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Remissione di querela: l’accettazione non è necessaria

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per danneggiamento a seguito di una remissione di querela da parte della persona offesa. La Corte ha stabilito che, per l’efficacia della remissione, non è necessaria un’accettazione esplicita da parte dell’imputato, ma è sufficiente che non vi sia un suo rifiuto espresso o tacito. Di conseguenza, il reato è stato dichiarato estinto. L’impugnazione relativa ad un’ulteriore accusa di minaccia è stata invece dichiarata inammissibile.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Remissione di Querela: Basta il Silenzio dell’Imputato, Non Serve l’Accettazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fatto luce su un aspetto cruciale della remissione di querela, stabilendo un principio fondamentale per l’estinzione del reato. Quando la vittima decide di ritirare la denuncia, è necessaria un’accettazione formale da parte dell’imputato? La risposta dei Giudici Supremi è chiara: no, è sufficiente che l’imputato non si opponga. Analizziamo questa importante decisione.

Il Caso in Esame: Danneggiamento, Minacce e la Querela Ritirata

Il caso trae origine da una sentenza della Corte di Appello che aveva condannato un uomo per i reati di danneggiamento, minaccia e porto ingiustificato di oggetto atto a offendere. L’imputato, tramite il suo legale, ha presentato ricorso in Cassazione contestando le condanne per danneggiamento e minaccia.

Il punto centrale del ricorso riguardava il reato di danneggiamento. Durante il processo d’appello, la persona offesa aveva esplicitamente dichiarato in udienza di voler rimettere la querela. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva ritenuto che, in assenza di un’accettazione esplicita da parte dell’imputato, la remissione non potesse produrre i suoi effetti estintivi.

Per quanto riguarda il reato di minaccia, l’imputato sosteneva che le frasi pronunciate non fossero idonee a provocare un reale turbamento psicologico nella vittima e lamentava una motivazione carente da parte dei giudici.

La Disciplina della Remissione di Querela secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il motivo di ricorso relativo al danneggiamento, bacchettando la Corte d’Appello per un errore di diritto. I Giudici Supremi hanno ribadito un principio consolidato, citando una precedente sentenza del 1986: ai sensi dell’articolo 155 del codice penale, per l’efficacia giuridica della remissione di querela, non è indispensabile l’accettazione del querelato.

Ciò che la legge richiede è unicamente che non vi sia un rifiuto, espresso o tacito, da parte dell’imputato. L’imputato, infatti, potrebbe avere interesse a proseguire il processo per dimostrare la propria piena innocenza e ottenere un’assoluzione nel merito, piuttosto che un’estinzione del reato per una causa esterna. Se, però, l’imputato non manifesta questa volontà contraria, il suo silenzio equivale ad un’accettazione tacita.

L’Inammissibilità del Ricorso per il Reato di Minaccia

Di diverso avviso è stata la Corte riguardo al reato di minaccia. I Giudici hanno osservato che la Corte d’Appello aveva motivato in modo puntuale e logico la sussistenza del reato. Era stato evidenziato come l’imputato, nel proferire le minacce, brandisse una mazzetta con cui aveva poco prima danneggiato un motorino, un contesto che rendeva le sue parole concretamente intimidatorie.

La Cassazione ha inoltre sottolineato che il ricorso si limitava a riproporre le stesse censure già presentate in appello, senza una critica specifica e argomentata contro le motivazioni della sentenza impugnata. Questo tipo di ricorso, che reitera pedissequamente le stesse argomentazioni, è considerato inammissibile in sede di legittimità.

Le Motivazioni della Decisione

La decisione della Corte si fonda su una chiara interpretazione dell’art. 155 c.p. La norma non parla di “accettazione”, ma stabilisce che la remissione non produce effetto se il querelato l’ha espressamente o tacitamente ricusata. La logica è quella di tutelare l’interesse dell’imputato innocente a vedere riconosciuta la propria estraneità ai fatti, ma al contempo di favorire la risoluzione deflattiva dei conflitti. L’errore della Corte d’Appello è stato quello di richiedere un requisito positivo (l’accettazione) non previsto dalla legge, invece di verificare l’assenza di un requisito negativo (il rifiuto).
Per il capo relativo alla minaccia, la motivazione risiede nel perimetro del giudizio di Cassazione, che non può riesaminare il merito dei fatti, ma solo verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione della sentenza impugnata. Essendo la motivazione della Corte d’Appello adeguata e non contraddittoria, il ricorso su questo punto è stato dichiarato manifestamente infondato e quindi inammissibile.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza per il reato di danneggiamento, dichiarandolo estinto per intervenuta remissione di querela. Ha invece dichiarato inammissibile il ricorso per il reato di minaccia, rendendo definitiva la condanna su questo punto. Gli atti sono stati rinviati alla Corte d’Appello per la sola rideterminazione della pena relativa ai reati residui (minaccia e porto d’armi). Questa sentenza riafferma un principio procedurale di grande importanza pratica: nel silenzio dell’imputato, la volontà della vittima di ritirare la querela è sufficiente per estinguere il reato.

Cosa è necessario perché una remissione di querela sia efficace?
Perché la remissione sia efficace, è sufficiente che la vittima manifesti la volontà di non proseguire con l’azione penale. Non sono richieste formule specifiche, basta che tale volontà emerga chiaramente.

L’imputato deve accettare esplicitamente la remissione di querela?
No, secondo la sentenza non è necessaria un’accettazione esplicita. La remissione produce i suoi effetti a meno che l’imputato non la rifiuti espressamente o tacitamente, poiché potrebbe avere interesse a continuare il processo per ottenere un’assoluzione piena.

Perché il ricorso relativo al reato di minaccia è stato respinto?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si limitava a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte d’Appello, senza una critica specifica alla motivazione della sentenza. La Cassazione ha ritenuto che la Corte d’Appello avesse adeguatamente giustificato la gravità e l’idoneità intimidatrice della minaccia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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