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Remissione tacita di querela: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha annullato una sentenza che dichiarava un reato estinto per remissione tacita di querela a causa dell’assenza in aula della persona offesa. La Corte ha stabilito che l’assenza, anche se preceduta da un avvertimento formale, non comporta automaticamente una remissione. Il giudice deve sempre verificare l’effettiva volontà del querelante, soprattutto quando, come nel caso di specie, si era già costituito parte civile, dimostrando così il suo interesse a proseguire l’azione legale.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione tacita di querela: L’assenza in aula non basta se c’è costituzione di parte civile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. Num. 30236/2025) offre un chiarimento fondamentale sul tema della remissione tacita di querela. La pronuncia stabilisce che l’assenza del querelante all’udienza, anche dopo aver ricevuto l’avvertimento previsto dalla legge, non può essere interpretata automaticamente come una volontà di abbandonare il processo, specialmente se in precedenza si era costituito parte civile. Questo principio rafforza la necessità per il giudice di compiere una valutazione approfondita della reale intenzione della persona offesa.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da una decisione del Tribunale di Matera, che aveva dichiarato estinto per intervenuta remissione tacita di querela un procedimento per il reato di appropriazione indebita (art. 646 c.p.) a carico di due imputati. La decisione del Tribunale si basava sulla mancata comparizione della persona offesa all’udienza dibattimentale, nonostante fosse stata regolarmente citata come testimone e avvertita che la sua assenza ingiustificata sarebbe stata interpretata come remissione della querela, secondo quanto previsto dalla Riforma Cartabia (art. 142, comma 3, lett. d-bis disp. att. c.p.p.).

Il Procuratore Generale presso la Corte d’Appello ha impugnato tale sentenza, sostenendo che il giudice di primo grado avesse errato nel non considerare un elemento cruciale: la persona offesa si era già costituita parte civile nel processo. Questo atto, secondo il ricorrente, manifestava una chiara volontà di proseguire l’azione legale e di ottenere un risarcimento, rendendo dubbia l’interpretazione dell’assenza come una rinuncia.

La Decisione della Corte e la remissione tacita di querela

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Procuratore Generale, annullando la sentenza del Tribunale di Matera e rinviando il caso per un nuovo giudizio. Il cuore della decisione risiede nell’interpretazione della normativa sulla remissione tacita di querela. I giudici supremi hanno ribadito che l’introduzione dell’avvertimento obbligatorio nell’atto di citazione non ha creato una presunzione assoluta e invalicabile.

In altre parole, il giudice non è esonerato dal suo compito di verificare la reale volontà del querelante. L’assenza in aula è un indizio importante, ma non può essere l’unico elemento su cui basare una declaratoria di estinzione del reato, soprattutto in presenza di atti precedenti che indicano una volontà contraria.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che la costituzione di parte civile è un atto formale che esprime in modo inequivocabile l’interesse della vittima a persistere nell’azione penale e a veder accertata la responsabilità dell’imputato. Questo atto processuale è incompatibile con una successiva volontà tacita di remissione.

Il Tribunale, secondo la Cassazione, ha errato limitandosi a constatare la mera assenza della persona offesa, senza effettuare alcuna valutazione sulla già intervenuta costituzione di parte civile. Tale omissione ha viziato la motivazione della sentenza, in quanto non ha dato conto di una verifica approfondita che era necessaria per accertare se l’assenza fosse effettivamente sintomo di un disinteresse al processo o se fosse dovuta ad altre ragioni. La norma, seppur codificando un orientamento giurisprudenziale, impone comunque una verifica sostanziale della volontà della parte, non un mero automatismo procedurale.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ha importanti implicazioni pratiche. Essa chiarisce che la remissione tacita di querela non può essere applicata meccanicamente. I giudici di merito sono chiamati a un’analisi più attenta e completa, che tenga conto di tutto il comportamento processuale della persona offesa.

Per le vittime di reato, ciò significa che la costituzione di parte civile rappresenta una tutela forte contro una possibile archiviazione frettolosa del caso per assenza a un’udienza. Per gli avvocati, sottolinea l’importanza di formalizzare l’interesse del proprio assistito attraverso la costituzione di parte civile. In definitiva, la Corte di Cassazione ha riaffermato un principio di garanzia, assicurando che l’estinzione del reato avvenga solo quando sia accertata una reale e inequivocabile volontà del querelante di rinunciare alla pretesa punitiva.

L’assenza del querelante, avvertito delle conseguenze, integra sempre una remissione tacita di querela?
No. Secondo la sentenza, l’assenza non è di per sé sufficiente. Il giudice ha il dovere di verificare l’effettiva volontà del querelante di rimettere la querela, specialmente se esistono elementi di segno contrario, come la precedente costituzione di parte civile.

Che valore ha la costituzione di parte civile nel valutare la volontà del querelante?
Ha un valore fondamentale. La Corte di Cassazione la considera un atto che manifesta chiaramente l’interesse della persona offesa a proseguire l’azione penale per ottenere un risarcimento. Questo atto rende meno probabile che una successiva assenza sia dovuta a una volontà di rinunciare al processo.

Cosa accade dopo che la Cassazione ha annullato la sentenza per questo motivo?
La sentenza viene annullata con rinvio. Il caso torna al Tribunale di primo grado, che dovrà celebrare un nuovo giudizio davanti a un giudice diverso. In questo nuovo processo, il giudice dovrà attenersi ai principi stabiliti dalla Cassazione, ovvero valutare attentamente tutti gli elementi prima di poter eventualmente dichiarare estinto il reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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