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Remissione di querela: reato estinto anche in appello

Un imputato, condannato per truffa in primo e secondo grado, ha ottenuto l’annullamento della sentenza dalla Corte di Cassazione. La decisione si basa sulla remissione di querela, accettata dall’imputato prima della pronuncia d’appello. Nonostante la Corte d’Appello avesse erroneamente confermato la condanna, la Cassazione ha dichiarato il reato estinto, evidenziando come la remissione di querela ponga fine al procedimento.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione di Querela: Quando l’Accordo Estingue il Reato

Un recente intervento della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del nostro ordinamento penale: l’efficacia della remissione di querela come causa di estinzione del reato, anche quando interviene nel corso del giudizio d’appello. La sentenza n. 21113/2024 chiarisce che, una volta formalizzato l’accordo tra le parti, il giudice non può fare altro che prenderne atto e dichiarare il non doversi procedere, annullando eventuali condanne emesse per disattenzione.

I Fatti del Caso: una Condanna per Truffa Nonostante l’Accordo

La vicenda processuale ha origine da una condanna per il reato di truffa, confermata dalla Corte d’Appello di Bari. Tuttavia, prima che la Corte d’Appello si pronunciasse, era accaduto un fatto decisivo: la persona offesa aveva rimesso la querela e l’imputato aveva accettato tale remissione. Questo atto, che secondo la legge estingue il reato, era stato regolarmente comunicato alle parti e persino il Sostituto Procuratore Generale aveva concluso chiedendo l’annullamento della sentenza per intervenuta estinzione.

Ciononostante, la Corte d’Appello, in un evidente caso di svista (per incuriam), aveva ignorato questo elemento e confermato la condanna di primo grado. L’imputato ha quindi presentato ricorso per Cassazione, lamentando l’erroneità della pronuncia e la palese contraddizione tra gli atti del processo e la decisione finale.

L’Importanza della Remissione di Querela nel Processo Penale

La remissione di querela è un istituto giuridico che consente alla vittima di un reato procedibile a querela (come la truffa, in molte sue forme) di ritirare la propria volontà di perseguire penalmente l’autore del fatto. Perché sia efficace, è necessario che l’imputato accetti la remissione, a meno che non abbia un interesse a proseguire il processo per ottenere una piena assoluzione.

Una volta che la remissione viene accettata, il reato si estingue. Si tratta di un effetto automatico previsto dalla legge che il giudice ha l’obbligo di dichiarare in qualsiasi stato e grado del procedimento. La ratio di questa norma è quella di favorire la composizione dei conflitti e la pacificazione sociale, riconoscendo la volontà delle parti di chiudere la vicenda.

La Decisione della Cassazione: Prevale la Volontà delle Parti

La Suprema Corte, analizzando il ricorso, ha immediatamente riconosciuto la fondatezza delle doglianze dell’imputato. I giudici hanno constatato che la remissione e la relativa accettazione erano pacificamente documentate agli atti e risalivano a un momento anteriore alla discussione d’appello.

Di fronte a una causa estintiva del reato già perfezionata, la Corte d’Appello non avrebbe dovuto confermare la condanna, ma semplicemente dichiarare l’estinzione del reato. L’errore commesso ha quindi portato la Cassazione ad annullare la sentenza impugnata senza rinvio, poiché non vi era più alcuna materia del contendere.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione è lineare e si fonda sul principio ineludibile dell’operatività delle cause estintive del reato. La Corte ha stabilito che, essendo la remissione di querela intervenuta e accettata prima della decisione di secondo grado, la Corte d’Appello aveva l’obbligo di dichiarare l’estinzione del reato di truffa. Ignorare un fatto processuale così rilevante costituisce un errore di diritto che vizia la sentenza. L’annullamento senza rinvio è la conseguenza logica, poiché il reato non esiste più e non c’è necessità di un nuovo giudizio. La condanna dell’imputato al pagamento delle spese processuali, infine, è una conseguenza prevista dall’art. 340 del codice di procedura penale in caso di estinzione del reato per remissione.

Le Conclusioni

Questa pronuncia serve come importante promemoria sull’efficacia risolutiva della remissione di querela. Dimostra che la volontà delle parti, quando formalizzata correttamente, prevale sulla prosecuzione dell’azione penale per determinati reati. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, emerge la chiara indicazione che la via della conciliazione è non solo percorribile ma anche legalmente tutelata e definitiva, capace di chiudere un procedimento penale in ogni sua fase, a condizione che i giudici prestino la dovuta attenzione agli atti processuali.

Cosa succede se la vittima di un reato ritira la querela prima della sentenza d’appello?
Se la remissione di querela viene accettata dall’imputato, il reato si estingue. Di conseguenza, il giudice d’appello non può confermare la condanna ma deve dichiarare l’estinzione del reato e annullare la sentenza.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza senza rinvio?
La Corte ha annullato la sentenza senza rinvio perché il reato era già estinto a causa della remissione della querela. Non essendo più necessario un nuovo giudizio di merito, la Cassazione ha potuto chiudere definitivamente il caso con la propria decisione.

In caso di estinzione del reato per remissione di querela, chi paga le spese del processo?
Secondo quanto stabilito dalla sentenza e in applicazione dell’art. 340 c.p.p., le spese processuali vengono poste a carico dell’imputato, a meno che non sia stato diversamente concordato tra le parti nell’atto di remissione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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