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Remissione tacita querela: no se la vittima non è citata

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per truffa online. La Corte ha stabilito che l’irreperibilità e la conseguente assenza in aula della persona offesa non costituiscono una remissione tacita della querela se questa non è stata regolarmente citata come testimone. La decisione chiarisce che per applicare la nuova disciplina sulla remissione tacita querela, la mancata comparizione deve essere ingiustificata e successiva a una rituale convocazione, condizioni assenti nel caso di specie.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione Tacita della Querela: La Cassazione e il Caso della Vittima Assente

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema di grande attualità nel processo penale: la remissione tacita della querela. A seguito della Riforma Cartabia, la mancata comparizione del querelante in udienza può portare all’estinzione del reato, ma a quali condizioni? Il caso in esame, relativo a una truffa online, offre chiarimenti fondamentali su quando l’assenza della vittima può essere interpretata come una volontà di non proseguire con l’azione penale.

I Fatti: Una Truffa Online e il Ricorso in Cassazione

La vicenda giudiziaria nasce da una classica truffa consumata su un noto social network. Una persona, interessata all’acquisto di un telefono cellulare offerto a un prezzo vantaggioso, veniva convinta a versare la somma di 180,00 euro tramite la ricarica di una carta prepagata. Ricevuto il pagamento, il venditore spariva senza mai spedire il bene promesso.

L’intestatario della carta, identificato e processato, veniva condannato per il reato di truffa in concorso sia in primo grado che in appello. La difesa dell’imputato, tuttavia, decideva di presentare ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali: l’errata valutazione delle prove e, soprattutto, la mancata dichiarazione di estinzione del reato per remissione tacita della querela, data la prolungata assenza e irreperibilità della persona offesa durante tutto il processo.

I Motivi del Ricorso e la questione della remissione tacita querela

Il ricorrente sosteneva che i giudici di merito avessero sbagliato a non considerare l’assenza della vittima come un comportamento concludente, incompatibile con la volontà di veder punito il colpevole. Secondo la difesa, la nuova formulazione dell’art. 152 del codice penale, introdotta dalla Riforma Cartabia, avrebbe ampliato i casi di remissione tacita querela, includendo proprio la mancata comparizione del querelante citato come testimone.

Inoltre, il ricorso contestava la ricostruzione dei fatti, proponendo una versione alternativa secondo cui le somme ricevute sulla carta non erano il profitto della truffa, ma il pagamento per un altro servizio, e che non vi era prova del coinvolgimento diretto dell’imputato nella pubblicazione dell’annuncio online.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Seconda Sezione Penale della Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna dell’imputato. La Corte ha rigettato con forza entrambi i motivi di ricorso, fornendo un’interpretazione chiara e rigorosa dei presupposti necessari per l’applicazione della remissione tacita.

Le Motivazioni: I Requisiti per la Remissione Tacita della Querela

Il cuore della sentenza risiede nella dettagliata analisi dell’art. 152 del codice penale. La Corte ha chiarito che, affinché la mancata comparizione del querelante possa integrare una remissione tacita, devono sussistere due condizioni essenziali e concorrenti:

1. La regolare citazione in qualità di testimone: Il querelante deve essere stato formalmente e regolarmente convocato a partecipare all’udienza in qualità di testimone. Non è sufficiente una generica conoscenza del procedimento.
2. L’assenza “senza giustificato motivo”: La mancata comparizione deve essere una scelta volontaria e non determinata da impedimenti o da una mancata conoscenza della citazione.

Nel caso di specie, i giudici hanno evidenziato che nessuna di queste condizioni era soddisfatta. La persona offesa non era mai stata raggiunta da una notifica di citazione per l’udienza; di conseguenza, non poteva dirsi “regolarmente citato”. La sua assenza era, pertanto, pienamente giustificata proprio dalla mancata conoscenza della convocazione. La Corte ha inoltre sottolineato che, al momento della presentazione della querela, non vigeva alcun obbligo per la vittima di comunicare eventuali cambi di domicilio, rendendo la sua irreperibilità un ostacolo di fatto non imputabile a una sua volontà di sottrarsi al processo.

Per quanto riguarda il secondo motivo di ricorso, la Cassazione lo ha liquidato come un tentativo inammissibile di ottenere una nuova valutazione dei fatti. I giudici di merito avevano motivato in modo logico e congruo la responsabilità dell’imputato, basandosi su elementi oggettivi come l’accredito del denaro sulla sua carta personale, attivata poco prima del reato, e l’immediato prelievo della somma. L’ipotesi difensiva alternativa era stata correttamente ritenuta “inconsistente” e priva di qualsiasi riscontro probatorio.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida un principio fondamentale: l’istituto della remissione tacita della querela, pur potenziato dalla recente riforma per finalità deflattive, non opera automaticamente. L’assenza della vittima non può essere equiparata a una volontà di perdono se non è preceduta da una corretta informazione e da una rituale convocazione in giudizio. La sentenza ribadisce la centralità delle garanzie processuali, assicurando che l’estinzione del reato per remissione tacita avvenga solo in presenza di comportamenti inequivocabili e non di mere difficoltà procedurali come l’irreperibilità del querelante.

La sola assenza della persona offesa al processo è sufficiente per integrare una remissione tacita della querela?
No, la sola assenza non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha specificato che la mancata comparizione deve essere valutata insieme ad altri elementi per manifestare in modo inequivocabile la volontà di non insistere nella richiesta di punizione.

Quali condizioni devono essere soddisfatte perché la mancata comparizione del querelante valga come remissione tacita ai sensi della nuova normativa?
Secondo l’art. 152, comma 3, n. 1, cod. pen., devono ricorrere due precise condizioni: a) il querelante deve essere stato regolarmente citato in udienza in qualità di testimone; b) la sua assenza deve essere priva di un giustificato motivo.

Perché in questo caso la Corte ha ritenuto che la remissione tacita non fosse applicabile?
La remissione tacita è stata esclusa perché la persona offesa non era mai stata raggiunta da una regolare notifica della citazione a testimoniare. Di conseguenza, la sua assenza era considerata giustificata, mancando il presupposto fondamentale della “mancata comparizione senza giustificato motivo” richiesta dalla legge.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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