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Remissione tacita querela: assenza del legale rapp.

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’assenza in udienza del legale rappresentante di una società, citato come testimone, non comporta automaticamente una remissione tacita querela. Il giudice deve prima verificare che l’individuo sia ancora in carica e che lo statuto sociale gli conferisca il potere di rimettere la querela tramite la semplice non comparizione, al fine di accertare la reale volontà dell’ente.

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Pubblicato il 6 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione tacita querela: cosa succede se il legale rappresentante non si presenta?

Una delle novità più significative introdotte dalla Riforma Cartabia è la remissione tacita querela per mancata comparizione del querelante. Questa norma, pensata per deflazionare il carico giudiziario, stabilisce che se la persona offesa, regolarmente citata come testimone, non si presenta in udienza senza un giustificato motivo, la sua querela si considera ritirata. Ma cosa accade quando a sporgere querela è una società e a mancare all’appello è il suo legale rappresentante? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 29959/2024, fornisce un chiarimento cruciale, stabilendo che l’automatismo non è così scontato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una decisione del Tribunale di Frosinone, che aveva dichiarato il non doversi procedere nei confronti di un imputato per il reato di appropriazione indebita. La ragione? La remissione tacita della querela. La società che aveva sporto la denuncia era rappresentata dal suo legale rappresentante, il quale, pur essendo stato citato a testimoniare, non si era presentato in aula né aveva fornito alcuna giustificazione per la sua assenza. Il Tribunale, applicando alla lettera l’art. 152, comma 3, n. 1 del codice penale, aveva concluso per l’estinzione del reato.

Contro questa decisione, il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello di Roma ha proposto ricorso per Cassazione, sollevando un dubbio fondamentale: si può davvero equiparare la volontà della persona fisica (il legale rappresentante) a quella della persona giuridica (la società querelante)?

La questione della remissione tacita querela e l’intervento della Cassazione

Il ricorrente ha sostenuto che il meccanismo della remissione tacita querela non potesse trovare applicazione diretta nel caso di specie. I motivi erano due: in primo luogo, la persona giuridica che sporge querela è un soggetto distinto dalla persona fisica che la rappresenta; in secondo luogo, non vi era nemmeno la certezza che la persona citata come testimone fosse ancora in carica come legale rappresentante al momento dell’udienza.

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendo le argomentazioni fondate e annullando la sentenza del Tribunale. La Suprema Corte ha colto l’occasione per delineare i limiti di applicazione di questa norma, soprattutto quando entra in gioco la complessa relazione tra un ente e il suo rappresentante.

Le Motivazioni della Sentenza: La Volontà dell’Ente va Verificata

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nella necessità di accertare l’effettiva volontà del querelante di abbandonare l’azione penale. Sebbene la norma sulla remissione tacita preveda un meccanismo tendenzialmente automatico, il giudice non è esonerato dal compiere una valutazione approfondita, specie in situazioni non lineari.

La Corte ha specificato che, affinché l’assenza del legale rappresentante possa essere interpretata come una volontà remissiva dell’ente, devono essere soddisfatte due condizioni in modo certo e inequivocabile:

1. Verifica della carica attuale: Il giudice deve accertare che la persona fisica che non si è presentata in udienza rivesta ancora la carica di legale rappresentante della società querelante alla data della testimonianza. Se avesse perso tale qualifica, la sua assenza sarebbe del tutto irrilevante rispetto alla volontà dell’ente.
2. Verifica dei poteri statutari: È necessario verificare che lo statuto della società conferisca espressamente al legale rappresentante il potere di rimettere la querela attraverso un comportamento concludente come la mancata comparizione. In assenza di una tale previsione statutaria, l’inerzia del rappresentante non può essere automaticamente imputata all’ente, poiché potrebbe derivare da semplice negligenza o da altre ragioni personali, senza rispecchiare una decisione societaria.

Secondo la Cassazione, solo la compresenza di queste due condizioni può fugare ogni dubbio sulla riferibilità del comportamento omissivo all’ente querelante, permettendo così l’attivazione del meccanismo della remissione tacita. Nel caso esaminato, nessuna di queste verifiche era stata effettuata, rendendo la decisione del Tribunale illegittima.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Decisione

Questa sentenza stabilisce un importante principio a tutela delle persone giuridiche nel processo penale. Si chiarisce che la remissione tacita querela non è una ghigliottina processuale che scatta indiscriminatamente, ma uno strumento che presuppone un accertamento rigoroso della volontà del titolare del diritto. I giudici di merito sono ora chiamati a un duplice e doveroso controllo prima di poter dichiarare l’estinzione di un reato in casi analoghi. La decisione protegge le società da possibili negligenze o, peggio, da comportamenti infedeli dei propri rappresentanti, assicurando che la rinuncia a perseguire un reato sia sempre una scelta consapevole e certa dell’ente stesso.

L’assenza ingiustificata del querelante citato come testimone comporta sempre la remissione tacita della querela?
No, non sempre. Sebbene la legge lo preveda come regola generale, il giudice deve verificare l’effettiva volontà del querelante di rimettere la querela, specialmente se nel procedimento esistono elementi che possono far sorgere dubbi su tale volontà.

Se la querela è presentata da una società, l’assenza del suo legale rappresentante in udienza integra una remissione tacita?
Non automaticamente. La Corte di Cassazione ha stabilito che, prima di dichiarare la remissione, il giudice deve accertare con certezza due condizioni: 1) che la persona assente sia ancora il legale rappresentante alla data dell’udienza; 2) che lo statuto della società autorizzi il legale rappresentante a rimettere la querela con la semplice non comparizione.

Qual è lo scopo di queste verifiche nel caso di una persona giuridica querelante?
Lo scopo è garantire che il comportamento (l’assenza) sia effettivamente riferibile alla volontà della persona giuridica (l’ente querelante) e non sia solo un’azione o negligenza della persona fisica che la rappresenta. Questo serve a tutelare gli interessi dell’ente, che è il vero titolare del diritto di querela.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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