LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Resistenza a pubblico ufficiale: guida e minacce bastano

La Corte di Cassazione, con ordinanza n. 29954/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un automobilista condannato per resistenza a pubblico ufficiale. La Corte ha confermato che la combinazione di guida pericolosa e minacce verbali integra il reato, in quanto idonea a ostacolare l’operato delle forze dell’ordine, rendendo l’appello manifestamente infondato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Resistenza a Pubblico Ufficiale: Non Serve la Violenza Fisica

L’ordinanza n. 29954 del 2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sul reato di resistenza a pubblico ufficiale, previsto dall’art. 337 del codice penale. La Suprema Corte ha stabilito che per integrare tale reato non è necessaria una violenza fisica diretta, essendo sufficienti condotte come la guida pericolosa e le minacce verbali, se idonee a ostacolare l’attività degli agenti. Analizziamo insieme questa decisione.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato, condannato nei gradi di merito per il reato di resistenza a pubblico ufficiale. La difesa sosteneva che la condotta del proprio assistito non fosse stata effettivamente violenta né oppositiva nei confronti degli agenti operanti, contestando quindi la sussistenza dell’elemento materiale del reato. L’imputato, durante un controllo, aveva tenuto una condotta di guida pericolosa e aveva rivolto espressioni gravemente offensive e minacciose agli agenti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Settima Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici di legittimità hanno ritenuto il motivo di ricorso manifestamente infondato e meramente reiterativo di censure già esaminate e respinte dalla Corte d’Appello. La Corte ha quindi confermato la condanna, sottolineando la correttezza della valutazione effettuata dai giudici di merito.

L’analisi del reato di resistenza a pubblico ufficiale

Il fulcro della decisione risiede nella corretta interpretazione dell’elemento materiale del reato di resistenza a pubblico ufficiale. La difesa puntava su un’interpretazione restrittiva, secondo cui solo una condotta fisicamente violenta potesse configurare il reato. La Cassazione, al contrario, ha ribadito un principio consolidato: il delitto si configura con qualsiasi condotta, violenta o minacciosa, che sia concretamente idonea a impedire, ostacolare o anche solo rallentare il compimento di un atto d’ufficio da parte del pubblico ufficiale.

Le Motivazioni della Decisione

Nelle motivazioni, la Suprema Corte ha evidenziato come la sentenza d’appello avesse correttamente valorizzato tutti gli elementi della condotta dell’imputato. Non si trattava solo di parole, ma di un comportamento complessivo che univa due aspetti:

1. La guida pericolosa: una condotta che, di per sé, può creare un ostacolo materiale all’azione degli agenti.
2. Le espressioni offensive e minacciose: parole che, per il loro contenuto e le circostanze in cui vengono pronunciate, sono in grado di esercitare una pressione psicologica sugli agenti e di intralciarne l’operato.

Secondo la Corte, queste due condotte, considerate insieme, erano “concretamente idonee ad impedire – o quantomeno a rallentare – le operazioni di controllo dei pubblici ufficiali”. Di conseguenza, integravano pienamente gli estremi del reato previsto dall’art. 337 del codice penale. L’inammissibilità del ricorso ha comportato la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza conferma che il bene giuridico tutelato dalla norma sulla resistenza a pubblico ufficiale è il regolare svolgimento dell’attività della pubblica amministrazione. Per ledere questo bene, non è indispensabile un’aggressione fisica. Qualsiasi comportamento che si traduca in un’opposizione attiva e concreta all’atto d’ufficio, attraverso violenza o minaccia, è penalmente rilevante. Per gli automobilisti e i cittadini in generale, ciò significa che anche un atteggiamento verbale aggressivo e minaccioso, unito a una condotta di guida non collaborativa durante un controllo, può portare a una condanna per un reato grave, con tutte le conseguenze del caso.

Per configurare il reato di resistenza a pubblico ufficiale è necessaria la violenza fisica?
No, secondo l’ordinanza non è indispensabile la violenza fisica. Anche una condotta minacciosa e gravemente offensiva, unita a manovre di guida pericolose, può essere sufficiente a integrare il reato.

Quale tipo di condotta è sufficiente per integrare il reato di resistenza?
È sufficiente qualsiasi condotta che sia concretamente idonea a impedire o anche solo a rallentare le operazioni di controllo di un pubblico ufficiale, come ad esempio la combinazione di guida pericolosa e minacce verbali.

Perché il ricorso in questo caso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi proposti erano una mera ripetizione di censure già esaminate e respinte in appello, e quindi sono stati ritenuti manifestamente infondati dalla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati