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Remissione querela: estinzione reato anche in Cassazione

Un imputato, condannato per truffa in primo e secondo grado, ha ottenuto l’annullamento della sentenza dalla Corte di Cassazione. La decisione si fonda sulla remissione della querela da parte della persona offesa, intervenuta dopo la sentenza d’appello. La Corte ha affermato che è ammissibile ricorrere in Cassazione al solo fine di far valere la remissione, che, se accettata, estingue il reato e revoca le statuizioni civili relative al risarcimento del danno.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione della Querela: Estinzione del Reato Anche Dopo la Condanna

La remissione della querela rappresenta un istituto fondamentale del nostro ordinamento che consente di porre fine a un procedimento penale per determinati reati. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 37084/2025, ha offerto un importante chiarimento sulla sua applicabilità anche in una fase avanzata del processo, ovvero dopo la sentenza di condanna in appello. Il caso riguarda un’imputazione per truffa ai danni di una compagnia assicurativa, conclusasi con un esito inaspettato proprio grazie a questo istituto.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale ha origine da una condanna per truffa emessa dal Tribunale di Livorno, Sezione Distaccata di Portoferraio. La sentenza era stata successivamente confermata dalla Corte di Appello di Firenze, che aveva ribadito sia la responsabilità penale dell’imputato sia il suo obbligo di risarcire il danno alla compagnia assicurativa costituitasi parte civile.

Tuttavia, in un momento successivo alla pronuncia della sentenza d’appello, si è verificato un evento decisivo: la società assicurativa ha deciso di rimettere la querela precedentemente sporta. L’imputato, a sua volta, ha formalmente accettato tale remissione. Forte di questo accordo, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, non per contestare la sua colpevolezza, ma unicamente per far valere l’avvenuta estinzione del reato.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla remissione della querela

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando senza rinvio la sentenza di condanna. La decisione si basa su un principio procedurale consolidato: è ammissibile presentare ricorso in Cassazione al solo fine di introdurre nel processo una remissione della querela ritualmente accettata, a condizione che ciò sia avvenuto dopo la sentenza di secondo grado e prima della scadenza del termine per l’impugnazione.

Di conseguenza, i giudici hanno dichiarato l’estinzione del reato di truffa. Questo ha comportato non solo la cancellazione della condanna penale, ma anche la revoca delle statuizioni civili, liberando il ricorrente dall’obbligo di risarcimento del danno. È stato tuttavia condannato al pagamento delle spese processuali, poiché l’atto di remissione non specificava diversamente.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della motivazione risiede nella natura del reato di truffa, che è procedibile a querela di parte. La querela è una condizione di procedibilità: in sua assenza, o se viene ritirata, l’azione penale non può essere iniziata o proseguita. La Corte ha ribadito che la remissione della querela, quando formalmente accettata, ha l’effetto di estinguere il reato. Questo effetto opera ex lege, ovvero per diretta previsione di legge, e deve essere rilevato dal giudice in ogni stato e grado del procedimento.

La Corte ha citato un precedente (Cass. Pen., Sez. 4, n. 38156/2022) per sottolineare come il ricorso in Cassazione sia uno strumento idoneo a far valere tale causa estintiva, anche se sopravvenuta alla condanna. L’annullamento della sentenza è ‘senza rinvio’ perché non vi è più nulla da decidere nel merito: una volta estinto il reato, il processo deve semplicemente concludersi con una pronuncia che ne prenda atto.

Le Conclusioni

La sentenza in esame offre importanti spunti pratici. In primo luogo, conferma che la via della conciliazione tra le parti è percorribile anche dopo una doppia condanna. Per i reati procedibili a querela, un accordo con la parte offesa che porti alla remissione può risolvere definitivamente la questione penale. In secondo luogo, chiarisce che la revoca delle statuizioni civili è una conseguenza diretta dell’estinzione del reato. Infine, evidenzia un aspetto cruciale riguardante le spese: se l’accordo di remissione non prevede diversamente, le spese processuali restano a carico dell’imputato. Questa pronuncia, quindi, non solo riafferma un principio giuridico, ma delinea anche una strategia difensiva percorribile fino all’ultimo grado di giudizio.

È possibile ottenere l’annullamento di una condanna se la querela viene rimessa dopo la sentenza d’appello?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che è ammissibile presentare ricorso al solo fine di far valere la remissione della querela intervenuta dopo la sentenza di condanna di secondo grado e prima della scadenza dei termini per l’impugnazione. Se la remissione è valida e accettata, il reato si estingue e la sentenza viene annullata.

Cosa succede all’obbligo di risarcimento del danno se il reato viene dichiarato estinto per remissione della querela?
Secondo la sentenza, l’estinzione del reato per remissione della querela comporta la revoca delle statuizioni civili. Ciò significa che l’obbligo di risarcire il danno, stabilito nelle precedenti sentenze, viene meno.

In caso di annullamento per remissione della querela in Cassazione, chi paga le spese processuali?
La sentenza stabilisce che l’imputato è condannato al pagamento delle spese processuali, a meno che l’atto di remissione della querela non preveda un accordo diverso tra le parti in merito alle spese.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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