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Resistenza a pubblico ufficiale: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per resistenza a pubblico ufficiale. L’ordinanza conferma un principio fondamentale: opporsi con violenza o minaccia a più agenti integra un concorso formale di reati, tanti quanti sono i pubblici ufficiali coinvolti. La Corte ha inoltre validato la decisione dei giudici di merito di non concedere le attenuanti generiche, ritenendola adeguatamente motivata. Infine, ha chiarito che la correzione di un errore materiale, in caso di ricorso inammissibile, spetta al giudice che ha emesso il provvedimento errato.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Resistenza a pubblico ufficiale: quando un’azione integra più reati

Il reato di resistenza a pubblico ufficiale, previsto dall’art. 337 del codice penale, è una fattispecie che tutela il corretto funzionamento della Pubblica Amministrazione. Ma cosa accade quando la condotta di resistenza è rivolta simultaneamente a più agenti? Si tratta di un unico reato o di tanti reati quanti sono gli ufficiali coinvolti? Con l’ordinanza n. 21807/2024, la Corte di Cassazione ribadisce un principio consolidato, offrendo importanti chiarimenti sulla qualificazione giuridica del fatto e sulle conseguenze sanzionatorie.

I fatti di causa

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un uomo condannato nei primi due gradi di giudizio per il reato di resistenza a un pubblico ufficiale. L’imputato, attraverso i suoi legali, sollevava diverse questioni, tra cui la presunta erronea applicazione della legge penale riguardo alla pluralità di reati contestati, la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche e la richiesta di correzione di un errore materiale presente nella sentenza impugnata.

La decisione della Corte di Cassazione e la resistenza a pubblico ufficiale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la solidità della decisione della Corte d’Appello. Gli Ermellini hanno affrontato punto per punto i motivi del ricorso, fornendo una motivazione chiara e ancorata a precedenti giurisprudenziali di massima importanza.

Il fulcro della decisione riguarda la configurabilità del concorso formale di reati. La difesa sosteneva che la condotta, pur rivolta a più agenti, dovesse essere considerata come un unico reato, poiché ledeva un unico bene giuridico: il normale funzionamento della pubblica funzione. La Cassazione, richiamando una pronuncia delle Sezioni Unite (la massima espressione della Corte), ha respinto questa tesi.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che, sebbene il reato di resistenza a pubblico ufficiale tuteli in via primaria l’interesse pubblico, la condotta si concretizza in singole e distinte offese contro la libertà di azione e il libero espletamento delle funzioni di ciascun pubblico ufficiale. Di conseguenza, una singola azione violenta o minacciosa diretta contro più agenti integra un concorso formale di reati, ai sensi dell’art. 81, primo comma, del codice penale. Questo significa che l’imputato risponde di tanti reati quanti sono gli ufficiali a cui si è opposto, con un conseguente adeguamento della pena.

In merito al diniego delle circostanze attenuanti generiche, i giudici hanno ritenuto la decisione della Corte territoriale corretta e ben motivata. La sentenza impugnata aveva infatti fatto buon governo dei principi in materia, basando la propria valutazione su elementi decisivi emersi sia nel giudizio di primo grado che in quello d’appello, senza alcuna illogicità.

Infine, per quanto concerne la richiesta di correzione di un errore materiale nella data di nascita dell’imputato, la Corte ha specificato che, essendo il ricorso inammissibile, la competenza a provvedere alla correzione non è della Cassazione, ma del giudice che ha emesso il provvedimento viziato, secondo quanto previsto dall’art. 130 del codice di procedura penale.

Le conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza pratica. La qualificazione della resistenza a pubblico ufficiale contro più persone come concorso formale di reati ha implicazioni dirette sul trattamento sanzionatorio, che sarà più severo rispetto all’ipotesi di reato singolo. La decisione sottolinea inoltre il rigore con cui la Cassazione valuta i motivi di ricorso, dichiarando inammissibili quelli che non presentano critiche fondate e pertinenti rispetto alla logicità e coerenza delle sentenze di merito. Per l’imputato, la dichiarazione di inammissibilità comporta non solo la definitività della condanna, ma anche il pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Opporsi a più pubblici ufficiali costituisce un unico reato o più reati?
Secondo la Corte di Cassazione, la condotta di chi usa violenza o minaccia per opporsi a più pubblici ufficiali integra il concorso formale di reati. Ciò significa che si configurano tanti reati distinti quanti sono gli ufficiali coinvolti, poiché viene lesa l’attività funzionale di ciascuno di essi.

Perché la Corte ha confermato la mancata concessione delle circostanze attenuanti generiche?
La Corte ha ritenuto che la decisione dei giudici di merito fosse corretta e motivata in modo logico e puntuale, basandosi su elementi ritenuti decisivi emersi nel corso dei processi di primo e secondo grado.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile e la sentenza impugnata contiene un errore materiale?
In caso di inammissibilità del ricorso, la Corte di Cassazione non può procedere alla correzione dell’errore materiale. La competenza per la correzione spetta al giudice che ha emesso il provvedimento contenente l’errore, come stabilito dall’articolo 130 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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