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Remissione tacita di querela: l’avviso è decisivo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso basato sulla presunta remissione tacita di querela. Il caso riguardava la mancata comparizione del querelante in udienza. I giudici hanno chiarito che, affinché l’assenza valga come remissione tacita, è indispensabile che il querelante sia stato specificamente avvertito di tale conseguenza. Se un’udienza viene rinviata e nella nuova citazione tale avvertimento non viene ripetuto, la successiva assenza del querelante non può essere interpretata come volontà di rimettere la querela, rendendo il ricorso inammissibile.

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Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione Tacita di Querela: L’Importanza Cruciale dell’Avviso Specifico

Una recente sentenza della Corte di Cassazione Penale ha ribadito un principio fondamentale in materia di remissione tacita di querela, chiarendo le condizioni necessarie affinché la mancata comparizione del querelante in udienza possa portare all’estinzione del reato. La decisione sottolinea come un avviso specifico e non equivocabile sia un requisito imprescindibile, la cui omissione in una citazione successiva a un rinvio vanifica la possibilità di considerare l’assenza come una rinuncia all’azione penale.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Giudice di Pace nei confronti di un’imputata per il reato di invasione di terreni o edifici, previsto dall’articolo 633 del codice penale. La difesa dell’imputata ha proposto ricorso per cassazione, sostenendo che il reato si fosse estinto a causa della remissione tacita della querela. Secondo il ricorrente, la mancata presenza della persona offesa (il querelante) all’udienza dibattimentale e a quella successiva avrebbe dovuto essere interpretata come un comportamento inequivocabilmente contrario alla volontà di proseguire con l’azione penale.

La Questione Giuridica sulla Remissione Tacita di Querela

Il fulcro della controversia legale risiede nell’interpretazione dell’articolo 152 del codice penale, che disciplina la remissione della querela. La giurisprudenza ha da tempo riconosciuto che tale remissione possa essere anche “tacita”, ovvero desunta da fatti e comportamenti del querelante che siano incompatibili con la volontà di persistere nella richiesta di punizione. Uno di questi comportamenti è, appunto, l’assenza ingiustificata all’udienza dibattimentale.

Tuttavia, la giurisprudenza, incluse le Sezioni Unite della Cassazione, ha stabilito un paletto fondamentale: l’assenza può essere considerata remissione tacita di querela solo se il querelante è stato preventivamente ed espressamente avvertito che la sua mancata comparizione sarebbe stata interpretata in tal senso. Il ricorso si basava proprio su questo punto, contestando la prosecuzione del giudizio nonostante l’assenza del querelante.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, fornendo una motivazione chiara e rigorosa. I giudici hanno analizzato la sequenza delle notifiche e delle udienze. È emerso che:

1. Per una prima udienza, il querelante era stato effettivamente citato “con diffida”, ovvero con il corretto avvertimento che la sua assenza sarebbe stata interpretata come remissione della querela.
2. Tuttavia, quella udienza era stata rinviata per motivi procedurali (adesione dei difensori a un’astensione di categoria).
3. Nella successiva citazione per la nuova udienza, l’avvertimento cruciale non era stato ripetuto. La notifica era stata rinnovata, ma senza la specifica “diffida”.

La Corte ha stabilito che, in assenza di questo avviso specifico nella seconda convocazione, la successiva mancata comparizione dell’offeso non poteva in alcun modo essere equiparata a una volontà di rimettere la querela. L’onere di avvisare il querelante delle conseguenze della sua assenza è un requisito formale e sostanziale che non può essere dato per scontato o presunto. La volontà di rinunciare all’azione penale deve essere inequivocabile, e tale inequivocabilità è garantita proprio dalla consapevolezza, indotta dall’avviso, delle conseguenze del proprio comportamento omissivo.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce l’importanza del formalismo a garanzia dei diritti processuali di tutte le parti. La remissione tacita di querela per mancata comparizione è un istituto che semplifica la definizione dei processi per reati minori, ma non può trasformarsi in una “trappola” per il querelante. La volontà di abbandonare l’azione penale non può essere presunta. La decisione della Cassazione serve da monito per gli uffici giudiziari: ogni volta che un’udienza viene rinviata, è necessario assicurarsi che nella nuova citazione al querelante venga ripetuto l’avvertimento sulle conseguenze della sua eventuale assenza. In mancanza, il processo deve proseguire regolarmente.

Quando la mancata comparizione del querelante integra una remissione tacita della querela?
La mancata comparizione del querelante integra una remissione tacita della querela solo se il querelante è stato preventivamente ed espressamente avvertito dal giudice che la sua assenza sarà interpretata come un atto incompatibile con la volontà di persistere nella querela.

Se un’udienza viene rinviata, l’avviso dato nella prima citazione è valido anche per le udienze successive?
No. Secondo la sentenza, se l’udienza viene rinviata, l’avvertimento sulle conseguenze della mancata comparizione deve essere ripetuto nella nuova citazione per l’udienza successiva. Se l’avviso non viene rinnovato, l’eventuale assenza del querelante non può essere considerata remissione tacita.

Cosa ha deciso la Corte nel caso specifico?
La Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso dell’imputato perché, sebbene il querelante fosse stato avvertito per la prima udienza, tale avvertimento non era stato ripetuto nella citazione per l’udienza successiva (fissata dopo un rinvio). Di conseguenza, l’assenza del querelante a quest’ultima udienza non poteva essere legalmente interpretata come volontà di rimettere la querela.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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