LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Remissione di querela: reato di truffa estinto

Un soggetto, condannato in primo e secondo grado per truffa aggravata legata a una compravendita di auto, ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte ha annullato la sentenza senza rinvio, non entrando nel merito dei motivi di ricorso, ma dichiarando l’estinzione del reato. La decisione si fonda sulla remissione di querela presentata dalle persone offese e accettata dall’imputato, un atto che ha prevalso sul giudizio di colpevolezza. L’imputato è stato comunque condannato al pagamento delle spese processuali.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione di querela: come può estinguere il reato di truffa?

Un processo penale per truffa, giunto fino all’ultimo grado di giudizio, può concludersi con un annullamento della condanna non per l’accoglimento delle tesi difensive, ma per un atto formale compiuto dalle parti: la remissione di querela. La sentenza n. 3139/2024 della Corte di Cassazione offre un chiaro esempio di come questo istituto possa determinare l’esito di un procedimento penale, anche quando sembra ormai definito. Analizziamo insieme i dettagli di questa vicenda e le sue importanti implicazioni legali.

I Fatti: una complessa compravendita di auto

La vicenda giudiziaria ha origine da una complessa operazione di compravendita di veicoli. L’imputato aveva manifestato l’intenzione di acquistare un’autovettura per 6.000 euro da una prima persona, sottoscrivendo un contratto. Successivamente, aveva proposto a un secondo soggetto la vendita di un’altra auto di maggior valore per 20.000 euro, comunicando che avrebbe detratto i 6.000 euro della prima operazione dall’importo totale.

Sulla base di questi accordi, l’imputato si era fatto consegnare la prima autovettura e una somma di 9.000 euro a titolo di acconto dal secondo acquirente, per poi rendersi irreperibile. Per questi fatti, era stato condannato per truffa aggravata sia in primo grado che in appello.

Il percorso giudiziario e i motivi del ricorso

L’imputato, tramite il suo difensore, aveva presentato ricorso alla Corte di Cassazione, contestando la sentenza d’appello su tre punti principali:
1. Errata applicazione della legge penale (art. 640 c.p.): La difesa sosteneva che i giudici di merito si fossero concentrati sul concetto generico di malafede, senza individuare gli specifici ‘artifizi e raggiri’ necessari per configurare il reato di truffa, posti in essere al momento della stipula dei contratti.
2. Richiesta di riqualificazione del reato: In subordine, si chiedeva di riclassificare il fatto come insolvenza fraudolenta (art. 641 c.p.), sostenendo che l’imputato si fosse limitato a dissimulare il proprio stato di insolvenza per acquistare un bene senza pagarlo, senza porre in essere veri e propri raggiri.
3. Violazione di legge sulla determinazione della pena: Si contestava l’illegittimità della motivazione relativa al riconoscimento della recidiva, basata unicamente sui precedenti penali dell’imputato.

La decisione della Cassazione e l’impatto della remissione di querela

Contrariamente alle aspettative, la Corte di Cassazione non è entrata nel merito dei motivi del ricorso. La sua decisione si è fondata su un evento accaduto poco prima dell’udienza: la remissione di querela da parte delle persone offese, formalmente accettata dall’imputato.

La Corte ha semplicemente preso atto di questo fatto, dichiarando l’estinzione del reato ai sensi dell’art. 152 del codice penale. Di conseguenza, la sentenza di condanna è stata annullata senza rinvio, chiudendo definitivamente il caso.

Le motivazioni

La motivazione della Suprema Corte è di natura puramente processuale. Il reato di truffa, nella sua forma base, è procedibile a querela di parte. La legge prevede che la remissione della querela, ovvero la rinuncia della vittima a perseguire penalmente l’autore del reato, estingua il reato stesso. Questo istituto processuale ha un effetto dirimente che prevale su qualsiasi valutazione di merito sulla colpevolezza o innocenza dell’imputato. Una volta che la remissione è stata validamente presentata e accettata (se l’accettazione è prevista), il giudice non può fare altro che dichiarare l’estinzione del reato. L’unica statuizione residua, come previsto dall’art. 340, comma 4, del codice di procedura penale, è la condanna dell’imputato (querelato) al pagamento delle spese processuali sostenute fino a quel momento.

Le conclusioni

Questa sentenza evidenzia l’importanza cruciale della volontà della persona offesa nei reati procedibili a querela. Dimostra che, anche dopo una doppia condanna di merito, la riconciliazione tra le parti o la semplice volontà della vittima di non proseguire nell’azione penale può portare all’annullamento completo degli effetti della sentenza. La remissione di querela si conferma così uno strumento potente, capace di interrompere il corso della giustizia penale e di chiudere un procedimento in qualsiasi stato e grado, spostando l’attenzione dalla punizione del colpevole alla composizione del conflitto tra le parti.

Una condanna per truffa può essere annullata se la vittima ritira la querela?
Sì. Come dimostra questa sentenza, la remissione di querela da parte della persona offesa, se accettata dall’imputato, causa l’estinzione del reato. Di conseguenza, la Corte di Cassazione deve annullare la sentenza di condanna senza nemmeno esaminare il merito dei motivi di ricorso.

Cosa succede se la remissione di querela avviene durante il processo in Cassazione?
Se la remissione interviene prima della decisione finale, la Corte di Cassazione è obbligata a prenderne atto e a dichiarare l’estinzione del reato. Il giudizio sui motivi del ricorso viene di fatto superato da questo evento processuale.

Chi paga le spese processuali in caso di estinzione del reato per remissione di querela?
Secondo l’articolo 340, quarto comma, del codice di procedura penale, le spese del procedimento sono poste a carico dell’imputato (tecnicamente ‘querelato’), salvo che nell’atto di remissione le parti non abbiano convenuto diversamente.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati