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Remissione tacita querela: no con solo risarcimento

Un imputato per furto aggravato ricorre in Cassazione sostenendo l’estinzione del reato per remissione tacita querela, avendo risarcito il danno alla vittima. La Corte ha rigettato il ricorso, specificando che un semplice atto di quietanza per il risarcimento del danno civile non equivale a una manifestazione inequivocabile di volontà di rimettere la querela e non estingue il procedimento penale.

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Pubblicato il 6 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione Tacita Querela: Il Risarcimento Non Basta a Estinguere il Reato

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 10426/2024) offre un importante chiarimento sulla remissione tacita querela, specificando che il semplice risarcimento del danno alla vittima, anche se accettato con una dichiarazione liberatoria, non è sufficiente a estinguere l’azione penale. Vediamo nel dettaglio la vicenda e i principi affermati dai giudici.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un imputato condannato in primo e secondo grado per il reato di furto aggravato in concorso. L’imputato, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali. Il più rilevante riguardava la presunta estinzione del reato per intervenuta remissione tacita della querela. In particolare, la difesa sosteneva che il versamento di una somma a titolo di risarcimento dei danni morali e materiali alla persona offesa, e la conseguente dichiarazione di quest’ultima di “non avere più nulla a pretendere”, integrassero un comportamento incompatibile con la volontà di persistere nell’istanza punitiva, come previsto dall’art. 152 del codice penale.

Gli altri due motivi di ricorso lamentavano la mancata concessione delle circostanze attenuanti del risarcimento del danno (art. 62 n. 6 c.p.) e del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.).

La Decisione e la questione della remissione tacita querela

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendo infondati tutti i motivi proposti. La parte più significativa della sentenza riguarda l’interpretazione della remissione tacita querela alla luce delle recenti novità legislative (Riforma Cartabia) e della consolidata giurisprudenza.

La Differenza tra Quietanza e Remissione

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra una quietanza a saldo per una pretesa risarcitoria e una vera e propria remissione della querela. La Corte ha stabilito che la dichiarazione della persona offesa di “non avere nulla a pretendere” dopo aver ricevuto una somma di denaro costituisce una rinuncia a future pretese di natura risarcitoria (civile), ma non implica automaticamente una rinuncia all’azione penale.

Perché si possa parlare di remissione tacita, è necessaria una manifestazione di volontà inequivocabile di abbandonare l’istanza punitiva. Secondo la Corte, questo si verifica solo quando l’atto di transazione contiene una rinuncia espressa a “ogni azione civile e penale”, manifestando così una volontà onnicomprensiva che include anche l’abbandono della pretesa punitiva dello Stato.

La Mancata Concessione delle Attenuanti

La Corte ha inoltre confermato la decisione dei giudici di merito di non concedere le circostanze attenuanti:

1. Attenuante del risarcimento del danno (art. 62 n. 6 c.p.): È stata negata perché il risarcimento deve essere integrale e spontaneo. Nel caso di specie, il ristoro è stato solo parziale e la restituzione dei beni rubati non è avvenuta per un gesto autonomo di ravvedimento, ma come conseguenza dell’intervento della polizia giudiziaria.
2. Attenuante del danno di speciale tenuità (art. 62 n. 4 c.p.): È stata esclusa in quanto i beni sottratti (denaro ed effetti personali) avevano un valore complessivo non irrisorio. La valutazione, ricorda la Corte, deve considerare non solo il valore economico, ma anche gli ulteriori effetti pregiudizievoli subiti dalla vittima.

Le motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda sulla necessità di preservare la distinzione tra l’ambito civile del risarcimento del danno e quello penale della punizione del reo. Un atto di quietanza, per sua natura, ha lo scopo di definire una controversia patrimoniale tra le parti. La remissione tacita querela, invece, incide direttamente sull’azione penale e richiede, per questo, “fatti rivelatori di una volontà di rinunzia all’istanza punitiva che, seppure impliciti, siano inequivoci”. L’accettazione di una somma a titolo di risarcimento non è, di per sé, un fatto incompatibile con la volontà che il colpevole venga comunque processato e punito per il reato commesso. La giurisprudenza citata dalla Corte è costante nel richiedere una manifestazione non equivoca del proposito di abbandonare l’istanza di punizione, che vada oltre la semplice sistemazione degli aspetti economici della vicenda.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: per estinguere un reato procedibile a querela tramite remissione tacita, non è sufficiente un accordo risarcitorio tra l’imputato e la persona offesa. È indispensabile che dall’accordo o da altri comportamenti emerga in modo chiaro e inequivocabile la volontà della vittima di porre fine anche al procedimento penale. Gli avvocati e le parti coinvolte devono quindi prestare massima attenzione nella redazione di atti di transazione e quietanza, specificando esplicitamente se l’accordo è inteso a coprire anche la rinuncia all’azione penale, per evitare interpretazioni che potrebbero non corrispondere alla reale volontà delle parti.

Accettare un risarcimento del danno e dichiarare di non aver più nulla a pretendere equivale a una remissione tacita della querela?
No. Secondo la sentenza, un tale atto è una quietanza che estingue le pretese di natura risarcitoria (civile), ma non manifesta in modo inequivocabile la volontà di rinunciare all’azione penale. Per una remissione tacita, sono necessari fatti incompatibili con la volontà di persistere nella querela.

Perché la Corte non ha concesso l’attenuante del risarcimento del danno?
L’attenuante non è stata concessa perché il risarcimento offerto non era integrale, ma solo parziale. Inoltre, la restituzione dei beni non è stata un gesto spontaneo dell’imputato, ma è avvenuta a seguito dell’intervento della polizia giudiziaria, facendo mancare il requisito del ravvedimento attivo.

Cosa distingue una quietanza liberatoria da una remissione di querela secondo la Cassazione?
La quietanza liberatoria si limita a chiudere le pretese economiche e risarcitorie tra le parti. La remissione di querela, invece, è un atto che estingue il reato e richiede una manifestazione di volontà, anche implicita ma inequivocabile, di abbandonare l’istanza punitiva. Tale volontà si può ravvisare, ad esempio, in un atto di transazione che includa la rinuncia esplicita a ogni azione civile e penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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