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Resistenza a pubblico ufficiale: l’aggravante si applica

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per resistenza e lesioni a pubblico ufficiale. L’ordinanza conferma che l’aggravante per le lesioni a un pubblico ufficiale (art. 576 n. 5-bis c.p.) si applica anche quando il reato concorre con la resistenza, poiché il disvalore delle lesioni non è assorbito. I motivi del ricorso, basati su una rilettura dei fatti e sulla genericità delle contestazioni, sono stati respinti.

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Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Resistenza a Pubblico Ufficiale e Lesioni: L’Aggravante è Inevitabile?

L’interazione tra i reati di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni personali volontarie è un tema complesso che spesso giunge all’attenzione della Corte di Cassazione. Con la recente Ordinanza n. 43972/2024, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale: l’aggravante prevista per le lesioni cagionate a un pubblico ufficiale non viene ‘assorbita’ dal reato di resistenza, ma concorre con esso. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso e i Motivi del Ricorso

Il caso trae origine dal ricorso presentato dal difensore di un imputato, condannato nei gradi di merito per resistenza e lesioni nei confronti delle forze dell’ordine. I motivi di appello alla Suprema Corte erano tre:

1. Erronea applicazione dell’art. 337 c.p.: Secondo la difesa, l’imputato si sarebbe solo divincolato per sottrarsi a un controllo, senza la volontà di opporre resistenza attiva.
2. Erronea applicazione dell’aggravante (art. 576 c.p.): Si contestava l’applicazione dell’aggravante per il delitto di lesioni, ritenendola implicitamente compresa nella condotta di resistenza.
3. Vizio di motivazione: Si lamentava il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche.

La Decisione della Corte: Ricorso Inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando tutte le doglianze della difesa e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma a favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni e l’applicazione dell’aggravante nella resistenza a pubblico ufficiale

La Suprema Corte ha smontato punto per punto i motivi del ricorso, fornendo chiarimenti cruciali.

Il primo motivo è stato giudicato inammissibile perché mirava a una rilettura dei fatti e delle prove. La difesa proponeva una versione alternativa degli eventi, ma il giudizio di Cassazione (o di legittimità) non è la sede per riesaminare il merito della vicenda, bensì per controllare la corretta applicazione della legge da parte dei giudici dei gradi precedenti.

Il secondo motivo è stato ritenuto manifestamente infondato. Qui risiede il cuore giuridico dell’ordinanza. I giudici hanno affermato con chiarezza che l’aggravante prevista dall’art. 576, comma primo, n. 5-bis del codice penale (lesioni personali volontarie a un pubblico ufficiale) è pienamente configurabile anche quando il reato di lesioni concorre con quello di resistenza a pubblico ufficiale. Il ‘disvalore’ sociale e giuridico delle lesioni non viene assorbito o neutralizzato dal reato di resistenza. Si tratta di due illeciti distinti che, sebbene commessi nello stesso contesto, mantengono la loro autonomia e gravità. Questo principio, già sancito da precedenti sentenze (come la n. 19262/2022), viene qui consolidato.

Infine, il terzo motivo, relativo alle attenuanti generiche, è stato dichiarato inammissibile per difetto di specificità. Il ricorrente si era limitato a enunciare principi giurisprudenziali e norme di legge in modo astratto, senza collegarli in maniera concreta e puntuale alle specifiche parti della sentenza impugnata. Un ricorso in Cassazione deve essere preciso e dettagliato, non può basarsi su lamentele generiche.

Conclusioni

L’ordinanza n. 43972/2024 ribadisce due importanti lezioni. La prima, di natura sostanziale, è che chi commette violenza contro un pubblico ufficiale per opporsi a un atto d’ufficio risponderà sia del reato di resistenza sia di quello di lesioni, con l’applicazione della specifica aggravante, senza sconti o assorbimenti. La seconda, di natura processuale, sottolinea l’importanza di redigere ricorsi specifici e ben argomentati, evitando di trasformare il giudizio di legittimità in un terzo grado di merito. Per i cittadini, il messaggio è chiaro: la violenza contro le forze dell’ordine è trattata con estrema severità dall’ordinamento giuridico.

Se una persona commette il reato di resistenza a pubblico ufficiale e contemporaneamente causa lesioni a un agente, l’aggravante per le lesioni viene applicata?
Sì, la Corte di Cassazione ha stabilito che l’aggravante prevista dall’art. 576, n. 5-bis, c.p. per le lesioni personali volontarie è configurabile anche quando questo reato concorre con quello di resistenza a pubblico ufficiale, poiché il disvalore delle lesioni non è assorbito da quest’ultimo.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare i fatti del processo?
No, non è possibile. La Corte ha dichiarato inammissibile il primo motivo del ricorso proprio perché consisteva in una richiesta di rilettura delle risultanze istruttorie, un’attività non consentita nel giudizio di legittimità, che si limita a valutare la corretta applicazione della legge.

Per quale motivo un ricorso per cassazione può essere dichiarato inammissibile per “difetto di specificità”?
Un ricorso è inammissibile per difetto di specificità quando si limita a enunciare principi giuridici o norme di legge in modo generico, senza collegarli in modo preciso e dettagliato alle specifiche statuizioni della sentenza che si intende impugnare, come avvenuto nel caso di specie per la richiesta di attenuanti generiche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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