistenza a Pubblico Ufficiale

Il ricorrente ha basato la sua difesa su tre argomenti principali:

1. Errata configurazione del reato: Sosteneva che la sua condotta si fosse limitata a un semplice tentativo di divincolarsi, azione che, a suo dire, non integrerebbe il reato di resistenza a pubblico ufficiale.
2. Mancata concessione delle attenuanti generiche: Lamentava il diniego delle attenuanti, nonostante le sue difficili condizioni di vita e la presunta scarsa intensità del dolo.
3. Pena eccessiva: Riteneva la pena applicata superiore ai minimi edittali senza un’adeguata giustificazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso interamente inammissibile, condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato punto per punto i motivi del ricorso. In primo luogo, ha definito “manifestamente infondato” l’argomento sulla natura della resistenza. La sentenza di merito, infatti, non parlava di un semplice “divincolarsi”, ma descriveva una “vera e propria colluttazione” con gli agenti di polizia. Il ricorso, ignorando completamente questa decisiva ricostruzione fattuale, si è rivelato generico e incapace di scalfire la logicità della decisione impugnata.

Per quanto riguarda gli altri due motivi, relativi al trattamento sanzionatorio, la Corte ha ribadito un principio consolidato: la determinazione della pena e la concessione delle attenuanti generiche costituiscono un “giudizio di fatto” riservato al giudice di merito. Questo giudizio è insindacabile in sede di legittimità, a meno che la motivazione non sia palesemente arbitraria, illogica o contraddittoria. Il giudice deve dare conto degli elementi valutati ai sensi dell’art. 133 del codice penale, ma non è tenuto a una spiegazione analitica per ogni singola scelta, specialmente quando la pena inflitta non è di gran lunga superiore alla misura media prevista dalla legge, come nel caso di specie.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza due principi fondamentali del processo penale. Primo, un ricorso in Cassazione non può limitarsi a proporre una diversa lettura dei fatti, ma deve individuare specifici vizi logici o giuridici nella motivazione della sentenza di merito. Per contestare una condanna per resistenza a pubblico ufficiale, è necessario confrontarsi con la ricostruzione fattuale operata dai giudici, non ignorarla. Secondo, la discrezionalità del giudice di merito nella commisurazione della pena è ampia e può essere censurata solo in casi eccezionali di palese irragionevolezza. Questa pronuncia serve da monito: i ricorsi generici o meramente ripetitivi non solo sono destinati al fallimento, ma comportano anche significative conseguenze economiche per il ricorrente.

Divincolarsi è sempre considerato resistenza a pubblico ufficiale?
Non necessariamente. Tuttavia, se l’azione va oltre il semplice tentativo di sottrarsi e si traduce in una vera e propria colluttazione fisica con gli agenti, come accertato nel caso di specie dalla corte di merito, essa integra pienamente il reato di resistenza.

È possibile fare ricorso in Cassazione per ottenere una pena più bassa o le attenuanti generiche?
Generalmente no. La determinazione della pena e la valutazione delle attenuanti sono giudizi di fatto riservati al giudice di merito. Il ricorso in Cassazione su questi punti è ammissibile solo se la motivazione della sentenza è manifestamente illogica, arbitraria, contraddittoria o del tutto assente.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso?
Quando un ricorso viene dichiarato inammissibile, il ricorrente è condannato per legge al pagamento delle spese del procedimento e di una somma in favore della Cassa delle ammende. In questo caso, la somma è stata quantificata in tremila euro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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