LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Remissione tacita querela: assenza non è automatica

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che dichiarava estinto un reato per remissione tacita di querela. La Corte ha stabilito che la semplice assenza della persona offesa all’udienza non è sufficiente a integrare la remissione, specialmente se tale assenza è giustificata da un legittimo impedimento comunicato al giudice. È necessario accertare la volontà inequivocabile della persona offesa di non voler proseguire con l’azione penale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 11 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione Tacita di Querela: L’Assenza Giustificata in Udienza Non Basta

L’istituto della remissione tacita di querela, introdotto dalla recente riforma legislativa, continua a essere oggetto di importanti chiarimenti da parte della giurisprudenza. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale: l’assenza della persona offesa, citata come testimone, non comporta automaticamente l’estinzione del reato se tale assenza è supportata da un legittimo impedimento. Vediamo insieme i dettagli di questa decisione e le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un procedimento per diffamazione. Il Giudice di Pace aveva dichiarato di non doversi procedere contro l’imputata, ritenendo che la querela fosse stata tacitamente rimessa. La decisione si basava sulla mancata comparizione in udienza della persona offesa (e querelante), la quale era stata regolarmente citata come testimone con l’avvertimento delle conseguenze della sua assenza.

Tuttavia, la situazione era più complessa. La persona offesa, infatti, aveva inviato una comunicazione certificata al tribunale prima dell’udienza, chiedendo un rinvio. Nella comunicazione, spiegava di essere impossibilitata a viaggiare per motivi di salute, essendo sottoposta a terapia domiciliare a seguito di un infarto, e allegava la relativa documentazione medica. Nonostante ciò, il giudice di primo grado aveva interpretato la sua assenza come una chiara volontà di abbandonare il processo, applicando la normativa sulla remissione tacita di querela.

La Decisione della Cassazione sulla Remissione Tacita di Querela

Il Procuratore Generale ha impugnato la decisione, sostenendo che il Giudice di Pace avesse errato nel non considerare le giustificazioni fornite dalla persona offesa. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando la sentenza e rinviando gli atti al Giudice di Pace per la prosecuzione del giudizio.

La Suprema Corte ha ribadito che l’articolo 152 del codice penale, nel prevedere la remissione tacita, mira a identificare comportamenti concludenti (facta concludentia) che manifestino in modo inequivocabile la volontà della persona offesa di non insistere per la punizione del colpevole. L’assenza all’udienza è uno di questi comportamenti, ma non può essere valutata in modo meccanico e avulso dal contesto.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha spiegato che il giudice ha il dovere di compiere un accertamento approfondito per verificare che non sussistano elementi tali da rendere equivoca la mancata comparizione. L’obiettivo è dedurre l’effettiva e consapevole volontà della persona offesa di abbandonare la pretesa punitiva.

Nel caso specifico, la volontà della querelante era tutt’altro che equivoca. L’invio di una richiesta di rinvio, corredata da certificazioni mediche che attestavano un legittimo impedimento, dimostrava chiaramente l’intenzione di continuare a partecipare al processo e di voler perseguire la punizione del responsabile. Ignorare tali elementi e basare la decisione sulla sola assenza fisica ha rappresentato un errore di diritto.

La sentenza sottolinea che la prova della conoscenza delle conseguenze della propria assenza non è sufficiente. È necessario che il comportamento sia effettivamente incompatibile con la volontà di proseguire l’azione penale. Un’assenza giustificata, e per la quale si chiede un rinvio, è l’esatto opposto: è un comportamento compatibile con la volontà di continuare il processo.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche

Questa pronuncia della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Rafforza la tutela della persona offesa, evitando che un legittimo impedimento possa essere erroneamente interpretato come un abbandono del procedimento. I giudici sono chiamati a un’attenta valutazione di tutte le circostanze del caso concreto prima di dichiarare estinto un reato per remissione tacita di querela.

In conclusione, l’assenza della persona offesa non è un automatismo. Deve essere il frutto di una scelta libera e consapevole, non la conseguenza di impedimenti oggettivi. La giustizia richiede un’analisi sostanziale della volontà delle parti, non una mera applicazione formale delle norme.

Che cos’è la remissione tacita di querela?
È la rinuncia all’azione penale che non avviene con una dichiarazione formale, ma si desume da comportamenti della persona offesa che sono chiaramente incompatibili con la volontà di ottenere la punizione del colpevole, come ad esempio l’assenza ingiustificata all’udienza dopo essere stati avvertiti delle conseguenze.

L’assenza della persona offesa in udienza comporta sempre la remissione della querela?
No. Secondo la sentenza, l’assenza non è sufficiente se è giustificata. Se la persona offesa comunica al giudice un legittimo impedimento (come motivi di salute documentati) e chiede un rinvio, tale comportamento dimostra la volontà di proseguire il processo, escludendo la remissione tacita.

Cosa deve fare il giudice prima di dichiarare una querela tacitamente rimessa?
Il giudice ha il dovere di verificare se la mancata comparizione della persona offesa sia un atto inequivocabile che esprime la volontà di non proseguire. Deve quindi valutare tutte le circostanze, incluse eventuali giustificazioni o comunicazioni inviate dalla persona offesa, per accertare che non vi siano elementi che rendano equivoca l’interpretazione dell’assenza.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati