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Resistenza a pubblico ufficiale: fuga e dolo eventuale

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di due soggetti condannati per resistenza a pubblico ufficiale. La Corte ha stabilito che una fuga in auto con manovre pericolose integra il reato, e che anche il passeggero può essere ritenuto concorrente. Le lesioni causate agli agenti sono state considerate dolose, poiché gli imputati, agendo in modo spregiudicato, hanno accettato il rischio di provocarle (dolo eventuale).

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Pubblicato il 21 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Fuga in Auto e Resistenza a Pubblico Ufficiale: La Cassazione Conferma la Condanna

L’ordinanza n. 21436/2024 della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sui confini del reato di resistenza a pubblico ufficiale, specialmente in contesti dinamici come una fuga in auto. La decisione analizza non solo la condotta del guidatore, ma anche il ruolo del passeggero e la qualificazione giuridica delle lesioni provocate agli agenti, introducendo il concetto di accettazione del rischio. Questo provvedimento ribadisce principi consolidati e fornisce una guida chiara su come valutare la pericolosità di una condotta e le relative responsabilità penali.

I Fatti del Caso

Due persone, un conducente e un passeggero, si davano alla fuga per sottrarsi a un controllo di polizia. La fuga non era una semplice accelerazione, ma una serie di manovre di guida spericolate e pericolose. Durante questo inseguimento, venivano colpite le autovetture di servizio, causando lesioni agli agenti a bordo. La Corte d’Appello di Campobasso aveva già condannato entrambi gli individui per il reato di resistenza a pubblico ufficiale e per le lesioni provocate. Avverso tale sentenza, gli imputati proponevano ricorso per Cassazione, contestando la loro responsabilità e la qualificazione dei fatti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, confermando in toto la decisione del giudice di merito. Secondo la Cassazione, i motivi presentati dagli imputati erano mere doglianze di fatto, tentativi di rimettere in discussione la valutazione delle prove già correttamente effettuata nei precedenti gradi di giudizio, e come tali non ammissibili in sede di legittimità.

Le Motivazioni: Analisi della Resistenza a Pubblico Ufficiale e del Dolo Eventuale

Le motivazioni della Corte sono cruciali per comprendere la portata della decisione.

La Pericolosità della Fuga come Elemento del Reato

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per configurare il reato di resistenza a pubblico ufficiale (art. 337 c.p.), non è sufficiente una mera fuga o una disobbedienza passiva. È necessaria una condotta che si traduca in “violenza o minaccia” per opporsi al compimento di un atto d’ufficio. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la “evidente pericolosità della fuga”, attuata con manovre spregiudicate, integrasse pienamente l’elemento della violenza richiesto dalla norma. La guida spericolata non era solo finalizzata a scappare, ma a ostacolare attivamente l’operato della polizia, mettendo a repentaglio l’incolumità degli agenti.

Il Concorso del Passeggero nel Reato di Resistenza

Un punto di grande interesse riguarda la posizione del passeggero. La Corte ha confermato la sua responsabilità a titolo di concorso nel reato. La sua non è stata una presenza passiva: le modalità della fuga e la condotta tenuta dal passeggero stesso durante le manovre sono state valutate come un contributo attivo e consapevole alla realizzazione del reato di resistenza. Questo dimostra che la responsabilità penale può estendersi oltre il conducente, a chiunque partecipi attivamente all’azione illecita.

Lesioni Dolose per Accettazione del Rischio

Forse l’aspetto più tecnico e rilevante è la qualificazione delle lesioni come dolose anziché colpose. La Corte d’Appello, con ragionamento confermato dalla Cassazione, ha spiegato che le modalità “pericolose e spregiudicate” della fuga, che portavano a colpire direttamente le auto della polizia, implicavano una chiara previsione del rischio di ferire gli agenti. Pur non essendo l’obiettivo primario, gli imputati hanno agito accettando tale rischio. Questa “accettazione del rischio” configura il cosiddetto “dolo eventuale”, che la legge equipara al dolo diretto ai fini della punibilità.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

L’ordinanza della Cassazione consolida tre principi giuridici di notevole importanza pratica:

1. La fuga è resistenza se pericolosa: Una fuga per sottrarsi a un controllo di polizia diventa reato di resistenza quando le modalità di guida sono tali da creare un pericolo concreto, integrando così la violenza richiesta dalla legge.
2. La responsabilità non è solo di chi guida: Anche il passeggero può essere chiamato a rispondere del reato se la sua condotta contribuisce attivamente all’azione di resistenza.
3. Accettare il rischio equivale a volerlo: Chi pone in essere una condotta estremamente pericolosa, pur senza volere direttamente un evento dannoso, ne risponde a titolo di dolo (e non di semplice colpa) se ne aveva previsto la possibilità e ne aveva accettato il rischio. Questo principio ha conseguenze significative sulla gravità della pena.

Una fuga in auto per evitare un controllo di polizia costituisce sempre reato di resistenza a pubblico ufficiale?
No. Secondo la Corte, la semplice fuga non è sufficiente. Diventa reato di resistenza (art. 337 c.p.) quando le modalità sono così pericolose da mettere a rischio l’incolumità degli agenti o di terzi, configurando in tal modo la “violenza” o “minaccia” richiesta dalla norma.

Il passeggero di un’auto in fuga è sempre responsabile del reato insieme al conducente?
No, non automaticamente. Nel caso esaminato, il passeggero è stato ritenuto corresponsabile perché la sua condotta durante le manovre ha contribuito attivamente all’azione illecita. La sua colpevolezza dipende quindi da un suo concorso attivo e non dalla mera presenza a bordo del veicolo.

Se durante una fuga si causano lesioni a un agente, si risponde per lesioni colpose o dolose?
In questo caso, la Corte ha qualificato le lesioni come dolose. Sebbene l’intento primario non fosse ferire gli agenti, gli imputati, con la loro guida pericolosa e spregiudicata, hanno previsto e accettato il rischio concreto che ciò potesse accadere. Questa “accettazione del rischio” è sufficiente per configurare il dolo (nella forma del dolo eventuale).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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