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Remissione Tacita Querela: la Cassazione chiarisce

Due agenti di polizia penitenziaria, condannati per percosse a un detenuto, ricorrono in Cassazione sostenendo la remissione tacita della querela per la mancata comparizione della vittima in udienza. La Corte rigetta il ricorso, chiarendo che l’assenza, senza un previo avvertimento formale, non è sufficiente a estinguere il reato. Analizza anche d’ufficio l’illegalità della pena detentiva, ma la conferma per mancato interesse dei ricorrenti a una modifica.

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Pubblicato il 21 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione Tacita Querela: Quando l’Assenza della Vittima Non Ferma il Processo

La remissione tacita della querela è un istituto giuridico che può portare all’estinzione di un reato. Ma cosa accade se la persona offesa, dopo aver sporto querela, non si presenta in udienza? La sua assenza equivale a un perdono implicito? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17821/2025, offre chiarimenti cruciali, distinguendo tra la disciplina pre e post Riforma Cartabia e analizzando un caso che coinvolge due agenti di polizia penitenziaria condannati per percosse.

I Fatti del Processo: Dalle Lesioni alla Condanna

Due agenti di polizia penitenziaria sono stati condannati in primo grado e in appello a 15 giorni di reclusione ciascuno, con i benefici di legge. L’accusa, originariamente di lesioni aggravate, è stata derubricata a percosse in concorso ai danni di un detenuto. La condanna è stata pronunciata a seguito di un giudizio celebrato con il rito abbreviato, una scelta processuale degli stessi imputati.

Il Ricorso in Cassazione: La Tesi della Remissione Tacita della Querela

La difesa degli agenti ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su un unico motivo: la presunta estinzione del reato per remissione tacita della querela. Secondo i ricorrenti, la mancata comparizione del detenuto (la persona offesa) all’udienza preliminare, unita alla sua decisione di non costituirsi parte civile, avrebbe dovuto essere interpretata come una volontà implicita di non proseguire con l’azione penale. L’udienza era stata persino rinviata una volta proprio per consentire la partecipazione del querelante, ma senza successo.

La Decisione della Cassazione sulla remissione tacita querela

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la condanna. I giudici hanno chiarito che, secondo l’interpretazione consolidata prima della Riforma Cartabia, la semplice assenza del querelante in udienza non può essere automaticamente considerata un atto “incompatibile con la volontà di persistere nella querela”.

L’Interpretazione della Legge Prima e Dopo la Riforma Cartabia

La Corte ricorda che, prima delle modifiche legislative recenti, la giurisprudenza richiedeva un’attenta analisi di tutti gli atti compiuti dal querelante. Un comportamento omissivo, come la mancata comparizione, assumeva valore di remissione solo se combinato con un “previo, formale avvertimento del significato che ad essa sarebbe stato attribuito”.
Con la Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), è stata introdotta una nuova norma (art. 152, co. 3, n. 1 c.p.) che qualifica come remissione tacita la mancata comparizione del querelante citato come testimone, senza giustificato motivo. Tuttavia, questa disposizione richiede che l’atto di citazione contenga un avvertimento specifico sulle conseguenze dell’assenza. Nel caso di specie, questi presupposti formali non erano presenti, rendendo inapplicabile la nuova disciplina e infondata la tesi difensiva.

Una Pena Illegale? La Valutazione d’Ufficio della Corte

Pur rigettando il ricorso, la Cassazione ha esaminato d’ufficio un altro aspetto cruciale: la legalità della pena. Il reato di percosse (art. 581 c.p.) rientra nella competenza del Giudice di Pace. La legge (d.lgs. 274/2000) prevede per questo reato una pena esclusivamente pecuniaria (una multa da 258 a 2.582 euro), e non una pena detentiva come i 15 giorni di reclusione inflitti agli imputati. La pena era, quindi, tecnicamente illegale.

L’Interesse dell’Imputato e la Sospensione Condizionale

Nonostante l’illegalità, la Corte ha deciso di non annullare la sentenza su questo punto. Richiamando un precedente delle Sezioni Unite, ha spiegato che la sostituzione di una pena detentiva (più grave ma sospesa) con una pecuniaria (meno grave ma da pagare effettivamente) non è sempre vantaggiosa per l’imputato. La scelta deve basarsi sull'”interesse manifestato dall’imputato”.
Nel caso specifico, i ricorrenti non avevano mai sollevato la questione né manifestato interesse a ricevere la multa al posto della reclusione con pena sospesa. Pertanto, la Corte ha ritenuto di non poter intervenire, lasciando immutata la condanna e l’irrevocabilità del beneficio della sospensione condizionale concesso.

Le motivazioni

La Corte ha motivato il rigetto del ricorso spiegando che la mancata comparizione della persona offesa all’udienza preliminare non può essere interpretata come una volontà inequivocabile di rimettere la querela. In assenza delle nuove disposizioni introdotte dalla Riforma Cartabia, che richiedono un avvertimento formale nella citazione, la mera assenza non è sufficiente a estinguere il reato. Per quanto riguarda la pena, pur riconoscendone l’illegalità formale, la Corte ha sottolineato che la sua modifica in una sanzione pecuniaria non era stata richiesta dagli imputati, i quali beneficiavano di una pena detentiva sospesa, considerata nel caso concreto un trattamento non pregiudizievole data la mancata opposizione.

Le conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: la remissione tacita della querela non può essere presunta, ma deve risultare da atti inequivocabili. L’assenza della vittima in giudizio, da sola, non basta a fermare il processo, specialmente per i fatti avvenuti prima della piena applicazione della Riforma Cartabia. Inoltre, la pronuncia evidenzia come la valutazione sull’illegalità della pena debba tenere conto dell’interesse concreto dell’imputato, bilanciando la severità della sanzione con i benefici concessi, come la sospensione condizionale.

La semplice assenza della persona offesa in udienza comporta sempre la remissione tacita della querela?
No. Secondo la sentenza, basata sulla disciplina anteriore alla Riforma Cartabia, la sola assenza non è sufficiente. È necessario un comportamento inequivocabile e incompatibile con la volontà di proseguire l’azione penale. Con la Riforma, l’assenza del querelante citato come testimone può integrare remissione, ma solo se è stato formalmente avvertito di tale conseguenza nell’atto di citazione.

Perché la Cassazione non ha annullato la pena detentiva, pur riconoscendola come “illegale”?
Perché gli imputati non hanno mai manifestato interesse a sostituire la pena detentiva sospesa con la pena pecuniaria prevista dalla legge. La Corte ha ritenuto che la modifica non sarebbe stata necessariamente più favorevole per loro e, in assenza di una richiesta specifica, ha confermato la pena inflitta con il beneficio della sospensione condizionale.

Cosa è cambiato con la Riforma Cartabia riguardo alla remissione tacita della querela?
La Riforma Cartabia ha introdotto una nuova ipotesi specifica: la mancata comparizione in udienza del querelante, citato come testimone e senza un giustificato motivo, integra una remissione tacita. Tuttavia, questo effetto si produce solo se il querelante è stato precedentemente e formalmente avvisato di tale conseguenza nell’atto di citazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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