Remissione di Querela: Come Annulla una Condanna per Furto
La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 34526 del 2025, offre un chiaro esempio dell’impatto decisivo della remissione di querela nel processo penale. Questo istituto giuridico, seppur semplice nel suo concetto, può portare all’annullamento di una condanna, anche quando il procedimento è giunto al suo grado più alto. Analizziamo come l’accordo tra le parti abbia determinato l’estinzione del reato di furto, rendendo la sentenza di condanna inefficace.
I Fatti del Caso: Dal Furto al Ricorso in Cassazione
La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di furto, confermata anche dalla Corte di Appello. L’imputato, ritenendo ingiusta la decisione, ha proposto ricorso per Cassazione, l’ultimo grado di giudizio previsto dal nostro ordinamento. Tuttavia, mentre il processo era pendente dinanzi alla Suprema Corte, è intervenuto un fatto nuovo e determinante.
La Svolta: L’Accordo tra le Parti
La persona offesa, vittima del furto, ha manifestato formalmente la volontà di rimettere la querela, ovvero di ritirare la richiesta di punizione nei confronti dell’imputato. Quest’ultimo, attraverso il proprio legale, ha prontamente dichiarato di accettare tale remissione. Questo scambio di volontà rappresenta il cuore della questione giuridica: l’incontro tra la volontà della vittima di perdonare e quella dell’imputato di accettare il perdono.
L’impatto della Remissione di Querela sul Processo
L’articolo 152 del codice penale stabilisce che la remissione della querela estingue il reato. Affinché ciò avvenga, sono necessarie due condizioni fondamentali:
1.  La remissione: la persona offesa deve dichiarare di non voler più perseguire penalmente il responsabile.
2.  L’accettazione: l’imputato (o querelato) deve accettare la remissione.
Nel caso specifico, entrambe le condizioni si sono verificate. La volontà delle parti ha quindi prodotto un effetto giuridico previsto direttamente dalla legge: l’estinzione del reato. Di conseguenza, il presupposto stesso della condanna è venuto a mancare.
Le Motivazioni della Cassazione
La Corte di Cassazione ha preso atto dell’intervenuta remissione di querela e della relativa accettazione. I giudici hanno quindi applicato direttamente la norma, constatando che il reato ascritto all’imputato si era estinto. Di fronte a questa constatazione, la sentenza di condanna impugnata non poteva più sussistere. Per questo motivo, la Corte ha proceduto con l’annullamento senza rinvio della sentenza. La formula ‘senza rinvio’ indica che la questione è stata risolta in via definitiva dalla Cassazione, senza la necessità di un nuovo processo d’appello, poiché non vi era più nulla da giudicare nel merito.
Le Conclusioni
La decisione evidenzia la centralità della volontà della persona offesa in quei reati, come il furto semplice, definiti ‘procedibili a querela di parte’. La giustizia penale, in questi casi, lascia spazio a meccanismi di composizione del conflitto tra le parti. L’estinzione del reato tramite remissione di querela non cancella il fatto storico, ma ne annulla le conseguenze penali. È importante notare, infine, che nonostante l’annullamento della condanna, la Corte ha condannato l’imputato al pagamento delle spese processuali, una conseguenza spesso prevista in caso di estinzione del reato per cause sopravvenute.
 
Cosa succede se la vittima di un furto ritira la querela?
Se la vittima ritira la querela e l’imputato accetta, il reato si estingue. Di conseguenza, il procedimento penale si conclude e qualsiasi eventuale sentenza di condanna viene annullata, come stabilito in questo caso dalla Corte di Cassazione.
Perché la sentenza è stata annullata ‘senza rinvio’?
La formula ‘senza rinvio’ è stata utilizzata perché l’estinzione del reato ha risolto la questione in modo definitivo. Non c’era alcun ulteriore accertamento di fatto o di diritto da compiere, quindi la Cassazione ha potuto chiudere il caso direttamente senza bisogno di un nuovo giudizio.
Anche se il reato è estinto, chi paga le spese del processo?
Nella sentenza in esame, la Corte di Cassazione ha stabilito che, nonostante l’annullamento della condanna, le spese processuali restano a carico dell’imputato. Questa è una prassi comune nei casi di estinzione del reato per remissione della querela.
 
Testo del provvedimento
Sentenza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 34526 Anno 2025
Penale Sent. Sez. 7   Num. 34526  Anno 2025
Presidente: COGNOME NOME COGNOME
Relatore: COGNOME NOME
Data Udienza: 10/09/2025
SENTENZA
sul ricorso proposto da: COGNOME NOME NOME a CAMPOSAMPIERO il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 11/11/2024 della CORTE APPELLO di VENEZIA
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
Ritenuto in fatto e considerato in diritto
Rilevato che COGNOME NOME ricorre avverso la sentenza della Corte di Appello di Venezia, che ha confermato la sentenza di primo grado per il delitto di furto descritto in rubrica;
Considerato che la persona offesa, in data 17 marzo 2025, ha dichiarato di voler rimettere la querela e l’imputato, tramite il suo procuratore speciale, AVV_NOTAIO, ha dichiarato di accettare detta remissione, cosicché il reato ascritto all’imputato è estinto ai sensi dell’art. 152 cod. pen. e, pertanto, la sentenza impugnata deve essere annullata senza rinvio;
Ritenuto, pertanto, che la sentenza deve essere annullata senza rinvio perché il reato è estinto per intervenuta remissione di querela;
P. Q. M.
Annulla senza rinvio la sentenza impugnata, perché il reato è estinto per remissione della querela. Condanna l’imputato al pagamento delle spese processuali. Così deciso il 10 settembre 2025
Il Consigliere estensore
Il Presidente