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Remissione tacita querela: cosa dice la Cassazione?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27170/2024, ha stabilito che l’assenza della persona offesa dal processo penale non è sufficiente a configurare una remissione tacita querela. Il caso riguardava un ricorso per frode, in cui gli imputati sostenevano che il disinteresse della vittima dovesse essere interpretato come una rinuncia. La Corte ha rigettato il ricorso, affermando che la remissione tacita richiede elementi inequivocabili e concludenti, non ravvisabili nella mera non partecipazione, specialmente in un rito abbreviato.

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Pubblicato il 3 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione tacita di querela: l’assenza della vittima al processo non basta

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha ribadito un principio fondamentale in materia di procedibilità dei reati: la semplice assenza della persona offesa dal processo non costituisce una remissione tacita querela. Questa pronuncia chiarisce che la volontà di rinunciare a perseguire l’autore del reato deve manifestarsi attraverso comportamenti inequivocabili e concludenti, non potendo essere presunta dal mero disinteresse allo svolgimento del giudizio. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti del caso

Due individui venivano condannati in primo e secondo grado per reati di truffa e sostituzione di persona. La difesa degli imputati decideva di ricorrere in Cassazione, basando la propria strategia su diversi motivi di diritto. Tra questi, spiccava la richiesta di dichiarare l’estinzione del reato per una presunta remissione tacita della querela presentata dalla vittima.

I motivi del ricorso: focus sulla remissione tacita querela

Il nucleo centrale dell’impugnazione si fondava su quattro argomenti principali:

1. Remissione tacita della querela: I ricorrenti sostenevano che l’irreperibilità e il totale disinteresse della persona offesa dopo la presentazione della querela e la citazione a giudizio fossero incompatibili con la volontà di proseguire l’azione penale.
2. Estinzione del reato per condotte riparatorie: La difesa lamentava il mancato riconoscimento della causa estintiva prevista dall’art. 162-ter c.p., nonostante un’offerta di risarcimento avanzata dagli imputati.
3. Particolare tenuità del fatto: Si richiedeva l’applicazione della causa di non punibilità di cui all’art. 131-bis c.p., sostenendo che le condotte fossero il ‘minimum’ necessario per la realizzazione del reato e il danno di scarsa importanza.
4. Sospensione condizionale della pena: Infine, veniva contestato il diniego della sospensione condizionale della pena, ritenuto immotivato.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili, fornendo chiarimenti su ogni punto sollevato dalla difesa.

L’infondatezza della remissione tacita di querela

Sul punto cruciale della remissione tacita querela, i giudici hanno riaffermato un consolidato principio di diritto. La rinuncia alla querela può essere desunta solo da elementi ‘inequivoci, obiettivi e concludenti’ che dimostrino una volontà incompatibile con quella di persistere. Nel caso specifico, la Corte ha evidenziato come l’assenza della persona offesa non fosse un elemento sufficiente. Anzi, il processo si era svolto con rito abbreviato, una procedura che non prevede la testimonianza delle parti, rendendo quindi irrilevante la partecipazione della vittima. L’assenza, pertanto, non poteva essere interpretata come una volontà di rinunciare all’azione penale.

Il rigetto delle altre istanze

Anche gli altri motivi di ricorso sono stati respinti:

* Condotte riparatorie: La Corte ha sottolineato che l’offerta di risarcimento (pari a 500 euro) era ‘nettamente inferiore’ alla somma sottratta. L’art. 162-ter c.p. richiede un risarcimento integrale del danno, e un’offerta parziale non è sufficiente per estinguere il reato.
* Tenuità del fatto: I giudici hanno ritenuto corretta la valutazione della Corte d’Appello, che aveva escluso la tenuità del fatto considerando la non occasionalità della condotta, il valore significativo del danno, il comportamento post-reato degli imputati e i loro precedenti penali.
* Sospensione della pena: La prognosi negativa sulla futura condotta degli imputati, basata sulla gravità del reato e sui precedenti penali, è stata considerata una motivazione valida e sufficiente per negare il beneficio della sospensione condizionale.

Le conclusioni

La sentenza in esame consolida l’orientamento secondo cui la remissione tacita della querela non può essere presunta ma deve essere provata attraverso fatti concreti e inequivocabili. La semplice inerzia o non partecipazione della persona offesa al processo non è, di per sé, un indicatore sufficiente per estinguere l’azione penale, specialmente quando le forme processuali scelte non richiedono la sua presenza attiva. Questa decisione rafforza la tutela della vittima, evitando che la procedibilità del reato dipenda da comportamenti passivi che possono essere dettati da svariate ragioni, non necessariamente riconducibili a una volontà remissoria.

L’assenza della persona offesa al processo penale comporta automaticamente la remissione della querela?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che la remissione tacita della querela può essere affermata solo in presenza di elementi inequivocabili, obiettivi e concludenti che risultino incompatibili con la volontà di persistere. La mera assenza della vittima, specialmente in un rito abbreviato dove non è prevista la sua testimonianza, non è un elemento sufficiente.

Perché un’offerta di risarcimento parziale non è sufficiente per estinguere il reato ai sensi dell’art. 162-ter c.p.?
L’estinzione del reato per condotte riparatorie, secondo l’art. 162-ter c.p., è subordinata all’integrale risarcimento del danno. Un’offerta inferiore al danno patrimoniale causato non può essere presa in considerazione per l’applicazione di tale istituto, in quanto la norma presuppone condotte restitutorie o risarcitorie complete e spontanee.

Quali elementi valuta il giudice per negare la sospensione condizionale della pena?
Il giudice può negare la sospensione condizionale della pena fondando il suo giudizio prognostico negativo sulla capacità a delinquere dell’imputato. Tale valutazione può basarsi su elementi come la gravità del fatto e i precedenti giudiziari, i quali afferiscono alla condotta e alla vita del reo prima della commissione del reato in esame.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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