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Requisito residenza reddito cittadinanza ridotto a 5 anni

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per false dichiarazioni relative al reddito di cittadinanza. L’imputato era stato condannato per aver dichiarato di risiedere in Italia da 10 anni, mentre la sua prima entrata risaliva a poco più di 5 anni prima. La Cassazione ha applicato una sopravvenuta sentenza della Corte Costituzionale (n. 31/2025) che ha dichiarato illegittimo il requisito di residenza decennale, riducendolo a 5 anni. Di conseguenza, il fatto per cui l’imputato era stato condannato potrebbe non costituire più reato. Il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello per una nuova valutazione basata sul nuovo requisito residenza reddito cittadinanza di 5 anni.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Requisito Residenza Reddito di Cittadinanza: la Cassazione Interviene

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha annullato una condanna per false dichiarazioni, evidenziando le profonde conseguenze di una storica decisione della Corte Costituzionale sul requisito residenza reddito cittadinanza. Il caso riguardava un cittadino straniero condannato per aver dichiarato falsamente di risiedere in Italia da almeno dieci anni al fine di ottenere il sussidio. La pronuncia della Consulta, che ha ridotto tale requisito a cinque anni, ha cambiato radicalmente le carte in tavola, portando all’annullamento della sentenza di condanna.

I Fatti del Caso: La Dichiarazione per il Reddito di Cittadinanza

Un cittadino straniero, giunto in Italia nell’aprile del 2015, presentava nel dicembre 2020 una domanda per ottenere il reddito di cittadinanza. In tale domanda, attestava di possedere il requisito della residenza continuativa in Italia da almeno dieci anni, come previsto dalla normativa allora in vigore. Tuttavia, essendo in Italia da poco più di cinque anni, tale dichiarazione non corrispondeva al vero. Per questo motivo, veniva condannato sia in primo grado dal Tribunale di Marsala sia in appello dalla Corte di appello di Palermo per il reato di cui all’art. 7 del D.L. n. 4/2019, che punisce chiunque renda false dichiarazioni per ottenere indebitamente il beneficio.

La Svolta: l’Illegittimità del Requisito Residenza Reddito di Cittadinanza

Il punto di svolta del processo di Cassazione è stato l’intervento della Corte Costituzionale con la sentenza n. 31 del 2025. Chiamata a pronunciarsi sulla legittimità del requisito di residenza decennale, la Consulta ha stabilito che tale termine era irragionevole e sproporzionato. Secondo i giudici costituzionali, un periodo così lungo creava una barriera eccessiva all’accesso alla misura, non giustificata dalle finalità del reddito di cittadinanza, che è un percorso di inclusione sociale e lavorativa e non una mera prestazione assistenziale. La Corte ha ritenuto che il termine di cinque anni fosse più congruo a dimostrare un radicamento stabile sul territorio, riducendo così il requisito previsto dalla legge. Questa decisione, avendo efficacia retroattiva sulle norme penali più favorevoli, ha inciso direttamente sulla fattispecie di reato contestata.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte, recependo integralmente la pronuncia della Consulta, ha stabilito che la sentenza di condanna doveva essere annullata. I giudici hanno spiegato che la dichiarazione di illegittimità costituzionale ha modificato uno degli elementi costitutivi del reato. Il requisito di legge non era più la residenza decennale, bensì quinquennale.

La decisione si fonda su due pilastri:

1. La Sentenza della Corte Costituzionale (n. 31/2025): Ha dichiarato incostituzionale l’art. 2, comma 1, lettera a), numero 2), del D.L. n. 4/2019, nella parte in cui richiedeva la residenza in Italia da ‘almeno 10 anni’ anziché ‘almeno 5 anni’. La Corte ha giudicato il termine decennale sproporzionato e in contrasto con i principi di eguaglianza e ragionevolezza (art. 3 Cost.).
2. Il Diritto dell’Unione Europea: La decisione è in linea anche con i principi espressi dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, la quale aveva già censurato il requisito decennale per i cittadini di paesi terzi soggiornanti di lungo periodo, ritenendolo in contrasto con la direttiva 2003/109/CE. Il termine di cinque anni è stato identificato come il periodo standard a livello europeo per dimostrare un legame stabile con uno Stato membro.

Di conseguenza, la condotta dell’imputato doveva essere rivalutata alla luce della nuova norma. Poiché era arrivato in Italia nel 2015 e aveva presentato domanda nel 2020, aveva maturato più di cinque anni di residenza. La sua dichiarazione, sebbene non veritiera rispetto al requisito dei dieci anni, poteva essere veritiera rispetto al requisito ridotto a cinque anni.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata e ha disposto il rinvio del caso ad un’altra sezione della Corte di appello di Palermo. Il nuovo giudice dovrà accertare se, al momento della presentazione della domanda, il ricorrente fosse effettivamente residente in Italia da almeno cinque anni. In caso affermativo, il fatto non costituirebbe più reato e l’imputato dovrebbe essere assolto ‘perché il fatto non sussiste’.

Questa sentenza rappresenta un’importante applicazione del principio secondo cui le decisioni di incostituzionalità che rendono una norma penale più favorevole all’imputato devono essere applicate retroattivamente. In pratica, chiunque sia stato condannato o sia sotto processo per aver falsamente dichiarato il requisito dei dieci anni potrebbe beneficiare di questa decisione, a condizione che potesse dimostrare una residenza di almeno cinque anni al momento della domanda.

Perché il requisito di residenza di 10 anni per il reddito di cittadinanza è stato dichiarato incostituzionale?
La Corte Costituzionale ha ritenuto che il termine di dieci anni fosse irragionevole e sproporzionato rispetto alla finalità della misura, che è l’inclusione sociale e lavorativa. Un periodo così lungo costituiva una barriera eccessiva e discriminatoria, non giustificata dalla necessità di accertare un legame stabile con il territorio, per il quale è stato ritenuto sufficiente un periodo di cinque anni.

Qual è l’effetto della dichiarazione di incostituzionalità su una condanna per false dichiarazioni?
La dichiarazione di incostituzionalità modifica un elemento fondamentale della norma penale. Se la falsa dichiarazione riguardava un requisito (la residenza per 10 anni) che non è più richiesto dalla legge (ora ridotto a 5 anni), il fatto per cui si è stati condannati potrebbe non essere più considerato reato. Di conseguenza, la condanna deve essere annullata.

Cosa deve fare il giudice d’appello a cui il caso è stato rinviato?
Il giudice del rinvio deve effettuare una nuova valutazione dei fatti alla luce della normativa modificata dalla Corte Costituzionale. Nello specifico, dovrà accertare se l’imputato, al momento della presentazione della domanda per il reddito di cittadinanza, fosse residente in Italia da almeno cinque anni. Se tale requisito risulta soddisfatto, dovrà pronunciare una sentenza di assoluzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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